lunedì 22 dicembre 2014

Guardo l'ora sul mio Polex







: sono le ore 7.35 di lunedì mattina e io sto ancora andando a Genova per affrontare un bel quattro ore di mappazzone su John Locke.
L'umore non è alle stelle ma, con grande forza d'animo, mi accomodo nella mia carrozza reale: un treno che sa di pecorino.
Alla mia sinistra un gruppo di ragazzine, che ho appurato essere del liceo, in ansia per i regali di Natale.
Una di loro deve comprarne uno a sua mamma, un'agenda forse, ma non di Gucci o Vuitton, qualcosa di meno caro, magari di Cartier.
Da lì, un'animata discussione sul fatto  che a loro non piaccia Dolce AND Gabbana e nemmeno Micheal Kors e loro di queste cose se ne intendono, perché hanno un amico che fa il "rappresentante da Tiffany".
Ora, cuori miei, mi sta bene che non affrontiate questioni metafisiche nell'età adolescenziale e alle otto del mattino, ci mancherebbe ancora. 
Però, la vostra è proprio l'età giusta in cui si deve imparare a parlare solo di ciò che si sa, per evitare di fare grosse figuremmerda.
La moda, per esempio, è una cosa seria. 
Non la "moda", quella di chi compra da Zara o H&M (come me), e vi vuole insegnare a vestirvi.
Quella moda lì non ha pretesa di argomentazione, come i libri di Fabio Volo: puoi leggerli, se vuoi, ma non puoi discuterne. Non si blatera sul nulla.
Non si parla delle peppe di Cafè Noir, ma si può disquisire per ore delle Calzature di Ferragamo.
Una scarpa del genere è arte e dell'arte si può parlare, scrivere, commentare.
Cafè Noir si compra, Ferragamo si contempla.
(Io sono troppo povera per entrambi e vado al Globo, ma la filosofia mi renderà ricca!)
Sentir dire "qualcosa di meno caro, magari Cartier" provoca la stessa sensazione di un certosino che si fa le unghie su una lavagna.
Per non parlare dell'accostamento Dolce E Gabbana/Michael Kors, o dell'amico rappresentante da Tiffany.
Vedervi atteggiare da "esperte del settore" per aver visto due video outfit su YouTube è un'amara fotografia della situazione attuale:
'ste vacchette non si informano nemmeno su ciò che trovano accattivante, figuriamoci se sanno chi votare.
Povera Italia.

mercoledì 10 dicembre 2014

Al dolce sindaco della mia città





: Ritona mia bella,
dimmi la verità, lo fai apposta?
Cioè, c'è un Guinness World Record della figuremmerda al quale ambisci?
Perché non è da tutti fare così aristotelicamente male il proprio lavoro: a me, talvolta, hanno tagliato da schifo i capelli, mi hanno messo l'aglio nella pasta quando non lo volevo, mi hanno accorciato troppo i pantaloni, ma non in modo così sistematico.
A tutti capita di sbagliare però tu, Ritona cara, proprio non ne azzecchi una.
Sei una certezza, per carità. Come quel gioco delle due sentinelle in cui una dice sempre la verità e l'altra dice sempre una bugia.
Ecco, tu pesti sempre una merda.
Anche quando potresti, potenzialmente, fare bene. Tipo, hai scelto il luogo peggiore per mettere una pista di pattinaggio. Il peggiore. Non è da tutti individuare così puntualmente i punti critici e ciò che i cittadini NON vogliono.
Brava, tale coerenza va premiata.
Mandandoti a casa.

martedì 9 dicembre 2014

Scarabocchiare un cazzo di post-it e diventare Re Sole







: correva l'anno 2003 ed era Natale.
L'adolescente Giada voleva fare un regalo speciale ad un'amica speciale per tirarle su il morale, perché stava molto male. (Ho scritto veramente delle rime così di merda?)
Allora Giada, che era squattrinata e non poteva scegliere la via del materiale, puntò sul sentimentale: prese un miliardo di POST-IT e li riempì di frasi coccolose (SUE, non scopiazzate), costruì tutta una faccenda (che non sto a riportare) e diede il regalo alla sua amica, che ne fu felice e pianse come un vitello.
Siccome l'idea era molto bella e originale per l'epoca, Giada decise di inviarne una copia alla "Post-it Enterprise in the world uazzamanna"per posta, perché la comunicazione su internet non era ancora così battuta.
Ovviamente, la suddetta non la cagò di pezza.
E la sua amica, dopo averle frantumato i coglioni anche alle due di notte con i suoi drammi, la cancellò dalla sua vita.
(Questa sarà una costante anche per la Giada adulta).

