martedì 28 marzo 2017

Po-po-po-po-Poletti











: tutorial di Giadona per la polemica perfetta, parte 987:
"Per trovare lavoro il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale e, in questo ambito, si creano più opportunità a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula". Cit. G.Poletti.
Ora, posto che sui vari giornali online  se ne trovino migliaia di distorsioni, cosa c'è di sbagliato in questa frase?
Perché, raga, per fare della polemica BISOGNA sapere cosa c'è di sbagliato in questa frase.
A mio (illustrissimo!) parere, le cose che potrebbero oggettivamente far storcere il naso sono:
1. Un ministro in veste pseudo-ufficiale dovrebbe esprimersi in altri modi e non come se fosse alla Corrida.
(Poi va a gusti, perché a me il tono confidenziale e simpa di chi "conta" piace molto. E trovo che la battuta sia azzeccata. E veritiera, soprattutto.)
2. E qua si diventa seri.
Tu sei il ministro del Lavoro.
Tu dici, in soldoni, che il Lavoro è sporco.
Ma tu, che sei Ministro Del Lavoro, se il lavoro è sporco, perché non lo pulisci?
Se non lo pulisci tu, stella, chi potrebbe farlo?
Se sei responsabile di qualcosa e quel qualcosa non va, purtroppo, la colpa è anche tua e limitarsi a farlo notare non giova alla tua dignità.
- fine.
Tutte le altre puntualizzazioni alla frase sono cazzate.
Così, molto diplomaticamente.
Quello che dice u ministro, preso in sé, è verità.
Dura verità, ma verità.
Interpretando, forse in modo fallimentare, Poletti dice:
1. Il CV non serve più a un cazzo.
2. Se non conosci nessuno, se sei un piccolo pesce solitario, nuoterai per sempre nella tua merda.
1. Ora, togliamo i miserabili che hanno un curriculum così trash che perfino la fogna si rifiuterebbe di accoglierli (come me!).
Mettiamoci nei panni di un'impresa: come potremmo fidarci di un CV per reclutare persone da chiamare per un colloquio? 
Raga, basandoci sul vostro CV, siete tutti bravissimi, toppissimi, brillantissimi. Avete tutti almeno una laurea, 110 e lode, master in cazzologie varie.
Parlate tutti un ottimo inglese (AHAHAH!), siete maghi col computer, automuniti, vogliosi di interagire col pubblico e anche fighissimi.
Raga, nel CV mettete pure la foto photoshoppata.
Raga, in quel CV, ne scrivete di minchiate, eh.
Come si può scegliere in mezzo a tutta questa "eccellenza"?
2. E, per rispondere, si arriva al punto 2: con le conoscenze.
Non deve stupire così tanto, è fisiologia.
Qualcuno fa il tuo nome e tu, poi, ti devi fare il culo per non fargli fare una figura di merda.
È questa, al giorno d'oggi, la meritocrazia.
Perché siete in troppi, e siete tutti "troppo".
La "rete di conoscenze" è il prezzo da pagare per l'aver voluto vincere facile.
Per il sei politico a scuola.
Per la manica larga all'università.
Siamo arrivati a questa ondata di "eccellenze senza lavoro" perché abbiamo depotenziato l'eccellenza: con tutte queste eccellenze, la vera eccellenza è fisiologico che faccia fatica a emergere.
Bisogna mettersi una mano sul cuore e, leggendo il proprio curriculum, chiedersi: questo 110 e lode è davvero così meritato?
Questa conoscenza della lingua inglese è davvero così ottima?
Io, valgo davvero così tanto?
Poi vedrete che non sarete sempre così offendini ogni volta che qualcuno affronta il tema "lavoro".
"Siate affamati, siate folli" sarà poetico, ma vi fa perdere razionalità.
E questo mi irrita.
Mangiate e curatevi: così fate schifo, più che altro.



lunedì 20 marzo 2017

Che sapore ha l'infelicità?











