martedì 28 novembre 2017

Quando incontrai la Sacher





: siamo negli anni 90, sono bambina e in casa trovo una torta.
(... pezzo strappalacrime che vi risparmio ...)
È esteticamente perfetta, un blocco di cioccolato.
La mia alimentazione è, diciamo così, costituita all'ottanta per cento da cioccolato, quindi appena vedo 'sta terra piatta marrone inizio a salivare.
Appena ne taglio una fetta scopro che all'interno ha pure una cremina, perciò non è una mappazza stopposa ma ha tutta l'aria di essere un equilibrio di consistenze.
La addento e... oh, no, no!
Non è una cremina. È una cazzo di marmellata.
Sul serio? La marmellata in mezzo al cioccolato?
Ma farciscila con la merda, la prossima volta.
E chiamala Saichemerdacher, non Sacher.
Me la ricordo ancora la delusione bruciante di quell'incontro.
Che è un po' quella che provo ogni volta che mi abbinano la frutta al cioccolato senza palesarlo.
Quando mi vomitano addosso fruttosio senza avvertirmi.
Tipo quando ordino il mio bel tortino-cuore-caldo e me lo guarniscono con lo sciroppo ai frutti rossi, convinti anche di fare cosa buona.
Oppure: "Gradisce anche una salsa ai lamponi sul brownie?"
No, non ti azzardare, ti taglio le mani.
E le fontane di cioccolato per pucciarci dentro la frutta? Ribrezzo!
E le scorze d'arancia ricoperte di cioccolato?
Orrore!
E il croccantino gelato con il cuore di amarena? Raccapriccio!
Io tollero solo un frutto insieme al cacao e quello (manco a dirlo!) è la banana.
Tutti gli altri abbinamenti, dai, sono da imbecilli.
Cioccolato con cioccolato, punto.
Non inventatevi abbinamenti disgustosamente azzardati solo per fare gli stravaganti.
Cioè, raga, con cosa avete anestetizzato lingua e palato?
Cioè, raga, per usare le papille come le usate, trapiantatevele nell'ano.

Fastidio, eh, quando qualcuno cerca di oggettivare i gusti personali, eh?
Fastidio, eh, quando qualcuno vi dà degli imbecilli perché preferite una cosa a un'altra, eh?
Fastidio, eh, quando qualcuno vi rompe i coglioni per quello che mangiate, scegliete, preferite, eh?
Fastidio, eh, quando qualcuno pretende di giudicare l'irrazionale, eh?
Fastidio, eh, leggere nero su bianco il vostro stesso comportamento di merda, eh?



giovedì 23 novembre 2017

La fortuna, né colpa né merito








: fate un favore all'umanità, raga.
Guardatevi un po' nella vostra globalità e chiedetevi quanto, di ciò che avete, sia merito esclusivamente vostro.
Se quella serenità, felicità pratica, sia dovuta solo a voi stessi o ad altri.
Se la vostra stabilità, mentale ed economica, sia il frutto del vostro sudore o di quello altrui.
Se il vostro equilibrio non sia solo equilibrio riflesso.
Se nessuno abbia un po' spostato l'arrivo verso di voi per agevolarvi.
Se nessuno abbia avuto il cuscino sempre pronto da buttare sotto i vostri culi per attutire le cadute.
Se così fosse, siete persone da ammirare e fonte di ispirazione.
Se così non fosse, se la vostra fosse solo banale fortuna, se si trattasse unicamente di essere nati dalla parte giusta, fate il favore di non insegnare la vita.
Ché voi non l'avete imparata, eh, solo azzeccata per culo.

