lunedì 27 gennaio 2020

Il 27 di gennaio






: cosa diresti, tu, di questa allergia?
È come vederti: scrolleresti la testa e borbotteresti un “Us po’ nenta”, osservando quante medicine devo prendere.
Tu, che giudicavi un affronto anche solo l’obbligo di bere un po’ più di un bicchiere d’acqua al giorno.
E cosa diresti, tu, di tutti questi medici che non riescono ad arrivarne a una?
È come vederti: sentenzieresti un perentorio “Ansansà”, senza troppa possibilità di replica.
Tu, che non ti fidavi del giudizio altrui, non importa su quale insieme di competenze fosse fondato.
E, questione più vitale, cosa diresti tu di questo mio attuale regime alimentare?
È come vederti: incazzato come un’aquila. Perché qui, sì, ti incazzeresti a bestia.
Tu, che se mangiavo un panino a pranzo dovevo vedermela con te.
Oggi, poi, chissà che diresti.
Oggi che, se fossi qui, avremmo festeggiato con delle paste che non avrei potuto mangiare.
Ma le avrei mangiate.
Per festeggiare te, sì, le avrei mangiate.
E, forse, mi sa che le mangio lo stesso.
Anche se starò male.
Tanto, peggio di ipotizzare come sarebbe se fossi qui quando non ci sei, non c’è niente.
Nemmeno la mia fottuta orticaria.
Buon compleanno. 🖤

venerdì 17 gennaio 2020

Chi sta zitto fa un passo indietro (Sanremo 2020)





: raga, bisogna distinguere le due polemiche perché se no, davvero, sembriamo tutti deficienti.
Una cosa è la bellezza, l’altra è il “passo indietro”.
Non si può demonizzare uno perché dice “Ovviamente sono tutte bellissime”.
Non vuol dire “Sono ovviamente state scelte perché sono tutte bellissime”, in quel momento.
In quel momento è un banale complimento.
Poi, certo, alcune sono state scelte unicamente perché sono bellissime, altre perché sono le-fidanzate-di, altre perché sono personaggi peculiari, ecc.
E indignarsi per questo, scusate, mi pare un po’ intellettualmente deboluccio: se fai la modella e costruisci la tua vita su fondamenta esclusivamente estetiche, per cosa devi essere ingaggiata? Perché sei bella. Poi puoi essere “anche” spigliata, intelligente, ecc. Ma prima di tutto vieni chiamata perché sei bella. Se trovi che questo svilisca la tua persona, perdonami, forse avresti dovuto scegliere un’altra carriera. Una carriera che mettesse in risalto prima di tutto le tue facoltà cognitive.
Allo stesso modo, se sei la fidanzata di Valentino Rossi e sei “conosciuta” unicamente per questo, per cosa dovresti essere scelta? Perché sai parafrasare la Divina Commedia?
Sono vallette, raga.
A Maria De Filippi non avrebbero mai proposto il ruolo di valletta. Perché?
Solo perché è bruttarella? No.
A Belen, invece, l’hanno proposto. L’ha accettato, oscurando chiunque altro ci fosse su quel palco.
Solo perché è bellissima? No.
Questo cosa vuol dire? Arrivateci.
Facendo un discorso più generale e di un estremismo a cui mi opporrò sempre, vogliamo eliminare proprio il ruolo di valletta, così come i concorsi di bellezza, così come la prostituzione, ecc, in quanto mercificano la “donna”?
Come la metteremmo con tutte quelle che c’hanno proprio la vocazione, che vogliono, proprio dal profondo, proprio con tutta l’intenzionalità possibile, essere quel tipo di oggetto?
Perché dire “Non puoi fare la valletta perché offende il tuo essere donna!” si porta dietro tutta un’altra serie di costrizioni altrettanto avvilenti (come al solito: cosa è “donna”? Perché è “donna”? Ecc.).
Occhio con i fanatismi, raga.
Altro discorso è “il passo indietro”.
Quello sì che è da demonizzare.
Però è fin troppo facilmente demonizzabile.
Considerare (e spiattellarlo in conferenza stampa), nel 2020, una caratteristica pregevole saper stare un passo indietro al proprio uomo, beh, mi pare fin troppo auto-lesionistico.
Troppo idiota per essere vero, insomma.
Sarà che so’ complottista, sarà che in quest’epoca in cui non conta la sostanza ma essere un possibile oggetto di meme, in cui non conta ciò che dici ma arrivare a chiunque come un virus, io non credo più a un cazzo.
In questo abuso di parlatene-bene-parlatene-male-purché-ne-parliate, io non credo più a un cazzo.
Quando si devono contare le visualizzazioni per monetizzare, io non credo più a un cazzo.
Nemmeno all’idiozia spontanea.
Il che non assolve lo sbadato omonimo del genio artistico, anzi: siamo sempre lì, è più demonizzabile essere coglioni o fare i coglioni?

“Una ragazza o una donnina
Papageno brama per sé!
Oh, una sì soave colombella
sarebbe una beatitudine per me!
Se nessuna mi accorda amore,
la fiamma mi dovrà consumare,
ma se una bocca femminile mi bacia,
ecco che son già guarito.”

sabato 11 gennaio 2020

Scontri dell’Alessandria-Centro








: e, proprio quando mi ero ormai rassegnata, proprio quando l’unica forma di ribellione rimasta sembrava essere mettersi uno smalto di un colore diverso sull’anulare, ecco che arriva lui, il soverchiatore, il sovversivo, l’indomito rivoluzionario, il terrore dell’Alessandria-Centro.
Colui che, ingovernabile, si oppone alle futili regole di buon vicinato.
Colui che, sprezzante, lascia il segno delle sue ronde notturne.
Colui che, signori, e permettetemi di vacillare dall’emozione, fa cagare il suo cane sul marciapiede senza pulire.
L’antieroe che tutti i romanzieri vorrebbero.
L’inconfessabile desiderio di ogni donzella.
Ma il nostro indomabile uomo non spezza solo i cuori.
Distrugge anche i cartelli che gli veingono dedicati.
Certo, perché, per ogni riottoso ribelle, c’è sempre chi tenta di contrastarlo.
L’eroe morale, il perseverante paladino del quieto vivere.
Il cocciuto condomino che, ogni giorno, appone un tanto supplicante quanto perentorio (ma anche poco avvezzo a sintassi e semantica) cartello. Un monito ora accomodante, ora spazientito. Sempre diverso.
Cartello che il nostro antieroe, con il fare beffardo che lo caratterizza, rimuove senza il minimo scrupolo.
Lo rimuove e, a spregio, fa esattamente ciò che gli viene ordinato di non fare: in tarda serata, toglie il biglietto e fa cagare il suo cane esattamente nel posto in cui era apposto il biglietto.
Il giorno dopo la storia si ripete.
Una storia di attesa, romanticismo, costanza.
E io non so a chi votarmi: per affinità sarei del ribelle, per formazione dell’eroe morale.
Ho l’anima in tumulto.