: mercoledì 15 marzo, ore 10.00, ad Acqui, ho assistito alla cremazione di Neuro, che si trovava già lì, in un frigo.
La scelta di farlo cremare ha esaurito gran parte del mio movimento vitale: detesto l'idea della cremazione, come detesto l'idea della sepoltura.
Razionalmente (cioè il metodo con cui prendo la totalità delle mie decisioni), però, era la soluzione migliore: io non ho terreni a noi cari e l'idea di seppellirlo, già di per sé irritante, lontano da me, era insopportabile.
Vada per le ceneri, perciò.
E vada per assistere di persona al tutto.
Perché mi sono obbligata a questo strazio? Per un motivo di cui vado filosoficamente molto fiera, che non ha a che fare solo con la mia parte sentimentale, anzi, che è ragione pura.
E che mi tengo per me.
Comunque, arrivo in questo capannone con l'insegna "Cremazione animali d'affezione", in via della Polveriera, dove trovo un curioso personaggio che mi guarda come per chiedermi "Cosa vuole?".
La tentazione di rispondere "Una quattro formaggi!" è forte, ma non sono dell'umore adatto.
Quindi do il cognome, ma al personaggio non basta: vuole specificare per forza che si tratti del "cagnolino piccolino piccolino".
Sì, è per il cagnolino piccolino piccolino.
"Lo vuole vedere?", mi chiede.
Sì, certo che voglio.
"Glielo APRO".
Mi taglia questa busta di plastica in cui c'è lui congelato, bellissimo.
Io sono rincuorata, perché mi avevano detto che sarebbe stato sformato, un cane diverso da come l'avevo lasciato.
Balle: è bellissimo, con gli occhi chiusi e io interpreto egoisticamente la sua condizione come "serena", come un sonno sereno.
Gli taglio il pelo della coda, il mio codino terapeutico, lo saluto, lo coccolo ancora un po', lo rassicuro.
Poi lo lascio.
Il personaggio mi dice che ci vorrà ancora un po' perché il forno è occupato.
Ah, giusto, il forno.
Dove cazzo è 'sto forno?,
Davanti a me.
Non l'ho nemmeno notato.
Mi aspettavo che fosse un po' nascosto, non lì, all'ingresso.
Invece è in bella vista, niente delicatezza, niente pudore.
Proprio come in pizzeria, in effetti.
Eh, vabbè.
Mi accomodo fuori, al sole, aspettando che il tizio abbia finito con l'altro cane.
Poi esce, con un camice da meccanico, pulendocisi sopra le mani, e mi dice:
"Io sono pronto, cosa faccio, lo cremo? Vuole vederlo ancora?"
No, grazie, a posto.
Ci mette un po' e decido di rientrare per vedere come sta andando: vedo che il tizio sta mescolando qualcosa e lo sta pestando, come fa il barman con il mojito.
Realizzo, cerco di respirare.
A proposito, la questione "respiro" di questi giorni è interessante: vivo in apnea. Mi ricordo che devo respirare, ho perso l'automatismo principe della corporeità umana. Spero di continuare a ricordarmene, se no muoio soffocata.
Comunque, il tizio finisce il macabro pesto, lo mette in un sacchettino e mi dice:
"QUESTO È IL CANE!".
Ah, grazie.
"È sterilizzato, puoi mettertelo dove vuoi."
E ripone grossolanamente "cane" e pelo in una scatola di legno, che poi mette in un sacchetto di carta con scritto "Cremazione animali di compagnia" (di cui allego la foto).
Grazie e arrivederci.
Le pompe funebri mi avevano assicurato che avrei trovato un "signore discreto, che è obbligato a non dire una parola".
No, cazzate. Ho trovato un cavernicolo.
Ed è stata una fortuna: la freddezza grottesca, il black humor, il trash esasperato, anche questa volta, mi hanno salvata.
E, così, ora ho di nuovo il mio cane.
In un altro formato, ma è qui con me, per sempre.
Il mio cane, il mio amore, Neuro, che oggi, venti marzo, avrebbe compiuto otto anni.
Ho scritto, di nuovo, per me.
Se vi chiedete, come avete fatto ieri per la festa del papà (pensando di essere veramente acuti, brillanti, simpatici), come mai uno scriva post per qualcuno che non li può leggere, la risposta è questa: 
Per auto-terapia.
O masochismo.
O tutti e due.
E si scrive tutto al presente, o in una specie, che dà stabilità.
Non siete obbligati a capirlo.
Eravate obbligati a capire le coniugazioni dei verbi, ma è andata male.
Quindi non mi aspetto il miracolo.
Io ho scritto (non so come, ma stavolta non rileggo) per me, solo per me.
Perché quel "solo un cane", morendo, ha ammazzato anche me.
Che lo capiate o no.

