giovedì 30 giugno 2016

Dici ti piace, ma non ti piace

: alle medie (periodo già notoriamente roseo!) ero entrata in contatto con due ragazze che avevano il vizio di riempirmi di complimenti solo per prendermi per il culo. Era tutto un "Ooooh ma che bei capelli", "Ooooh ma quanto sei simpatica", ecc.
Le detestavo, ma capivo la loro perversione (o semplicemente ho cercato di interpretarla come tale per non reputarle solo due emerite imbecilli): quando dici, per esempio, a una bambina molto brutta che è bella lei dapprima sarà diffidente e non ci crederà. Ma se continui a ripeterglielo, prima o poi, ne sarà felice, sinceramene felice, e tu potrai capirlo dalle sue espressioni facciali.
Ecco, il perverso, colui che si fonde in finti complimenti, gode come un gatto d'estate a vedere il piacere che suscitano le sue false lusinghe: si sta prendendo gioco di te, ce l'ha fatta.
Allo stesso modo le perverse delle medie, probabilmente, nel dire alla bambina brutta che fosse bella, godevano dell'anti-presa in giro, della sua vera felicità suscitata dai loro falsi complimenti. Come accarezzare un cerbiatto e guardare i suoi occhioni di gratitudine, sapendo che di lì a poco lo sgozzerai.
Le odiavo, ma ho voluto darmi questa spiegazione per trasformarle nella mia mente in personaggi splendidamente perversi, le maestre dell'anti-presa in giro, per differenziarle dai bambini banalotti che banalmente mi prendevano in giro, il cui massimo era riferirsi alle orecchie, alla magrezza, ecc.
La presa in giro è genuina, grezza, semplice. L'anti-presa in giro è raffinata, perfida, geniale.
Insomma, senza ramenare il torrone più di tanto, ho costruito quel castello per non sentirmi così idiota da farmi prendere per il culo da due idiote. E così le ho vestite di una veste intelligentemente più elegante.
Ma il punto non è ancora questo.
Il punto è: cosa fa il perverso quando la sua "vittima" si accorge della sua perversione? Gode ancora? Cambia vittima?
Che succede quando la vittima non ha più quella tenera espressione di beatitudine, inconsapevole del gioco perverso del suo carnefice?
Che succede quando il falso adulatore viene smascherato?
Le medie sono passate da un pezzo, ma trovo ancora chi mi fa finti complimenti. Virtualmente. Me li scrive, non me li fa guardandomi. O, per essere proprio sul pezzo, mi mette incessantemente "like".
 "Scrivi benissimo!", "Sei troppo sagace!", ecc.
A che scopo? Non vede la mia faccia, le mie espressioni, né le mie micro-espressioni, non può godere del mio piacere nel ricevere apprezzamenti.
E, più importante, io lo so quanto mi stia prendendo in giro.
Dove sta la sua perversione? Dove sta il suo godimento?
Forse dai miei "grazie" digitati capisce che il suo troll è andato a segno?
Chissà.

lunedì 27 giugno 2016

Le virgolette! Le virgoleeeeeette!!!

: ogni volta che leggo uno status che mi piace, che mi piace oltremodo, mi scatta subito la diffidenza e penso: "come è possibile che questo imbecille abbia prodotto una perla di rara bellezza?".
Così digito una parte dello status su Google e, quasi sempre, lo trovo. Ciò significa che l'imbecille ha rubacchiato le parole di qualcun altro.
E divento verde, muscolosa, mi si strappa la canotta e le manone mi friggono.
Come si fa a rispondere "grazie" a dei complimenti per uno status che non è il proprio?
Come si fa ad avere tale disinvoltura?
Come si fa a non dire subito: "non è farina del mio sacco"?
Non mettere le virgolette di citazione  è appropriarsi indebitamente di qualcosa. È RUBARE.
Internet non salva la proprietà intellettuale, ma noi possiamo far sì che gli egocentrici che non hanno un ego meritevole non lo accrescano agggratis: quando ci accorgiamo che qualcuno scrive parole non sue, non assecondiamolo spolliciandolo.
Non creiamo dei mostri virtuali.
La "fama" su Facebook dà onnipotenza: crea falsi fenomeni che, un giorno, si sentiranno in diritto di "fenomenare".
Prima di idolatrare qualcuno, assicuriamoci che la sua genialità sia davvero sua e non rubata.
(Senza contare il fatto che complimentarsi con un imbecille, che fa finta che un aforisma come "L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi" sia suo, renda noi più imbecilli di lui).