Sono passati undici anni e, proprio quando avevo metabolizzato la storia dei Post-it non pensandoci quasi più, cosa accade?
Che un rosso di capelli sfuggito per un pelo al bullismo diventa ricco con la mia idea: inizia scrivendo "Chi trova un amico trova un tesoro" su dei Post-it, diventa famoso su YouTube e pubblica addirittura un libro.

Ci manca solo che la mia ex amica, avvezza alla depressione e sostenitrice del pugno chiuso, inventi una nuova versione del Prozac e lo venda al governo ladro.

mercoledì 5 novembre 2014

Casco e ci ricasco: MiaChiara attitudine.







: si è placata la tempesta fulmini e Moncler.
Tutti a comprare i piumini SaveTheDuck, con piume sintetiche.
Nessuno si indigna per lo sciacallaggio dei produttori concorrenti, come il sopracitato o Patagonia, ecc, che si sono subito mossi per carpare il diem.
Nessuno si chiede se, per caso, non fosse tutto montato per  vendere/comprare/vendere azioni.
La confusione della denuncia (le povere bestie straziate, le dubbiose condizioni di lavoro o il prezzo troppo alto rispetto ai costi di produzione?) e il polverone costruito ad hoc (a), mi portano a pensare ad una banale previsione:

Tempo sei mesi, un crollo in borsa e vari comunicati stampa, la Moncler farà trasmettere da un altro programma di denuncia e condivisione virale (ma non Report, che non guardate) molto più d'impatto, tipo Le Iene, un servizio di pentimento e redenzione, in cui illustra la catena di montaggio ITALIANA che produce piumini d'oca, vera, ma "spiumata con rispetto".
Sarà legittimata, così, a vendere i suoi nuovissimi piumini (che voi crederete cambiati, ma saranno gli stessi) come marchio di qualità ed eccellenza.
Piumini che voi comprerete, come comprate le giacche di pelle, le scarpe di cuoio, gli Ugg, ecc. fottendovene degli animali, come avete sempre fatto.
La vera pelle, le vere pellicce, le vere piume, provengono da animali veri che, per quanto possano essere uccisi poco barbaramente, vengono sempre uccisi.
Le condizioni lavorative sono sempre (o quasi) oltre il limite dei diritti umani.
Non sappiamo come: non ci informiamo, non conosciamo, non ci interessiamo.
Ci pensiamo solo quando scatta la psicosi virtuale.
La nostra esistenza da onnivori coscienti di ciò che ci fa comodo dovrebbe farci tacere.
E invece parliamo e sparliamo, facendo solo grandi figuremmerda.

lunedì 13 ottobre 2014

Chi reagisce d'istinto chi ha perso chi ha vinto!






: ma io stavo così bene chiusa per nove ore in un'aula universitaria, imparando a decifrare le seghe mentali di chi ha tentato di comprendere l'umanità 2.300 anni fa, senza sapere nulla del mondo esterno.
E invece niente, grazie all'idea tutta ligure di "manutenzione", sono bloccata a casa e sono caduta nella tentazione di passare più tempo del solito su Facebook.
Male.
Oggi, 13 ottobre:
- chi si lamenta del governo ladro.
- chi difende il governo ladro.
- chi, piove, governo ladro.
- chi foto di fiumi in piena.
- chi "ma piove"?
- chi scrive in inglese.
- chi uccide l'inglese.
- chi foto di immigrati che non spalano il fango.
- chi foto di immigrati che spalano il fango.
- chi angeli del fango.
- chi angeli del fango vs polizia.
- chi l'allarme è stato dato.
- chi l'allarme non è stato dato.
- chi lavora presso modella, tette libere, stati impegnati.
- chi politika.
- chi innova.
- chi rinnova.
- chi è sindaco.
- chi è sindaco e presidente della provincia.
- chi ospita Rosario Muniz in discoteca.
- chi movida.
- chi esclusivo.
- chi executive ecologic operator.
- chi iBar.
- chi iBarboni.
- chi iPhone 6.
- chi no iPhone 6.
- chi Android.
- chi andrà.
- A fanculo.

martedì 16 settembre 2014

Belen, je t'aime!