lunedì 6 marzo 2017

Il Se(i), sé(i), sei, di marzo








: esisterà il mondo delle "altre scelte"?
Le "altre direzioni del bivio", quelle che, dopo una riflessione estenuante, sofferta, non abbiamo scelto, saranno in essere da qualche parte?
Esisterà il mondo delle "altre decisioni", del "come sarebbe stato se"?
Potremo andarci, una volta abbandonata questa dimensione, solo per dare un'occhiata?
Potremo stare lì, se ci piace?
In alternativa, potrei avere, come una specie di Mr. Scrooge, il "Fantasma dei Natali non scelti", per capire se ho fatto bene a scegliere ciò che ho scelto o avrei fatto meglio a scegliere ciò che non ho scelto?
E poi, che significa "ho fatto bene"?
"Fare bene" significa fare qualcosa per raggiungere la felicità, l'eccellenza, la bontà, il potenziamento dell'umanità, il potenziamento di sé, o cos'altro?
Cosa sarebbe successo, se avessi scelto altro?
Sarebbe successo questo, lo stesso, o altro?
Non è che voglia saperlo, eh.
Voglio solo pensarci.
Perché se la Storia non è fatta di "se" e di "ma", la mia Scelta sì.
Senza le ipotesi e le obiezioni, senza le mie ipotesi e le mie obiezioni, io non sono niente.
In questo mondo.
Negli altri mondi.
In tutti i mondi.

venerdì 3 marzo 2017

La Celent(petardonell')ano dice che sei grassa. Ok, e allora?





