martedì 23 luglio 2024

Ché tanto, poi, non la fa.



: capita spesso, da giovane molto di più, che io venga trattata da stupida. 

Sarà lo sguardo bovino o assente, o bovino e assente, sarà la noncuranza che lascio trasparire quando qualcuno mi parla ma, tant'è, non è raro che ci si rivolga a me come la non più sveglia del villaggio.

Prima ne soffrivo molto, poi crescendo (leggi: invecchiando), ho imparato a starmene: la comprensione di testi kantiani e heideggeriani, le inferenze logiche, la metafisica, lo ammetto, potrebbero aver aiutato e non poco nella costruzione del mio fortilizio intellettivo.

Non solo ho imparato a starmene, ad accettare la mia apparente stoltezza, ho imparato a divertirmene.

Poche cose sono più esilaranti - cioè esilaranti per me che nel picco più alto dello spasso al massimo alzo un angolo della bocca - di questa scena: 

mi si sta insegnando a fare una cosa che io, con i miei tempi lunghi da analisi e non da sintesi, impiego più del dovuto ad apprendere.

Mentre io sono lì che sono in procinto di fare, il mio insegnante si spazientisce, troppo tempo, ha fretta. Così sventola la mano in aria come per dire "Via, sciò, faccio io!". E fa una merda. 

O, meglio, non riesce proprio. Non ne arriva a una.

Cioè lui prende le redini, che dovrebbero essere scattanti e risolutive... e fallisce.

Che bello è?

E tu ti limiti a guardarlo.

Con il tuo sguardo bovino. 

O assente.

O bovino e assente.

Che ridere fa?


Quando qualcuno ti fa sentire un idiota perché non riesci a fare una cosa, FAGLIELA FARE.

Ché tanto, poi, non la fa.