: ma sì, dai, parliamo un attimo della notizia del momento.
Eh?
L'altra testa mozzata dai kebabbari?
Noi italiani, pizzaioli e neomelodici, che finiremo il 2014 in recessione?
I Marò?
Pistorius?
L'orsa?
Le elezioni provinciali?

Ma va', il vestito blu di Belen!

Allora, la figomane dalla proverbiale riservatezza si presenta con l'evoluto compagno danzerino e mariadefilippino, al matrimonio del premio nobel Elisabetta Canalis, di poco o niente abbigliata.
E quel poco o niente è di pizzo, blu e pare ricordi l'abito delle pattinatrici sul ghiaccio. In pratica ha coperto capezzoli e patata, si è legata i capelli in una coda non freschissima di shampoo, ha girato la manopola che il marito ha dietro la schiena per dargli la corda, ed è uscita di casa.
E si è scatenato l'inferno, che come Virgilio ha sempre l'intelligentissima, brillantissima, genialissima, affascinantissima, mammamiachecervellissima, mammamiachetettonissima, Selvaggiona Lucarelli, che ha aizzato la sua enorme folla di seguaci cornute e cellulitiche  postando sul suo profilo Facebook prima una super divertente battuta sul vestito da Isolde Kostner non indicato per un matrimonio, poi quello che Belen ha risposto a un commento maligno, ovvero "belenrodriguezreal @super_bambolina ehi sùperbambolotta!!!!!! Ti rode??? Lo vuoi questo abito? Mi dispiace ma non ti chiede la zip!!!!!", concludendo con un pistolotto sulla maleducazione nei confronti di una ragazza presunta cicciona, facendo leva sul delicato discorso "peso e autostima", molto caro alle sue seguaci dal like facile. 
Morale del gossip che, in un batter di ciglia, la Canalis non se la caga nessuno di striscio e Belen è nell'occhio del ciclone, passando per la zoccola spocchiosa che maltratta  su internet le adolescenti con disturbi alimentari. Strano.
Menomale che c'è la Lucarelli che, dall'alto del suo "opinionismo", ci apre gli occhi intelligentemente, ironicamente, simpaticamente, mammamiasenonesistesseSelvaggiamente.
Va beh, c'è da dire che sono poche le cose che non mi piacciono di Maria Belen Rodriguez, o Maria Assunta De Martino: la prima è il fatto che sia in Italia da un secolo e abbia imparato solo a scrivere punti esclamativi, fottendosene completamente di sintassi e semantica. La seconda è quel pirla che ha sposato. La terza è che, quando posta la foto delle sue chiappe, la accompagna con una poesia, una canzone, una citazione di qualcuno che il culo non se l'è fatto rompere ma se l'è fatto e basta.
Mi piace però praticamente sempre e, soprattutto, mi è piaciuta in questo caso: come cazzo si deve vestire una per andare al matrimonio del corrispettivo femminile di Balotelli? Penso che sia più fuori luogo la Canalis a vestirsi di bianco, avendo preso più schizzi di uno scoglio: se avessero usato la lampada a raggi UV sul vestito probabilmente avrebbero trovato il puzzle genetico di tutta Alghero, ma anche di tutto il mondo. Insomma, mica era il matrimonio di William e Kate.
E poi, se inviti Belen, devi accettare di buon grado l'amara realtà che alla tua festa ci sia una più gnocca di te, che sicuramente catalizzerà l'attenzione. Punto.
Poi, Selvaggia cara, lo so.
Lo so che appena hai visto la foto dell'abito blu hai immaginato come sarebbe stato addosso a te e ti è venuto da vomitare, lo so.
So anche quanto sia dura essere nè gnocca, nè particolarmente intelligente, sempre lì, a cercare di attirare l'attenzione sperando che un milione di like ti restituiscano  quell'autostima che un tradimento plateale ti ha tolto.
Però, francamente, hai rotto i coglioni.

mercoledì 23 luglio 2014

Concordialità schettina.





