giovedì 27 giugno 2019

Capitani coraggiosi





: interessantissima questa sfida a chi ce l’ha più lungo tra il Robin Hood tedesco e il John Lackland italiano sulle spalle di 42 disperati.
 Sfida in cui non si riesce a misurare l’effettiva lunghezza degli arnesi perché su entrambi ci sono le creste di gallo e, per carità, non mi ci metto nemmeno.
(Anche se, a occhio, mi pare di scorgere quale dei due sia il più prestante!)

sabato 15 giugno 2019

Siate una quarta folle!






: quando non hai le tette, la gente ti guarda negli occhi e ascolta quello che dici. Il che, se sei contro l’oggettivazione della donna, potrebbe anche essere considerata come una cosa positiva.
Io, però, avrei tanto desiderato provarla, un giorno, quella sensazione.
E, raga, quel giorno è arrivato. Quel giorno è adesso.
Sono sul treno e un ragazzo continua insistentemente a fissarmi il petto.
Il mio piatto petto, che in estate si manifesta in tutta la sua pianeggiante mestizia.
Mi dice due parole, incontra il mio sguardo, ma poi torna lì, a osservare la vastità dell’inesistente.
Forse spera che crescano con la forza del pensiero, con la sola imposizione del desiderio.
Lascia perdere, ragazzo.
Lo dico per esperienza: non accadrà, ci provo da un po’.
Ho anche tentato il coaching motivazionale davanti allo specchio, tipo “Dai, ragazze, siate grandi, siate una quarta folle, su!”. Ma nulla.
Però, grazie, caro.
Grazie per la fiducia, davvero.
Grazie per avermi preso di petto, almeno tu, almeno oggi.

martedì 4 giugno 2019

Verità o prurito?







: filosofia è, tra le varie cose che reputate “troppo astratte” per le vostre concretissime vite, analisi dei concetti.
Uno dei concetti cardine, quelli su cui vi invito a tacere un giorno sì e l’altro pure, è la “verità”.
Anzi, la “verità” è il concetto bomber della filosofia.
La verità è impastata nel pensiero umano, così come la “giustizia”, altra punta di diamante della riflessione profonda.
Da quei concetti deriva il litigio, per esempio, lo scontro, fino ad arrivare alla guerra.
Va da sé che non proprio tutti abbiano il diritto di parlare di “verità”.
Almeno dopo i sei anni.
Prima va bene tutto. Prima un “Io dico sempre la verità gne gne gne!” lo accettiamo perché viene detto con quella vocina tenera e dolcissima.
Dopo i sei anni, però, quando si pretende credibilità o riconoscimento per le proprie preziosissime parole, si dovrebbe aver riflettuto a fondo su quei concetti che si tirano in ballo per riempirsi la bocca.
Cioè (ché poi mi tacciano di nazismo), non è che non si abbia il diritto di parlarne, perché ogni idea deve poter essere espressa -viva la vita viva i fiori e viva stocazzo-, ma non si deve pretendere che quella che si ha in tasca sia una verità assoluta.
Perché non è così.
Soprattutto nell’ambito delle relazioni interpersonali.
A me va benissimo che, per esempio, uno sputtani un altro raccontando una fantomatica “verità”, perché così è la vita, così è il mondo e così è la natura umana, ma quella non sarà LA verità. Sarà la SUA verità.
Una verità, inoltre, poco argomentata o argomentata male, con picchi di nervosismo e sudore freddo.
La verità, quella assoluta e oggettiva (o anche solo un fatto facilmente dimostrabile da immagini o screenshot, per essere contemporanei!) non ha bisogno di tanti sotterfugi o alleanze momentanee: è lì, bella salda e manifesta.
Basta coglierla.
E non la si può cogliere se non si è abituati alla riflessione profonda.
E si vede, eh, chi ci è abituato.
Chi ci è abituato saprà rendere conto di ogni suo pensiero, parola e comportamento.
Essere sinceri, dire sempre ciò che si pensa, non è “dire sempre la verità”. È dire sempre la PROPRIA verità. Che, molto spesso, non è una verità.
È un sentimento, un prurito, un moto d’isteria.
Ma non è LA verità.
Peccato che, però, si scelga sempre la verità che fa più comodo in quel momento, che è più utile per qualcosa, che è più divertente o pruriginosa.
È un peccato, ma va bene lo stesso.
Così è la vita, così è il mondo, così è la natura umana.