martedì 19 aprile 2016

A Daniele





: nella mia mente c'è una cartella che ho intitolato "Persone con cui giocavo  da piccola".
Non sono "amici", perché gli amici con cui giocavo da piccola sono gli stessi amici con cui gioco ora e anche perché, probabilmente, i nostri rapporti sono cessati quando ho imparato a scrivere il mio nome e non si sono evoluti in amicizia vera e propria.
Sono "persone" con cui "giocavo" da "piccola".
Persone figlie di amici di famiglia o vicini di casa, con le quali magari ci si stava pure un po' sul culo ma si giocava lo stesso, con quell'utilitarismo tenero che solo i bambini sanno avere.
Persone che incontro per strada (e ad Alessandria capita spesso!) e penso: "Oh, quello è uno con cui giocavo da piccola!". E gli rivolgo un sorriso.
Sorrido perché sono persone che hanno avuto, seppur inconsapevolmente e per breve tempo, accesso alla parte di me che ho preferito, preferisco e preferirò per sempre.
E lo hanno fatto "giocando", facendo ciò che reputo essere la più alta espressione di filosofia, epistemologia, ecc, che un essere umano possa raggiungere (poi ci si depotenzia).
Per questo motivo tengo molto a chi è in quella cartella nella mia mente, anche se chi vi è all'interno non lo sa e forse nemmeno si ricorda che da piccoli giocavamo insieme.
Ho saputo da poco che è accaduta una cosa brutta a una di quelle persone.
E dico "cosa brutta", in un linguaggio infantile e grezzo. Lo stesso che avrei usato da piccola, quando giocavamo insieme.
E, esattamente come se fossi ancora infante , cioè non interessandomi delle dinamiche effettive dell'accaduto ma solo del fatto che sia accaduto, ti saluto e ti passo, con lo stesso modo sgraziato di allora, il pallone.
Ciao, stai bene ❤️.

venerdì 15 aprile 2016

Allori urticanti





: io al liceo ero una capra: non studiavo mai. Me la cavavo perché mi facevo dire tre o quattro nozioni dalle mie amiche prima delle verifiche ma, di base, ero proprio una bestiolina.
C'erano, però, due ambiti in cui ero un drago: nei temi e in inglese. Lì non ero semplicemente brava, lì brillavo.
Per esempio, a 16 anni avevo già tutti i certificati in circolazione per la lingua inglese.
Infatti, non sapevo nulla della proclamazione del Regno d'Italia, ma nessuno osava sfidarmi nella duration form.
Poi, per i successivi 14 anni, non ho più aperto un libro di grammatica inglese.
Ora, ho iniziato un corso all'università (di quelli fighi, non della British!) e non sono più la migliore: faccio errori e non sono più un tutt'uno con la lingua. Non sono più eccellente, non brillo più. Le mie risposte non sono più perfette (solo la pronuncia è rimasta).
Sono bene, ma non benissimo.
La mia parola, nel mucchio, non è più la più autorevole.
Qual è la morale di questa storia?
Che non si può più vivere di rendita.
Non basta più essere stati fenomeni un tempo per pretendere di essere considerati ancora tali.
Gli allori sono comodi fino a quando arriva il giorno, all'improvviso, in cui ti fanno prudere le chiappe.
E ti ritrovi sull'asfalto, con più rughe e meno tempo.
Serve la teoria. Poi la pratica. Poi ancora un po' di teoria. Poi di nuovo pratica. Teoria e pratica. Continuamente. Senza sosta.
Se no si è bestioline.
Se no si è bene, ma non benissimo.
Bene, ma non benissimo.

PedagoGia

: sul treno, una bambina chiede a quella che ho abdotto essere la nonna:
"Ma Puffetta si sporca sul treno?"
La nonna non le risponde.
La piccina continua: "Ma Puffetta si sporca sul treno?"
La nonna non la caga di striscio, dicendo qualcosa che non ho capito bene ma il cui senso era "Che domanda sciocca!"
Che domanda sciocca, signora?
Di che colore sono i sedili del treno?
Di che colore è Puffetta?
Questa è una brillante associazione, altro che domanda sciocca!
E poi, le risponda, diamine! Ha fatto una domanda, merita una risposta! "No, Puffetta non si sporca sul treno. Ma non perché è blu: non si sporca perché il blu del sedile non macchia. Vedi che noi non siamo sporchi? Ci sporcheremmo, sia noi che Puffetta, se ci rotolassimo sul pavimento!"
Con la sua indifferenza prima e con il suo sfottò poi, cara signora, ha contribuito a fare di quella bambina sagace una bambina sagace che si sente indebitamente sciocca. E, o finirà con l'esserlo davvero, o avrà una vita di poche gioie.
Brava, signora.
Sciocca, signora.

lunedì 4 aprile 2016

"Non mi piace la filosofia perché i filosofi non sono logici." Cit.

: "Non mi piace molto la filosofia perché, vedi, i filosofi non sono logici. Fanno i loro ragionamenti messi lì ma, vedi, non sono logici!" Cit. Lo studentello quasi-tuttologo.

Il senso comunque mi impone di farmi gli affari miei. Ed è ciò che faccio.
Non sarebbe infatti educato saltargli al collo, recidergli la giugulare con gli incisivi e succhiargli il sangue.
L'"educazione" mi impone l'indifferenza, mi impone di non correggere i verbi, mi impone di non far notare allo stolto quanto sia stolto.
Resto perciò seduta qui, sorseggiando la mia "bevanda al gusto di cioccolato", con la morte nel cuore, fantasticando sul mondo che vorrei.
Nel mondo che vorrei, io mi sarei alzata e avrei almeno chiesto al fanciullo (che so per certo essere uno studente di storia. Storia, capite?) chi, secondo lui, ci ha donato la logica e cosa, secondo lui, è la logica.
E lui, la povera bestia, avrebbe bofonchiato qualche nozione a caso, qualche data a caso, come fanno loro, per non fare la figura del pirla davanti agli amichetti.
Nel mondo che vorrei, ci sarebbe una specie di porto d'armi per proferire verbo, perché le cagate dette con saccenteria sono peggio, per la mia testa, di una scarica di pallottole nel cranio.
Nel mondo che vorrei, se una persona non avesse la minima idea di ciò di cui si sta parlando, tacerebbe.
Nel mondo che vorrei, tutti conoscerebbero la filosofia e non la tratterebbero al pari dell'"E c'era la marmotta che confezionava la cioccolata".
Nel mondo che vorrei...
... Ma, tant'è, io non avrò mai il mondo che vorrei.