: è il 2012 e una nave naufraga perché un cretino ha dovuto fare lo splendido con una zoccola al gusto di vodka.
La nave sta ferma come una carcassa di bufalo per due anni e, come ogni cadavere che si rispetti, ha i suoi macabri sciacalli che le ronzano intorno: i turisti.
È il 2014 e la nave è pronta per essere trainata verso la demolizione.
I giornalisti italiani cosa fanno?
Chiedono al cretino (responsabile effettivo di tutta 'sta grana) che ne pensa.
Il cretino cosa risponde?
Che sarà un viaggio fantastico.
(Il che è vero, dato che non guida lui.)

Ma ci siamo o ci facciamo (di crack)?

giovedì 12 giugno 2014

Ma DOVE hai la testa?







: perché una pubblicità di un prodotto funzioni deve fare breccia nel cuore della massa. 
Lo capisco e lo accetto.
Ma ci sono pubblicità e pubblicità.
Per esempio, quelle della Coca Cola sono fantastiche.
Quelle delle macchine per ricchi, anche.
Quelle per sensibilizzare gli animi, pure.
Sono fantastiche perché riscuotono approvazioni a livello universale: sono talmente geniali e ben costruite che è impossibile non amarle, che tu sia dotato di estremo intelletto o di sguardo bovino.
Ma, in mezzo a questi mix di genio ed emozione, di risa e lacrime, di cuore e cervello, ci sono loro: le pubblicità alla "Fabio Volo", colui che sembra tirare fuori degli aforismi da Nobel carichi di pathos ma, se li leggi bene, cazzo se non hanno senso.  Le pubblicità alla "Someone like you" di Adele, che ai contadini della Val Brembana sembrerebbe una canzone romantica da dedicare al morosino, invece parla di un amore finito. Insomma, quelle pubblicità indirizzate alla fascia media. Inferiore, eh, manco liceo.
Rappresentante assoluta di queste paste in bianco che diventano gustosissime con una spolverata di Parmigiano è lei, la Dove.
Ma porca Eva.
Si fa ambasciatrice della "vera bellezza".
Quindi va giù di spot in cui sprona dei mucchi di merda a sentirsi Naomi.
E tutte le ipo-autostimate che guardano lo schermo e si emozionano.
Ma non vi rendete conto che, così facendo, la Dove altro non vi dice che "Gioia, sei cicciona da non poter salire in aereo ma, non importa, devi sentirti figa!"?
L'ultima sua trovata è il "cerotto della bellezza":
C'è una psicologhissima che regala un pezzo di carta autoadesiva a un gregge di cesse e le bruttarelle devono indossarlo per 12 giorni.
Giorno 1: "Mah, me pare 'na strunzata."
Giorno 2: "Uhm, non sento cambiamenti."
Giorno 3: "Uuuh, non sapevo di avere queste belle palpebre..."
Fino ad arrivare al giorno 12 in cui la racchia si guarda allo specchio e si sente Belen.
Poi si reca dalla luminare per il colloquio di fine esperimento e lei le svela gli "ingredienti magici" del cerotto:
"Vuoi sapere cosa c'era dentro al patch?"
...
...
Suspence per una rivelazione che avevamo già capito dal primo fotogramma di 'sta cagata...
...
...
Niente!"
(Nooooo? Ma che davero davero???)
E i sacchi di letame si sciolgono in pianti liberatori per il brillante effetto placebo del "nulla autoadesivo".

Io vi farei sentire belle a forza di lorde sul muso.
Così poi, vedrete, quanti cerotti.

mercoledì 14 maggio 2014

I-Phone-damentali.





