lunedì 26 marzo 2018

Oggi “cucino”!






: cosa mangio oggi?
Cucino!
Ti prego, no.
Ma perché?
Perché non sai cucinare, cretina.
Chi l’ha detto?
Tu. Tutti.
Beh, non è vero.
Ah, no?
No. Perciò cucino.
Ok. Cosa?
Non lo so. Che c’è in frigo?
Cose già pronte: zuppe o roba per fare dei sandwich.
Ho detto che oggi cucino.
Ok, ma cosa?
Ho le verdure che mi ha bollito mia madre.
Una che si fa bollire le verdure dalla madre, perché non ha sbatti di aspettare che cuociano, come può cucinare?
Può.
Ok, bene. Come intendi “cucinarle”?
Perché le virgolette?
Così, per pregiudizio.
Ah, ok. Beh, con i vermicelli.
Ti rendi conto che l’unica volta all’anno in cui affermi di voler cucinare ti butti sui vermicelli?
Sì, mi piace non azzeccarne mai la cottura.
Ti piace non azzeccarne... vabbè. Perciò verdure bollite con vermicelli di riso?
Ho detto che cucino. Buttare pasta di riso in mezzo a verdure bollite già pronte non è cucinare.
Giusto. Quindi?
Quindi faccio il sugo, il sugo vero: spezzetto le verdure, broccoli e carote, e le faccio andare con uno sputo d’olio. Grezzo ed extra vergine, eh.
E fin qui.
Ho solo dei dubbi sulle carote. Le carote a rondelle non mi sanno di sugo.
In effetti.
Poi provo a trasferire un po’ di passione nella padella abbondando con il peperoncino. Poi curry.
Curry al cesso?
Magari dopo. Comunque, dato che le verdure mi sembrano un po’ sofferenti le devo ammorbidire. Ci butto il latte.
Il latte?
Eh, il latte.
Ma, intendi la panna?
No, idiota, intendo il latte. Latte latte.
Ok.
Fatto, sono già un po’ più vive: guarda che bel colore!
G.
Eh?
I vermicelli.
Cazzo. 
L’acqua bolle da un’ora.
No. Cazzo, no. Ogni volta la stessa storia. Beh, spengo il fuoco e li butto nell’acqua. Poi non li scolo con lo scolapasta, perché mi serve che mantengano un po’ di acqua di cottura.
Non hai voglia di prendere lo scolapasta, vero?
Già.
Dio!
Beh, sono pronti. Li aggiungo al sugo e faccio saltare un po’. Poi impiatto. E metto la curcuma a freddo.
La curcuma?
La curcuma. Mi serve per le sinapsi. Comunque, che te ne pare?
Avevi ragione.
Cioè?
Non ne azzecchi mai la cottura.
Lo so, mi piace così. Ma sono buoni?
Sono buonissimi, cazzo. Anche se le carote...
Già. Comunque avevo ragione, no?
Già. Ma tu hai sempre ragione, no?
Già.




giovedì 22 marzo 2018

Il coccodrillo come fa?







: il coccodrillo come fa? Non c'è nessuno che lo sa.
Il cazzo, raga.
Forse non sappiamo che suono emetta, ma come fa lo sappiamo bene.
Il coccodrillo piange dopo aver mangiato la sua preda.
Certo, non è che proprio "pianga" alla nostra maniera, cioè per dispiacere o gioia.
Piange perché si deve pulire gli occhi.
Però tant'è, se ci limitassimo a osservarlo senza pensare alla fisiologia e volessimo attribuirgli un comportamento tipicamente umano, diremmo che piange.
Piange dopo aver pappato un altro animale.
Ecco perché con "lacrime di coccodrillo" intendiamo il finto dispiacere di qualcuno che piagnucola dopo averla fatta grossa.
Ed è pieno, fra gli umani, di coccodrilli.
Solo che il coccodrillo rettile, quando frigna, sta semplicemente espellendo le schifezze, mentre l'umano, quando frigna, sta semplicemente facendo lo stronzo e la schifezza, manco a dirlo, è lui.
Ma che se ne prenda una, di responsabilità, il coccodrillo umano!
Che faccia lo stronzo, se ne ha voglia. Ma, per carità!, non pianga a comando, ché mi innervosisce.
Perché le scarpe di coccodrillo animale non le comprerei.
Quelle di coccodrillo umano, invece, le fabbricherei.
Di persona. Io. Me medesima. 

martedì 13 marzo 2018

Se son cachi cacheranno. Il cazzo. Come me.






: “Se son rose fioriranno”.
- E se son cachi?