sabato 18 novembre 2017

Caccia alle streghe VS indagine







: Giadona che tenta di chiarificare concetti, parte 789.654.123.
Con "caccia alle streghe" si intende il perseguitare una moltitudine di persone, per lo più innocenti, con l'intento di trovare un colpevole a tutti i costi, condannandolo per reati che, con tutta probabilità, non ha commesso.
Al tempo che fu, infatti, le "streghe" e gli "stregoni" non commettevano nulla che noi contemporanei riterremmo illecito.
Semplicemente, gli eroici uomini di chiesa si inventavano dei pretesti per far vedere quanto ce l'avevano grosso (il potere): misero in piedi una bella persecuzione di migliaia di innocenti, colpevoli solo di amare i gatti, avere nevi, occhi chiari, ecc, unicamente per manifestare il proprio potere.
Ben diverso è quando, per esempio, al giorno d'oggi, si scopre che un bambino è stato sciolto nell'acido: se è avvenuto, che ne so, a Castellazzo*, si cercherà il colpevole in quel gruppo di castellazzesi che sono soliti fare "quelle cose lì".
Ma quella ricerca non potrà essere definita "caccia alle streghe", perché c'è un bambino concretamente morto e qualcuno deve averlo concretamente ammazzato, perciò si chiamerà "indagine".
Con "indagine" si intende l'attività teorica e pratica finalizzata all'appurare la verità relativamente a fatti determinati: succede qualcosa, cerco di capire che è successo realmente.
È chiara la differenza?
Caccia alle streghe: si infangano persone completamente estranee ai fatti.
Indagine: si interrogano persone informate, spesso per loro stessa ammissione, sui fatti.
Confondere i due termini è sinonimo di ignoranza.
Applicarli scorrettamente per cercare di fare i simpatici è sinonimo di idiozia.
Così, perché c'ho il feticcio della chiarificazione.

* Castellazzo è il primo paesino che mi sia venuto in mente, non sono a conoscenza dell'esistenza di clan al suo interno.
Non provate a sciogliermi nell'acido perché tanto, per quanto acido possa essere, non lo sarà mai quanto me.

domenica 12 novembre 2017

Agli "amici".







: ogni tanto, in questo gabbiano con le piume inzaccherate di catrame che chiamiamo "esistenza", mi vengono in mente dei pensieri che facevo da piccola e che mi tornano ciclicamente utili.

Alle medie c'era questo ragazzetto molto simpatico e pittoresco che, credo nel doposcuola o qualcosa del genere, veniva appioppato a turno a qualcuno di più studioso di lui.
Quando veniva appioppato a me notavo sempre che, ogni volta che passava più di mezzora con una bambina, lui se ne innamorava e iniziava a scriverle "ti amo" in tutti i colori del mondo (ai miei tempi si mandavano i bigliettini, sì).
Così, quando me lo ritrovavo vicino di banco, sapevo già che, da lì a mezzora, avrei avuto anch'io il mio bel "ti amo" da quell'incostante spasimante.
E mi faceva molta tenerezza, quel ragazzetto.
Perché, naturalmente, non è che volesse dire proprio "ti amo", voleva semplicemente dire che si stava trovando bene in quel poco tempo passato con me.
E, a turno, con tutte le altre bambine.
Credo lo facesse anche coi maschi, ma immagino che sostituisse il "ti amo" con qualche pugno, come erano soliti fare tra di loro i portatori di pene acerbo per dimostrarsi affetto.
Mi faceva molta tenerezza, quel ragazzetto.
Perché era chiaro che fosse tanto solo  mentre io ero arrivata dalle elementari con la mia corazzata, con gli amici che sono ancora amici adesso, con le mie uniche gioie di quel periodo (e di tutti i miei periodi).
Mi facevano molta tenerezza quelli che non avevano nessuna amicizia, nemmeno una, coltivata dalla tenera età.
E ce n'erano molti, come quel ragazzetto.
Così pieni di affetto, così dispensatori di affetto, così desiderosi di affetto, da essere anaffettivi.
E ce ne sono ancora molti, come quel ragazzetto.
Solo che io, adesso, li schifo.
Nessuna tenerezza per loro.
Nessuna tenerezza per voi.
Perché se in trenta, quaranta, ecc, anni, non siete stati in grado di coltivarvi delle amicizie sincere, profonde, senza soffocarle con il vostro finto affetto, la colpa sarà sì dell'universo ostile, ma soprattutto è vostra.
Se, nell'età adulta, considerate "amico" solo chi passa più tempo con voi, se valutate solo la quantità, se badate solo alla vicinanza fisica, materiale, io vi schifo.
Se saltate ancora di fiore in fiore, dando affetto a tutti senza darlo realmente a nessuno, io vi schifo.
Quel ragazzetto aveva già vissuto, in quella decina di anni di vita, tutte le difficoltà che voi, nella vostra, per vostra fortuna immeritata, non vivrete mai.
Voi siete senza scusanti.
Voi siete il peggio.
E io, giusto per sottolinearlo ancora, e ancora, e ancora, vi schifo.