: oggi ho mandato un messaggio con il mio iPhone.
Poi l'ho messo nella borsa.
Tempo di riprenderlo per leggere la risposta, lui era sparito.
Non so come abbiano fatto, ma me l'hanno proprio fregato da sotto il naso.
Mi sono quasi fatta un'ispezione rettale per non accettare il fatto di aver subito un furto.
E che furto.
Non mi avevano mai rubato nulla prima d'ora, tanto che pensavo di essere immune.
Si, immune a stocazzo.
Non è tanto per l'oggetto in sè, no.
Non è tanto per quegli ottocento euro che io, lavorando solo nel weekend, ci metto quasi quattro mesi a guadagnare.
È perché uno smartphone non è solo un telefono. È una tua appendice. Ha le tue foto, i tuoi dialoghi con il resto del mondo, le "bozze" dei tuoi pensieri che salvi in un posto sicuro.
Si, sicuro. 
Sicuro, fino a quando qualche scarto della società non te lo fotte da sotto la gonna.
Pensateci, quando mi date della fascista.
Pensateci, quando dite che nemmeno Hitler odiava la razza umana quanto me.
Pensateci, quando credete che ognuno abbia dei diritti.
Chi ruba, di diritti, non deve averne. 
Perché, se rubi un iPhone, non lo fai per dare da mangiare ai tuoi bambini.
Se rubi un iPhone, lo fai perché sei la feccia dell'umanità intera.
Pensateci, quando date una possibilità al prossimo che non conoscete.
Pensateci, quando votate.
Non auguro nulla a nessuno perché non voglio che a risentirne sia il mio karma.
Ma chiedo all'universo, a Dio, a chiunque abbia le redini di questo mondo, ti farmi avere tra le mani quel ladro.
O, almeno, riavere il mio telefono.

lunedì 28 aprile 2014

Logica politica






: per quanto riguarda Silvio, il segreto è non farlo parlare. Se parla, vince.
Ha, infatti, proprietà demoniache in grado di imbambolare le folle.
Come Peppa Pig.
Ed è un maiale.
Come Peppa Pig.
Oh, Silvio è Peppa Pig.

mercoledì 19 marzo 2014

Girls from Alessandria Go strong!







: fare la spesa da Panorama e sentirsi al Rockefeller Center.

Il "Mai più senza tacchi!!!" del temibile duo Gozzi-Miccio è riferito a chi, sui tacchi, ci sa camminare. A meno che non vogliamo dare l'idea di aver messo la scarpa destra nel piede sinistro, e viceversa.
Inoltre, il porfido in C.so Roma non è stato eliminato per favorire le nostre sfilate con l'anca sbilenca.
Il "fard (che ora noi chiamiamo BLUSH perché Clio ci ha fottuto il cervello) in crema", prima dei video su Youtube, era evitato come la peste perché dava quell'orrido effetto olio su tela alle gote. Adesso, se entriamo da Kiko ed è finito, tiriamo giù tutti i santi dello Show Biz. Purtroppo, però, guardare una belina che fa finta di essere una beauty guru non fa di noi delle make-up artist, anzi: sembriamo dei pagliacci a fine show. O delle puttane a fine servizio.
I "leggings fantasia" (che il fashion system definisce in generale "print", stampa) fuori dalla palestra o dalla nostra cameretta, non sono per tutte. Conviene farsene una ragione. Niente fiori o pianeti sui nostri popò: c'è sempre un rigattiere senza scrupoli pronto a raccattarci come divani in disuso.
Stesso discorso per le magliette che scoprono la panza (crop top).
I "book" (fotografici) sono una strumento di lavoro per chi fa la modella di mestiere. Non per chi "lavora presso modella" o troieggia nei locali dicendo di essere, invece di una PiRla, una PR. Personalmente, non trovo differenze fra le nostre pose sexy e un catalogo della Rovagnati.
N.D.G Chi dice di lavorare presso "fotografo" ed è il "datore di lavoro di sè stesso", nella maggior parte dei casi, è solo un grande amante di tette-culi. Ma io, non essendo nel "settore", potrei non capirne un granché.
Due anni fa, Belen, castana, tornò dal mare con le doppie punte bruciate dal sole. Poi, probabilmente, fece immediatamente un servizio con i suoi nuovi capelli bicolor che finì su tutti i giornali. E fu subito moda. Ma lei, anche con una merda acconciata in testa, è comunque una gnocca. Noi no. Noi, al massimo, siamo dei rigatoni.
Se abbiamo più di 40 anni, forse, dovremmo vergognarci di essere "clubber".
Se abbiamo meno di 40 anni, forse, dovremmo smetterla di fare i Gandhi della situa.
Diventare vegetariane solo il giorno di Pasqua perché ci fanno pena gli agnellini non fa di noi delle brave persone.
Il cesso in bagno ce l'ha chiunque, non è il caso di postarlo su Instagram. E rimane un cesso anche con X-Pro e Lo-Fi.
Abbiamo tutti caldo in estate e freddo d'inverno, non è il caso di postarlo su Facebook.
Non tutte le azioni quotidiane necessitano di un "time". No, nemmeno la "doccia".
Possiamo fare shopping, mangiare, leggere, guardare un film, anche senza premere il tasto "condividi".
Lo so che la rete ci ha parecchio avvicinate a Kate Moss.
Bè, ho il terrore che siamo state pesantemente prese per il culo.