"Campagna per la sensibilizzazione all'attenzione all'uso delle virgolette per la salvaguardia della proprietà intellettuale, allo scopo di liberarci dai guru virtuali".

venerdì 24 giugno 2016

BrrrrrExit

: Giadona, smettila.
Hanno tutti il diritto di esprimere la propria opinione sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.
Anche se non sono economisti.
Anche se non sono politologi.
Anche se si fotografano le cosce in spiaggia.
Anche se "Vergognaaaa1!1!1!".
Non è che uno possa avere un'opinione solo se sa, solo se ragiona.
Uno avrà pur il diritto di disperarsi oggi: dopotutto ha ben quarantanove euro sul suo conto Barclays.
Come faranno gli studenti italiani, adesso? Come faranno i "cervelli" italiani a fuggire agevolmente? Come faranno a raggiungere Londra a 12,99 bagaglio incluso?
Giadona, ma non ci pensi?
Lascia il popolo libero di esprimersi!

Certo, così continueremo ad andare avanti per puro culo, perché la merda l'ha già pestata quello davanti e noi possiamo schivarla.
Io sono contenta per il Regno Unito, ma è un'opinione strettamente personale, un "gusto", un preferire il cioccolato.
Non si può chiedere al popolo una cosa del genere, dai Betta.
Ma non ce l'hai "l'internet"?
Ma non lo vedi il popolo come ragiona, come vive, come commenta le tragedie, come ucciderebbe un bambino per salvare un gorilla?
Betta, per stavolta ok ma dalla prossima si ritorna a tagliare teste e conservarle nella Torre, eh.

giovedì 23 giugno 2016

Al di là di ogni ragionevole dubbio

: molti (moltissimi!) anni fa, quando ero convinta che la strada per chi ha una capacità dialettica (di poco!) superiore alla media fosse la giurisprudenza, volevo tatuarmi la locuzione "al di là di ogni ragionevole dubbio": ne ero attratta.
Può sembrare un'esagerazione, lo so, ma io sentivo le farfalle nello stomaco.
Avevo anche disposto le parole a triangolo, su un foglio sudicio che avrei portato al tatuatore.
Poi, dato il mio plateale fallimento nell'ambito giuridico, fui miseramente cazziata: non avendo avuto successo nel campo, non avevo il diritto (tanto per rimanere in tema!), poveraccia, di farmi simile tatuaggio.
"Al di là di ogni ragionevole dubbio", però, ha continuato a provocarmi dei brividi che non riuscivo a spiegarmi, emozioni che non riuscivo a decifrare.
Ogni volta che sentivo cose come "colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio", i miei neuroni si scatenavano in festini orgiastici.
"Io voglio tatuarmelo, 'sto mucchio di parole", pensavo.
Ma reprimevo l'impulso: a giurisprudenza avevo dato due esami, non potevo!
Non avevo (quasi) più ripensato alla locuzione quando oggi ho letto che Alberto Stasi è stato dichiarato colpevole "al di là di ogni ragionevole dubbio".
Ed ecco che i miei porci neuroni hanno iniziato a sovreccitarsi, come hanno sempre fatto.
Con la differenza che, oggi, adesso, in questo momento, ne capisco bene il motivo.
Al di là. Di ogni. RAGIONEVOLE. DUBBIO.
Ragionevole? Dubbio? Dubbio ragionevole? Ogni ragionevole dubbio?
Questo è pane mio, nostro.
E con la giurisprudenza, scusate, c'entra proprio 'n cazzo.

