lunedì 27 luglio 2020

La vera mamma-bomber sono io






: quando hai trentaquattro anni e non hai figli, l’argomento pedagogico te lo devi proprio scordare, se vuoi evitarti i vari “Eeeeh, ma tu non puoi capire!”, “Eeee, poi mi dirai!”, ecc.
E, infatti, per la maggior parte delle volte, me lo scordo eccome e mi crogiolo in quel paradiso mentale meglio noto come “i cazzi miei”.
Per la maggior parte delle volte.
Questa volta, però, non è in quella maggior parte.
Sono sul treno, di fianco a me una famigliola.
Il bambino, un anno e mezzo a occhio, sta colorando.
Ora, a un anno e mezzo nemmeno Raffaello stava nei bordi. Non lo pretenderei dal povero Franceschino che, fra l’altro, non vive in pieno Rinascimento ma in quest’epoca culturalmente e artisticamente arida.
Non è di quest’idea la madre, che gli urla:
“DEVI STARE NEI BORDI!!!”. Così, secca.
Franceschino, con le orecchie basse, la guarda perplesso.
Credo abbia dei dubbi sulla parola “bordi”.
Perché, vedi, aquila diversamente materna, se vuoi che tuo figlio capisca il rimprovero, devi prima insegnargli il concetto e la realizzazione di quel concetto. Prima, non poi.
Come hai fatto, da lì a un secondo:
“GUARDA COME FA LA MAMMA!”, e gli strappi l’album dalle mani sostituendolo con il tuo cellulare. E ti metti a colorare tu, mentre Franceschino guarda le icone colorate sullo schermo.
Cioè tuo figlio, silenzioso come un gatto (cosa di per sé molto rara da trovare su un treno), si sta tenendo occupato con un sano passatempo.
A te non va bene il modo in cui sta svolgendo il compito.
Invece di spiegargli PRIMA come si fa, lo cazzi e 
cerchi di insegnarglielo DOPO, invertendo completamente il naturale corso dell’educazione esemplare.
E come cerchi di insegnarglielo? Pretendendo che ti guardi colorare dopo avergli messo in mano il tuo cellulare.
Risultato di questo colpo di genio paideutico è che Franceschino non ti caga di striscio e tu, beh, a colorare fai schifo, scusa se mi permetto.
Quando ti accorgi che, agli occhi di tuo figlio, il tuo operato non ha appeal, lo guardi sprezzante e gli dici:
“ECCO, ADESSO FALLO TU!”.
Ma adesso Franceschino sta armeggiando col cellulare che TU gli hai dato e che non vuole, ovviamente, restituirti.
“MOLLALO!”
No!
“MOLLALO!”
Nooo!
Ed è lei a mollargli qualcosa: un sonoro schiaffo sulla manina.
Io mi sgancio la mascherina, mi schiarisco la voce in modo da farmi sentire anche in Australia, metto le braccia conserte e mi limito a guardarla come solo una persona al mondo è stata guardata così da me. Non dico altro per non mortificare ulteriormente il bambino.
Perché, spoiler: i bambini se ne accorgono quando hanno dei genitori di merda. E se ne vergognano, oltre a soffrire oltremodo.
Dovrei farmi i cazzi miei per tutta una serie di motivi tra cui, certo, non ho figli, non posso capire, ognuno educa la prole come si sente, ecc.
Il punto è che a suon di “Non ci sono regole scritte del buon genitore” ci ritroviamo circondati da idioti.
E siamo su un treno, luogo pubblico: questi sono anche cazzi miei, sì.
Ed è stata una sberla gratuita, completamente insensata.
Quella che tu avrei dato io, invece, sarebbe stata davvero più ricca di significato.
Comunque, in quel momento, il padre, avendo sentito la mia gola vibrare, si desta dal coma cerebrale e accenna un “Che succede qui?”, che manco Morgan a Sanremo.
Fortunatamente, il treno ci avvisa che siamo arrivati in stazione con un “ciuf-ciuf”.
E Franceschino alleggerisce l’atmosfera ripetendo: “ciuf-ciuuuuuuf!“.
E ci salva.
Ci salvano sempre, i bambini.
Si salvano sempre, i bambini.

martedì 21 luglio 2020

Un anno di noi







: oggi è il 21 luglio.
“Eppure è successo qualcosa, il 21 luglio!”, ho pensato.
E, in effetti, due anni fa, in questo giorno, si è sposata la mia coppia preferita. Per la quale firmerei altre mille volte, anzi, all’infinito. 
Ma, purtroppo, non è successo solo questo.
L’anno scorso, Il 21 luglio dell’anno scorso, io ho avuto la mia prima manifestazione allergica.
Improvvisamente, mentre ero sdraiata sul letto, ho avuto l’impulso di strapparmi la prima pelle, chiedendo a chi avevo di fianco cosa stesse succedendo alla mia schiena.
Stava letteralmente eruttando.
Senza preavviso, di punto in bianco.
Un anno fa, oggi, il nichel mi ha fatto sua.
E lo sarò per sempre.
Ha stravolto il mio modo di mangiare, pensare e, soprattutto, vivere.
Buon anniversario, amore mio.
Grazie per avermi insegnato a rifiutare gli inviti a cena, a gonfiarmi senza motivo, ad autoflagellarmi per il prurito.
Ti amo, razza di bastardo onnipresente. ❤️