giovedì 9 novembre 2017

La banalità del male




: io ho un animo acido, rompicoglioni, prolisso e antipatico.
Però, purtroppo, estremamente delicato.
E vedere la testata al "giornalista" di Nemo mi disturba profondamente, come mi disturbano quei video sui maltrattamenti ai bambini, anziani e animali.
Mi disturba sapere che esistano elementi del genere.
Elementi che vivono di violenza, animali che, senza andare tanto lontano, leggo quotidianamente sui gruppi online. E che sopprimerei senza stare tanto a parlare di diritti umani.
E, poi, elementi che per lo scoop, per l'audience, per il dio danaro mascherato da giornalismo di inchiesta, sono pronti a farsi ammazzare o a fare ammazzare il collega, continuando a tenere la telecamera in mano senza aiutarlo.
Come in quei circhi infernali in cui ci sono gli animali feroci, i domatori feroci e gli spettatori feroci.
La ferocia è ovunque, per un motivo o per l'altro.
Se voi non consideraste la filosofia come un punto in più per farsi assumere da Mc Donald's sapreste che tutto questo ha un nome: banalità del male.
Ma che cazzo parlo a fare?

mercoledì 8 novembre 2017

A me mi





: allora, raga, consiglio di grammatica pragmatica:
non correggete l'A-ME-MI.
Perché:
1) denota spessore, non culturale ma di coglioni che si gonfiano, ruotano e poi esplodono.
2) generalmente chi caga il cazzo per l'a-me-mi è chi si è fermato a quel punto dell'apprendimento della lingua italiana che coincide con i due anni di età. Infatti è l'unico errore che riconosce facilmente, unitamente al "'ma però" e all'uso dell'h.
3) se correggi l'a-me-mi e poi canni tutti i verbi sei peggio di colui che correggi, perché sei comunque un ignorante ma un ignorante borioso.
4) se correggi l'a-me-mi a un grammar-nazi significa che non sei solo un rompicoglioni, ma uno stupido rompicoglioni che non coglie l'ironia.
5) se ripeti ossessivamente "a me mi non si dice!" senza sapere perché è sbagliato mi fai salire il bullismo che praticavo da infante nei confronti dei pappagalli secchioni, che ripetevano le cose senza capirle.
6) se uno è così analfabeta da non aver assimilato la prima regola che gli viene insegnata quando inizia a parlare, che senso ha accanirsi?

A me mi state sul cazzo, ma forse l'ho già detto.

giovedì 2 novembre 2017

Emulazione/Ammirazione








: raga, se vi piace quello che fa qualcuno e volete farlo anche voi, diteglielo.
Perché magari è contento di insegnare qualcosa e avere qualcuno che apprezza quello che fa.
Poi, certo, ci sono cose che non si possono insegnare (per tutto il resto c'è YouTube) ma due dritte si possono dare.
Io non farò mai una vellutata di zucca come quella di mia nonna ma posso cercare di imparare il suo metodo, chissà che un giorno mi verrà non dico uguale ma simile.
Idem per il sarcasmo: il sarcasmo non si impara. Ma si può imparare a costruirne la "struttura".
Solo, non copiate.
Non copiate sguaiatamente, rozzamente, grossolanamente: si vede.
Si vede che non siete nel vostro, si vede la forzatura.
E poi, non mi stancherò mai di dirlo, copiare è rubare.
Perciò, chiedetele, 'ste due dritte.
Non abbiate paura di alimentare l'ego di chi state imitando: così è peggio, eh. L'imitazione è già, di per sé, un "so che sei meglio di me".
Tanto vale ammetterlo e imparare in modo pulito qualcosa.

P.S. Sfigati.