mercoledì 12 marzo 2014

A colaciooone!





: io ascolto sempre radio 105.
Mi piace la radio.
Mi sarebbe piaciuto lavorare in radio.
Va bè.
L'altra mattina la stavo ascoltando e c'era "La Gall...eria di Tutto Esaurito (dal cognome del conduttore Marco Galli), in cui un individuo espone il proprio quesito e gli altri radioascoltatori dicono la loro tramite messaggi vocali o sms.
Quanto mi odio quando descrivo le cose.
Ho sempre detestato le descrizioni. "C'è una casa. La casa è piuttosto grande. È gialla, disposta su tre piani. Davanti ha un giardino con tanti fiori e un cane che morde un osso".
Va bè.
Dicevo, l'altra mattina l'individuo con il quesito da esporre era una ragazza prossima al matrimonio, tutta indispettita perché il futuro marito aveva chiesto la separazione dei beni.
Si lagnava come una donnetta da Harmony: "Ma... Allora... Se vuole separare i dindini... Non mi ama abbastanza... ..."
Vari sono stati gli interventi (la maggior parte dei quali, fortunatamente, la copriva di letame verbale) ma uno ha catturato la mia attenzione e reso frustrato il mio sistema nervoso: un'avvocatessa che con piglio ditoinculoso, sentenziava che, in base alla sua esperienza millenaria nel "settore", se qualcuno chiede la separazione dei beni è perché "c'è sicuramente qualcosa sotto".
DUNQUE.
Già odio il piglio da dito in culo, quella voce cantilenante da finto cazzutismo, tipico della goccia cinese che ti distrugge per sfinimento e non per potenza. Io preferisco gli uragani.
POI.
Già odio quelli che si beano di appartenere a categorie professionali di manifesta brillantezza e vantano una "certa esperienza".
INOLTRE.
Già odio il "c'è qualcosa sotto" di chi fa tanto lo Sherlock della situa e poi quando gioca a Cluedo le prende di santa ragione.
MA SOPRATTUTTO.
(Idiota che non sei altro).
Come fai a prenderti la briga di chiamare una radio per un intervento di rara stupidità, proteggendo la tua cagata con lo scudo del "Facciolavvocato", e dimostrare di non sapere niente di niente di niente del mondo in cui vivi e in cui lavori?
Cosa ci deve essere "sotto" alla separazione dei beni?
Magari una forma di tutela del coniuge.
Magari una forma di tutela di almeno uno dei due conti in caso di imprevisto.
Magari il fatto di essere titolari di impresa e, quindi, esposti a rischi da cui si vuole escludere la consorte.
Certo, questo discorso non vale per una coppia di operai o dipendenti statali.
Ma se la stellina si preoccupa così tanto del fatto che il marito voglia i conti separati, lui proprio un morto di fame non lo sarà.
E lei, perciò, me pare proprio 'na...

mercoledì 5 marzo 2014

Mi fondo in fusa.





: la mia personale rivolta contro il comune della mia città, al quale darei volentieri fuoco:

Panciallegra, pancia vuota.