: cavalcando l'onda degli argomenti che non tollerate (le famose intolleranze a comando, vedi volpe/uva), parliamo un attimo di questa "notizia" che mi sta intasando la home di Facebook: Alessandra Celentano, "insegnante" della "scuola" (al solo scriverlo sento uno strano formicolio al braccio sinistro) di Amici di Maria De Filippi, ha detto a una ballerina che è sovrappeso. O, meglio, ha detto a una ragazza che non merita di accedere al "serale" perché sovrappeso.
Tsunami mediatico contro la nipote del simpaticisssssimo (sarà ereditario!) molleggiato.
Ora, la Celentano è una cafonazza che avrebbe voluto essere étoile ma, non avendo i requisiti, al massimo è diventata un petardo cinese (che si infila in un pertugio che non scrivo, tanto siete svegli), e ora si sente legittimata ad andare a ricercare negli altri quella perfezione che non ha trovato in sé stessa (Giadona, la postina del cuore).
Se però tu, ragazzina, ti senti toccata dalle parole di una frustrata, il problema è il tuo.
Se tu non ti senti a tuo agio nel tuo corpo, il problema è il tuo.
E devi imparare a risolverlo al più presto.
Hai scelto tu di andare in un programma di merda ed essere una burattina animata da null'altro che dallo share.
La Celentano sono dieci anni che strazia chi ha la tua fisicità: se non hai ancora affrontato il problema, se non sei abbastanza forte da sopportare le sue "angherie", stai a casa. E non contribuire ad arricchire un sistema che odi.
Inoltre, quel "sovrappeso", viene detto in un contesto specifico: la danza. Classica, per quel che riguarda la Celentano. E nella danza classica, quel fisico non ha futuro. Ma non solo perché sovrappeso, per le linee non rispettate, per essere un tronco, ecc. La danza classica vuole armonia, un'armonia angelica.
La Celentano, ovviamente, ha il suo punto di vista, che non è necessariamente quello di tutti: se accedi al serale, fai bel passo avanti verso il diventare una ballerina "professionista". E con quella fisicità è dura.
È brutto, è cinico e non volete sentirlo, cari Hansel e Gretel, ma è così.
Ricordatevi, comunque, che stiamo parlando di Mediaset, una "televisione" che propone programmi che lucrano sulla tragedia (D'Urso, ecc) e sui drammi personali, programmi che possono divertire per l'alto contenuto di trash, ma che ti ammazzano l'intelletto se sei un minimo fragile.
Non si può scegliere liberamente di entrare in un sistema e poi piangere perché quel sistema è "cattivo".
Onde evitare di offendere qualcuno, scrivo due esempi che riguardano me:
Quando ero piccola io ho fatto danza classica perché ero (e sono ancora) gobba e si era convinti che avrebbe potuto essermi utile per la schiena.
Un giorno venne a scuola tal Ciro, étoile del teatro di StoGranCazzo.
Mi guardò e mi fece un culo a capanna perché non avevo i piedi in un certo modo, ero troppo lunga e, soprattutto, perché non stavo alle regole (mi ero fatta lo chignon alla cazzo): schifato, mi disse "Non hai né i piedi, né la disciplina per la danza classica!".
Oh, davvero, Ciruzzo?
Aspetta che mi vado a disperare in un angolo e mi inginocchio (con le mie ginocchia sporgenti, terribili!) sui ceci perché hai ferito il mio cuore.
Avevo sei anni e avevo messo le parole di Ciro nel capiente magazzino del cazzomene.
Avevo sei anni e sapevo che chi ti critica così duramente per il tuo aspetto fisico non merita che le sue parole abbiano quel peso che tu non hai.
Ma, forse, è stato facile accettare quel giudizio perché a me della danza classica non è mai fregato granché: una noia mortale, le mie compagne erano simpatiche quanto il sale sulla carne viva e non mi ricordavo mai gli esercizi.
Passiamo quindi a un altro esempio, che riguarda una danza che mi sta davvero a cuore, che occupa una grande parte del mio tempo: balli caraibici + Kizomba.
Avete presente me?
Avete presente le sudamericane e le angolane?
Ecco.
Per questi balli ci vorrebbe una fisicità che io non ho: primo fra tutti i requisiti, il culo sporgente, uno di quei bei culi grandi che si muovono senza che tu debba fare il minimo sforzo.
Ecco, io non ce l'ho. E non ce l'avrò mai, perché Dio ha deciso che io dovessi assomigliare più a un filo d'erba che a Beyoncé.
Pazienza, raga. Io ballo lo stesso, faccio le gare lo stesso, pur sapendo che sarebbe stato molto meglio non avere così tante ossa e la gobba.
Perché puoi imparare tutta la tecnica che vuoi ma, se la natura ha posto quei limiti, sono cazzi amari.
Pazienza però e, soprattutto, cazzomene.
La verità fa male solo se non sei pronto ad accettarla. È una banale verità, che sarà mai?
Io sono a mio agio con le mie ossa, le amo, e amo il fatto di essere uno scheletro ballerino.
Non sarò mai ferita da chi mi fa notare che sono senza culo: è vero.
Sono consapevole e felicemente consapevole di avere un piccolo culo.
Il punto è: ok, e allora?
Ti dicono che sei sovrappeso. Ok, e allora?
La chiave di tutto, del successo, della consapevolezza, del superare gli ostacoli è: ok, e allora?
Non puoi impedire che la gente ti insulti, ma puoi fare qualcosa su ciò che quegli insulti provocano in te.
Cioè il nulla.
Non hai tette. Ok, e allora?
Non hai forme. Ok, e allora?
Hai le orecchie a sventola. Ok, e allora?
Hai il naso lungo e storto. Ok, e allora?
Hai le ginocchia e i gomiti sporgenti. Ok, e allora?
A me piace tutto quello che ho, ok, e allora?

OK, cazzo, e allora?
Insegniamo questo alle ragazzine, così magari la smettono di andare a frignare in tivù e iniziano a sfoggiare il sovrappeso delle loro palle quadrate.

Le ossa ai cani, vol.659








: comodo, eh, pensare che tutte le persone magre si alimentino con sacrificio e tristezza, che ordinino al ristorante misere foglie di insalata, che si auto-flagellino per aver anche solo pensato al diabolico carboidrato.
Comodo, ma decisamente prosciuttosugliocchiesco.
Un po' come se io pensassi di non avere tette perché sono magra: una cagata.
Una cagata che fa tenerezza, ma pur sempre una cagata.
Perciò anche basta con tutti 'sti link con "le ossa ai cani!!!", ché più che felici e goderecce me parete rosicone.