mercoledì 22 giugno 2016

La maturanda non maturata

: la prima e la seconda prova della mia "maturità" sono state due tra le esperienze più belle della mia vita e le ricordo ancora con i fuochi d'artificio sullo sfondo.
Tema in italiano e tema in inglese.
Sono stati gli unici giorni, nei miei anni, in cui avevo il mio micro-popò piazzato esattamente dove doveva (e dove sapeva) stare: su una sedia, davanti a un banco, davanti a un foglio.
Mi si chiedeva di scrivere e mi si chiedeva di farlo prima in italiano e poi in inglese. Erano le due cose per cui per me, a 19 anni, valeva vivere.
Mi ricordo esattamente come mi sentissi: mi sentivo una rockstar.
Nella prima prova in italiano mi sono semplificata la vita (ho scelto "il viaggio", perché volevo concentrarmi sullo stile e non sul contenuto) ma con la seconda in inglese, ragazzi che figata!, ho tirato fuori il poker d'assi: ho parlato di fecondazione assistita e legge 40, un tema sul pezzo, cazzuto, perfetto. Mi sentivo come se stessi arrivando, con la punta della mia penna, al nucleo della Terra.
Non è mai più successo.
Così, una volta all'anno, solo nella mia testa, nei miei ricordi, spacco il culo ai passeri.
Che tristezza.

lunedì 20 giugno 2016

Lo sbarco ad Alessandria

: alessandrini, niente paura!
La Ritona ha chiesto al governo l'intervento dell'esercito per difenderci dalla microcriminalità
(ma solo perché i moduli per richiedere Batman ed FBI erano troppo complessi e né lei né la sua banda sono stati in grado di compilarli!).
L'ESERCITO, raga. Che figata!
Le altre cittadine e i paeselli hanno una semplice polizia locale, noi l'ESERCITO!
...l'esercito...
L'esercito, porca Eva.
È comico, sì. Ma è anche tragico.
E voi, genitori alessandrini, avete il dovere morale di raccontare ai vostri figli tutta questa storia (senza puntare enfaticamente sui militari perché i bambini ne vanno matti e mi mandereste a bagasce il valore didattico dell'impresa!)
La storia è quella di una bambina bionda e viziata che voleva diventare sindaco.
Ma per diventarlo non si è preparata a sufficienza, no, si è limitata a puntare i piedi e fare i capricci.
Complice una città stupida fatta di elettori stupidi, che votano stupidamente a casaccio o in cambio di stupide promesse, la biondina ha raggiunto il suo scopo: è diventata prima cittadina, in un momento non facile per la sua città.
(Ma a lei che gliene importa? Lei vuole solo magnà!)
La biondina, completamente priva di competenze in qualsiasi ambito, ha fatto della sua città un cimitero infestato: come quelle basi militari che, nei film, vengono usate per degli esperimenti che sfuggono di mano e le basi si riempiono di zombie.
Sì, quando si è totalmente inabili, le situazioni sfuggono di mano.
E si deve chiamare l'esercito, o la maestra, o il papi.
Proprio come fanno i bambini stupidi e viziati, quando non sanno gestire i loro capricci.
La nostra città non può e non deve essere un capriccio di bambini stupidi e viziati che altro non sanno fare che frignare, chiedere e pretendere.
La nostra città merita qualcosa in più.
Non serve l'esercito, servono semplici persone competenti.
Ora non le abbiamo, facciamo in modo di averle fra un anno.
Avete un anno per diventare furbi, alessandrini.
...see, come no!