Ai cittadini alessandrini viene richiesto di chiudere gli occhi su un sacco di cose.
E noi, obbedienti, lo facciamo:
Chiudiamo gli occhi sulle strade traforate.
Chiudiamo gli occhi sull'invasione orientale che ha saccheggiato buona parte delle nostre attività storiche.
Chiudiamo gli occhi sul fatto di dover odiare la neve perché, poi, nessuno la spazzerà via.
Chiudiamo gli occhi sull'idea distorta della parola "priorità". (È priorità chiudere il tratto di Piazza della Libertà per lasciare libero il comune ma NON è priorità passare a raccogliere la spazzatura).
Chiudiamo gli occhi sulla nostra infelicità causata da nebbia e bilanci o nebbia nei bilanci.
Chiudiamo questi occhi e continuiamo a fare quello che dobbiamo fare attendendo tempi migliori perché "chi vive sperando"... almeno vive.
Io pure chiudo gli occhi e vado in giro bendata, che fa anche tanto monella.
Ma due settimane fa mi è capitato di sgranchire le palpebre e leggere che il gattile/canile dell'associazione Panciallegra è stato chiuso a seguito di un'ispezione di due baldi giustizieri.
Ora, ognuno fa il proprio lavoro e io non sono qui a sentenziare su come questo zelo venga usato sempre per le questioni minori, per carità. Ma è stato proprio come rubare un lecca lecca a un bambino o fare a braccio di ferro con un vecchietto.
Io ci sono stata alla Panciallegra, se no non ne scriverei: non ho certo l'abilità politica di disquisire del tutto senza sapere niente.
Ci sono stata eccome. Ed è vero, le condizioni di sicurezza non erano quelle del JFK di New York.
Ma la nostra città, come ho elencato, non ha il diritto di essere categorica: non ne ha nè la possibilità materiale, nè spirituale. Ha, invece, il dovere di interpretare.
Maurizio, il presidente dell'associazione Panciallegra, ha dato la sua vita per i gatti.
Condivisibile, non condivisibile. Certo è che abbia sacrificato tutto se stesso per qualcosa che, altrimenti, sarebbe stato invisibile. E quando una persone svolge un'azione volontariamente, senza aiuti, quindi da "volontario", lo fa come può, tralasciando talvolta, qualche regola.
Non ha ammazzato nessuno, anzi, lo ha salvato.
I suoi gatti erano panciuti, sani, forse felici, in un modo evidente.
Toglierglieli, e non permettergli di vederli, è uno strazio da aguzzini.
O, meglio, da chi si compra un SUV per sopperire al suo piccolo... orgoglio.
Non tutti sanno speculare, non tutti hanno un ego che fa comune, o provincia (o tutti e due).
Se, per dimostrare quanto siamo autorevoli, ci lanciamo in questo continuo gioco-forza contro i più deboli senza tenere conto delle singole motivazioni che spingono a "infrangere", meritiamo davvero tutte le nostre disgrazie.
Meritiamo le nostre strade e le nostre tasche bucate.
Meritiamo di soccombere al nostro rigore che, però, arriva solo quando vuole lui, per ciò che vuole lui.
Pensiamoci un po', se ne siamo in grado.

venerdì 31 gennaio 2014

La Felicità con il metodo Uh Signur.








: la felicità e l'infelicità presentano criteri di soggettività troppo ampi per poter essere enunciati.
C'è però una base oggettiva su cui si può lavorare.
Si parla di superficie, ovviamente.
Non voglio essere un minatore delle emozioni ma un maldestro neoarcheologo che incappa per caso in frammenti di scheletri emozionali.
Che poi a essere troppo profondi ci si caga addosso.
Ciò detto:
Dopo qualche mese di riflessioni e un consumo eccessivo di carboidrati, sono giunta a queste due conclusioni:

-L'infelice è colui che non ha quello che vuole e/o non vuole quello che ha.
-L'infelice è colui che non sa quello che vuole (ma si lamenta perché non ce l'ha) e/o non sa quello che ha.

1. Non avere ciò che si vuole.
Non si ha ciò che si vuole per un unico motivo: costa troppo.
Soldi, lacrime, impegno, poco importa: costa troppo, quindi, non si ha.