 Ecco, a questo punto, secondo il galateo della barzelletta, ci starebbe una risata.
Ma non c’è proprio un cazzo da ridere.
C’è da incazzarsi, piuttosto: se ci viene da rispondere “Cacheranno!” è perché abbiamo una falla nel nostro sistema.
Se son cachi, raga, matureranno.
Perché diciamo “Se son rose fioriranno”, non “Se son rose roseranno”.
Allora, per conseguenza logica, se la rosa fiorisce, il cachi matura. O fiorisce anche lui, se ci riferiamo all’albero.
Perché la risposta sia “Cacheranno!”, alla domanda “E se son cachi?”, il primo deve dire “Se son fiori fioriranno!”.
Allora lì, sì, ci starebbe:

“Se son fiori fioriranno!”
- E se son cachi?
“Beh, se son cachi cacheranno!”

E sì potrebbe pure ridere immaginando un cachi che caca.
(Anche se, per massima precisione, qui al nord non è che faccia comunque riderissimo perché noi diciamo caGare, con la G -uhm, coincidenze?- Quindi ‘sta battuta andrebbe fatta solo dove si dice “cacare”.)
Ma, comunque, il detto non è “Se son fiori fioriranno”, ma “Se son rose fioriranno” (+ “se son spine pungeranno”). Perciò non esiste la possibilità che qualcuno lo infili in una conversazione.
Ecco perché la battuta viene costruita lo stesso, anche se tecnicamente imperfetta.
Funziona comunque, infatti, grazie a una robaccia che si chiama “fallacia”, una specie di falla nel nostro sistema che ci fa rispondere prontamente “Cacheranno!” anche se, dopo le rose che fioriranno, non ha un cazzo di senso logico.
È una cosa naturale, tipicamente (e fastidiosamente) umana.
E ogni volta che lo faccio notare vengo insultata:

“Veramente sarebbe sbagliato dire Cacheranno perché io ho detto Rose-Fioriranno, non Rose-Roseranno!”
- Sì vabbè, è uguale, minchia che pesante!

E c’hanno ragione: i puntigliosi non piacciono a nessuno, anche (e soprattutto!) se dicono il “vero”.
Perché, talvolta, è meglio essere irragionevoli ma troppo simpa.
Una battuta, per far riderissimo, basta che sia “più o meno!”, basta che sia “Ma sì, ci siamo capiti!”.
Una battuta, come tutto il resto della comunicazione.

Ma sì, è uguale, minchia che pesante.

domenica 11 marzo 2018

Lunghezza mezza bellezza






: Aranzulla consiglia, per avere "successo" su Facebook, di scrivere post brevi (e chiari e semplici).
Questa cosa della lunghezza dei post vi tocca parecchio, raga: fate sempre battute/frecciate/richieste a proposito di questo.
Ora, io capisco che la lunghezza sia dote di pochi e la massa sia per lo più "breve", corta fisicamente e intellettualmente, e quindi si debba portare acqua al proprio mulino, però, raga, avete rotto i coglioni.
Più che altro perché poi, quella pappardella a vostro dire inutile, voi la leggete. Eccome.
Basterebbe ignorarla, se vi dà così tanto fastidio, come faccio io con la maggior parte dei vostri selfie: non è che io vi chieda "Non potreste sforzarvi di essere un po' più belli e non così cessi da irritarmi gli occhi?", passo oltre.
Voi non la ignorate, la mia diarrea verbale, perché, sotto sotto, vi piace, vecchi perversi.
Solo che, piuttosto che ammetterlo, è più facile massacrarmi. 
E questo piace a me, vecchia perversa.
Perciò continuiamo così: io continuo a scrivere sui miei canali il cazzo che mi pare della lunghezza che mi pare (balorda!) e voi continuate a dirmi che sono troppe parole e a leggerle comunque.
Così il vostro masochismo/sadismo/analfabetismo è soddisfatto e così il mio masochismo/sadismo/narcisismo.
Ok?