mercoledì 15 giugno 2016

Blando Orlando

: Stefano Sechi, quel ragazzo che era stato aggredito perché gay, ha lanciato un appello: "Abbi il coraggio di dire "JeSuisGay!".
Ecco, forse le botte gliele hanno date in testa e ora ha dei deficit cognitivi.
Lui e tutti quelli che hanno accolto la sua richiesta, ovviamente.
Accettiamo per un momento (seppur con grande difficoltà) che il JeSuis non sia una cagata retorica priva di senso: accettiamo perciò il "JeSuisCharlie" perché l'obiettivo dell'attentato era specificatamente il Charlie Hebdo.
Per manifestare cordoglio non è stato scritto "JeSuisUnIrriverenteFumettista" o "JeSuisSatiradaQuattroEuroChePrimaVendevaSìENoDieciCopieEDopoLattentatoNeHaVenduteDieciMilioni".
Come per l'attentato al Bataclan non è stato scritto "JeSuisMetallaro". È stato scritto "JeSuisParis".
Perché per Orlando dovrebbe essere diverso? Ci stati 53 morti. Ma non erano tutti gay (c'era anche una mamma che ha accompagnato suo figlio al locale).
Se proprio siamo affetti dal virus JeSuis, almeno scriviamo "JeSuisOrlando".
Così, per amor di coerenza.
Io non scriverò mai nessun JeSuis, se non JeSuisGiada (che mi porta già la mia bella dose di grane) o JeSuisRiccia, JeSuisMedioAlta, JeSuisAmanteDellaFilosofia, ecc.
Se fossi omosessuale sì che scriverei JeSuisGay, ma se essere gay vuol dire avere attrazione solo e con continuità per persone del proprio sesso no, non sono gay. E nemmeno voi, fuori dal web.
È proprio brutta questa auto-ghettizzazione: è brutto l'appello  "Abbi il coraggio di dire "JeSuisGay!".
Perché "coraggio"? Suona come una sfida, una cosa per cui ci si deve vergognare.
E detto da un ragazzo che ha subito violenze proprio per essere gay (una vittima che i media ci hanno propinato in tutte le salse) fa veramente cadere le balle.
Se hai bisogno di notorietà, fai come tutti quelli della tua età: carica video su YouTube, o vai a Uomini e Donne o ad Amici, o diventa influencer dopo che il tuo fidanzato ti ha fatto le corna. Non fare polemicucce che non sai affrontare.
Perché se no te le prendi di nuovo. Ma non perché sei gay, perché sei scemo.

mercoledì 1 giugno 2016

Il gorilla






: noi non sappiamo cosa passi nella testa degli animali.
Vorremmo e sarebbe bellissimo.
Ma non lo sappiamo.
Noi attribuiamo agli animali "atteggiamenti proposizionali", intenzioni, che copiamo da noi umani.
Quando una scimmia spulcia il culo dell'altra diciamo che "si prende cura" di lei, che la ama. 
È romantico, e lo facciamo tutti.
Con gli animali domestici questo ha più senso e non fa male a nessuno: io parlo ad Asma e Neuro come se parlassi ai miei fratelli. Ma gli animali domestici hanno un'evoluzione che comprende la presenza dell'uomo.
Quel gorilla o voleva proteggere il bambino o lo stava semplicemente sballonzolando di qua e di là (perché giustamente non sapeva cosa fosse).
Il fatto è che non lo sappiamo.
E, fidatevi, se mio fratello (un figlio non posso neanche immaginarlo) finisse in una gabbia con un animale grosso e dotato di denti o zampe capaci di ridurlo a brandelli, io farei il diavolo a quattro.
Tutti faremmo il diavolo a quattro.
Poi possiamo incolpare lo zoo, i genitori, e chiunque altro.
Ma i bambini sono scalmanati, scivolano da tutte le parti, gli incidenti succedono.
Non ci possono essere dubbi se sparare o meno a un gorilla per salvare un bambino.
Non ci devono essere dubbi.
Poi si piange il gorilla e si fa il culo a chi ha colpe. 
Ma un bambino, cari ragazzi miei, è un bambino.
Perché se non siamo fermi su questo punto, beh, cosa viviamo a fare?