2. Non volere ciò che si ha.
Non si vuole ciò che si ha quando ne si è saturi. Per abitudine, noia, mal funzionamento, logorio, poco importa: ha stufato, quindi non si vuole. O non si vuole più.

3. Non sapere ciò che si vuole.
Non si sa ciò che si vuole quando è persistente la voglia di lamentarsi per qualcosa che non si ha e le opportunità sono troppe o troppo poche.

4. Non sapere ciò che si ha.
Non si sa ciò che si ha quando non si riconosce il potenziale di quello che si possiede o delle opportunità che vengono offerte.

Basta.
C'è chi ha fatto fuori foreste per trattare questo argomento.
Luminari, scienziati, sociologi, neomelodici.
Io, in quattro punti, ho liquidato il tema.
Il mio consiglio per passare da una condizione di infelicità a una di felicità è, come al solito, logico-linguistico ed è rinchiuso in quattro parole:

basta togliere il NON.

-L'individuo felice è colui che ha quello che vuole e/o vuole quello che ha.
-L'individuo felice è colui che sa quello che vuole e/o sa quello che ha (e ringrazia perché ce l'ha).

Il non giudicare banale questa conclusione è il primo passo verso le rose e verso i fiori.
Il giudicare questa conclusione banale, invece, è l'ultimo passo prima dei crisantemi.
Andate in pace.

P.S. Per ulteriori approfondimenti, costo € 45,00 l'ora. Ma mi piacciono molto i dolci, in alternativa.

venerdì 17 gennaio 2014

G-uidate con prudenza!








: ieri mi è successa una cosa fantastica, provo a scriverla cercando di rendere l'idea:
sto guidando e passo in prossimità di una scuola. Le mie ruote stanno per calpestare le strisce pedonali. Mancano una decina di metri. Butto l'occhio alla mia sinistra per vedere se qualcuno debba attraversare e scorgo due o tre mamme con relativi pargoli per mano, ma io non mi fermo perché sono ancora lontane. Subito dopo le strisce pedonali, sulla destra, c'è una via (con i triangolini bianchi sull'asfalto che indicano di dare la precedenza) che si interseca con la mia. Proveniente da questa via c'è IL COGLIONE, con la testa ancora sul Youporn notturno lontano dagli occhi della moglie, che vola completamente la precedenza. Per non farmi prendere in pieno, avendo visto il figlioletto adagiato sul suo sedile passeggero, pianto L'epica inchiodata che, mannaggia, mi fa fermare proprio sulle strisce di cui sopra. Evito così di centrare IL COGLIONE, ma impedisco alle due o tre mamme e ai relativi pargoli di attraversare o, meglio, li obbligo a circumnavigare la mia macchina che, non essendo un transatlantico ma una 500, fa perdere loro quei 4 secondi in più.
Per la perdita dei 4 secondi, io mi prendo della TROIA dalle mamme e subisco i gestacci dei pargoli.

Ora, sono solo io a vedere nell'accaduto la piena manifestazione della crisi dell'umanità?

Abbiamo, nell'ordine:

- casalinghe disperate che vedono nel recupero del figlio a scuola un'immensa rottura di coglioni per aver interrotto la visone di Forum e non un momento speciale per ascoltare una voce bianca di sei anni che racconta i suoi grandi drammi quotidiani fra le righe e i quadretti.

- un comune che non ha nemmeno più i soldi per mandare mezz'ora un vigile sfigato a dirigere il traffico all'uscita di una scuola.

- un COGLIONE che guida con la testa fra le nuvole mentre ha un bambino, molto probabilmente il suo, in macchina.

- casalinghe disperate che non vedono al di là del loro naso che un COGLIONE sta per falciare tre vite, ma pensano solamente al disagio di dover fare un metro in più con le loro gambe grasse, flaccide e martoriate dalle vene varicose.

- pargoli che all'età di 6/7 anni insultano gli sconosciuti con epiteti e dita medie, senza che le madri fiatino.

- una povera sfigata che a momenti viene schiacciata con la sua macchinetta carina e madreperla e che, inchiodando per evitare l'altrimenti certo incidente, viene additata come TROIA.

Boh, vedete voi.