venerdì 9 marzo 2018

Reddito di demenza all’8 marzo






: comunque ieri, tra un “La donna va rispettata tutto l’anno” e l’altro, in un gruppo alessandrino succedeva questo:
viene pubblicato un articolo con il titolo -Per la festa della donna nuovi “stalli rosa” ad Alessandria-.
Titolo imbarazzante e acchiappa-vusualizzazioni, ok.
Ma un ragazzo (un ragazzo, eh, non un vecchietto giustificato dalla demenza senile) ha davvero pensato che i nuovi parcheggi fossero un regalo per la festa della donna, per TUTTE le donne.
Cioè non hai mai visto delle strisce rosa? Non sei mai andato in un centro commerciale? 
In effetti, può essere.
Può essere che tu viva su un eremo e ti faccia consegnare la spesa dalle aquile, lontano da questo mondo e le sue frivole strisce colorate.
Può proprio essere, guarda. Non è ciò che si evince dal tuo profilo, ma può essere.
Anche se fosse, però, anche se tu non fossi a conoscenza di questa splendida iniziativa civile, come cazzo ti viene in mente, in un periodo come questo, caldissimo in materia di discriminazioni, che basti avere una vagina per aver diritto a un parcheggio?
Tipo “Eccovi dei posti solo per voi, piccole incapaci amanti del rosa!”.
O che, addirittura, possa essere un regalo per un giorno di festa?
Ma come potrebbe mai essere?
E poi, aprilo l’articolo prima di commentare.
Aprilo, benedetto ragazzo.
Perché nell’articolo si capisce come i nuovi parcheggi siano per le donne gravide o con bimbi piccoli in auto, cazzo.
Te l’hanno proprio spiegato, apposta per gli aquilotti come te!, come se non fosse una cosa abbastanza ovvia.
Per questo si scrivono gli articoli online: per dare lavoro a tutti ma proprio tutti tutti tutti (tranne a Giada, perché Giada non se lo merita!) e per fare visualizzazioni, certo, ma anche per essere letti.
Perciò leggi prima di commentare, no?
Prima di fare una battuta divertentissima che espliciti la tua non senile demenza, leggi.
Però poi l’hai ammesso: “Ho parlato senza aver letto!”.
Quindi, bravo ragazzo. Sempliciotto ma bravo. Bravo e sincero.
Magari la prossima volta leggerai prima di commentare.
O magari no.
Però questa ammissione, per la mia proverbiale disillusione nei confronti dell’umanità, vale molto.

Sempre ieri, invece, sono andata a fare degli esami del sangue specifici e ho notato come, nei posti riservati alle donne in gravidanza, fossero sedute ben 9 persone. Di queste 9 (nove!), solo 2 (anche se ho seri dubbi su una), almeno nel momento storico in cui viviamo dove maschi e anziane non possono procreare, avevano il permesso di sedersi lì.
Non c’erano posti riservati ai disabili semplicemente perché, immagino eh!, abbiano corsie preferenziali da altre parti (anche se, nel dubbio, io, capo del mondo eticamente impeccabile, ne avrei messi lo stesso!). Ma, comunque, quello era il posto riservato alle donne in gravidanza. Punto.
Il punto, infatti, è che dovresti sentirti fuori posto in posto non tuo.
Senza altre giustificazioni legate al tuo “io”, senza altri “Eh, io non sono incinta ma ho comunque male da qualche parte!”. Non c’entra un cazzo: tu avrai altre agevolazioni ma lì, in quel luogo e in quel momento, non ci potevi stare. Fine.
Se non capiamo questo, dove cazzo vogliamo andare?
Al Caf a richiedere il reddito di demenza, forse.

lunedì 5 marzo 2018

Politicamente 2018




: al di là di questo ovvio “risultato”, sono stupita positivamente: siamo stati coerenti con i nostri post su Facebook e siamo andati a votare.
Il che è quasi commovente perché significa che, quando ci brucia il culo, qualcosa facciamo. E questo, dato il periodo, mi basta eccome.
Come quando una persona che ami ha smesso di riconoscerti da un pezzo ma, improvvisamente, ti chiama un secondo per nome. Poi torna a urlarti contro, ma quello sprazzo ti basta.
Ecco, il fatto che abbiate votato mi basta. Me lo faccio bastare.
Non commento il CHI abbiate votato, va bene CHE abbiate votato. Che abbiate votato chi sostenete quotidianamente con le vostre opinioni: è un moto di coerenza e a me la coerenza infiamma i lombi.
Ora però, raga, piano con la parola “rivoluzione”, che vedo già un po’ troppo scritta, e con gli entusiasmi da prima partita di campionato: non è detto proprio un cazzo. 
Può succedere letteralmente l’Apocalisse, che sarebbe comunque l’opzione auspicabile rispetto agli inciucetti da quattro soldi.
Ciò detto, spero che i vostri partiti non vi deludano. 
Spero che i vostri leader non vi deludano, anzi.
Perché ricordiamoci sempre chi sono, eh.
Ricordiamoci che dietro a un “ideale” politico c’è un politico, persona fisica, con scarsa affinità con la grammatica o con la melanina, che si prende la responsabilità di portarlo avanti.
Una volta che ce l’abbiamo ben presente, evvai!, bene così.