martedì 28 dicembre 2010

Felicissimo, santissimo e obesissimo Natale.




: e, anche quest’anno, abbiamo adempiuto a tutti gli oneri del caso.

Abbiamo risposto ad auguri diversamente sinceri, abbiamo consegnato regali diversamente utili, abbiamo compiuto atti diversamente altruistici.

Un po’ di falsità quasi salutare, se adottata una volta all’anno.

Ma,  in questo periodo denominato “le feste”, esiste una cosa sfacciatamente onesta: la repentina sottomissione dei miei fianchi e cosce al volere della caloria. E del carboidrato. E del grasso saturo.

Ieri sera, mentre ammiravo Johnny il Turista, le farfalle venivano spintonate da capretto e rabaton che ballavano il merengue senza la benché minima intenzione di smettere, nonostante fossero passati tre giorni dalla loro assunzione.

L’unica nota positiva di questo metabolismo sincero, e sinceramente in crisi natalizia, è che non credo sia una peculiarità del mio organismo. Penso infatti che ogni femmina sopra i ventanni  si stia attualmente tappando la bocca per poterla riaprire di gran carriera la sera del 31, corrente mese.

Perciò, in sostanza, a che serve festeggiare il compleanno di qualcun altro se si ottengono solo grasso e ipocrisia?



Non posso essere così materiale.



Ma va, io?



No, non io.





Oh, fanculo, potrò amare come meglio credo, così superficialmente ma davvero profondamente, un oggetto???



Felicissime, santissime, obesissime feste.

 


giovedì 16 dicembre 2010

Potresti, gentilmente, spremere il dentifricio dal fondo e abbassare latavoletta?




: mai e poi mai direi qualcosa di negativo sull’universo maschile, se non fosse stato strettamente necessario.

Ho sempre pensato che il cervello di un uomo fosse molto, ma molto, più bello di quello di una donna. Si, a livello estetico, sicuro, essendo più grosso e ricco di cellule. Ma anche a livello funzionale. È più bello, punto, poche balle.

E sono anche convinta che la combinazione XY sia davvero più efficace di quella XX.

Quel che è certo però è che, talvolta, ci siano scintille fatali provocate dall’eccessiva attività cerebrale, che potrebbero causare incendi con relativi danni  nell’apparato del linguaggio, comportando gravi conseguenze in campo relazionale con individui XX.

Ed è ovvio, perché il maschio con un altro maschio, non ha grandi velleità verbali; non ha bisogno di vocaboli, congiunzioni, preposizioni, tempi verbali e quant’altro. No, lui comunica a grugniti, gesti e, all’apice della propria aulicità, a colpi di flatulenza.

Quindi è chiaro, povera stella, che quando si trova davanti ad un aguzzino che cerca di estorcergli futilità quali romanticismo, sorprese, sincerità, correttezza, fedeltà, sportività, gratitudine, si senta spiazzato.



E cosa fa il mio pupillo, quando si sente spiazzato? SPARA CAZZATE.

Abnormi, grandissime e giulianoferrarissime cazzate.



Prima fra tutte: “Ho te, non mi serve/non ho bisogno di nient’altro”.



Maledettissimo frutto del seno di un esemplare femminile lascivo e di dubbia moralità.

Io non ti devo servire. Io non sono un bagno chimico dell’Heiniken Jammin’ Festival.

Io devo essere un desiderio continuo, un volere, un piacere. Non un bene di prima necessità, popolare e per la massa, ma un lusso. Stupido dipendente statale.



Due: “Ma chi? Quella? Stai tranquilla, quella non mi caga neanche!”



Quella non ti caga neanche? Perché, fammi, capire, se ti cagasse?

La locuzione corretta ed apprezzata sarebbe, invece, ovviamente: “ma chi? Quella? Quella non la guarderei nemmeno se facesse la postina e stesse dietro il mio spioncino. Nemmeno se facesse la vigilessa nell’ora di punta. E se fosse un’oculista e mi indicasse il tabellone con le lettere grandi e piccine, le direi: no, cara, io lì non guardo!”. Sottolineando a dovere la prima persona verbale: IO, lì non guardo, anche se sei TU a chiedermi di guardare.



“Cosa vuoi per Natale/compleanno/anniversario della nostra prima annusatina ?”



Prego? Temo di aver scomposto nella mia mente i suoni delle tue parole e ciò che ho ottenuto è un qualcosa di molto simile al grugnito del porco quando vede la ghianda.

Cosa voglio? Non mettermi in una situazione di imbarazzo perché se ti dicessi quello che veramente desidero probabilmente inizieresti a sudare e a prendere le sembianze di Rosy Bindi durante il ciclo, quando soffre come un cane e si ricorda, suo malgrado, di essere donna. Fai di testa tua, comprami un profumo, sbaglialo e ci ripensiamo fra un anno. Solo NON chiedere aiuto alla mia migliore amica, costringendomi a sperare che le cresca un’appendice, così da poter vivere serenamente la mia storia d’amore con lei, per poi ripiombare nella triste realtà e rendermi conto di avere un fidanzato che non ha la minima idea di cosa possa farmi felice.



Ah, bè, poi c’è la più ovvia di tutte: “Stasera sei bellissima”.



Questo tuo calcare con il pennarello tenuto a pugno chiuso, come facevo io da infante isterica, schiacciando la punta sul foglio e solcandolo a forza di cerchi concentrici, su quel STASERA è la cosa più irritante che un uomo, maschio, portatore di mini-pene, possa fare. Cosa intendi, vita mia, con STASERA? Che negli altri giorni non sono abbastanza gradevole alla tua vista? Che basta un tacco 12 di vernice per farti aprire il sipario del complimento? E, in tutta sincerità, pensi che basti per aprire il mio, di sipario?  “Sei bellissima, COME SEMPRE. / Sei Più BELLA DEL SOLITO.”



Bene, ora vado a prendere un astringente per la mia secrezione verbale. Ecco, non al limone, perchè ne ho già visibilmente abusato.

mercoledì 15 dicembre 2010

Dottore, ho paura di essere scontata, è grave?





: Oscar, in uno dei suoi viaggi astrali avvenuti in seguito ad una lunga sessione di retrospezione (capit’amme!), se ne esce con questo aforisma: “nulla è pericoloso quanto l’essere troppo moderni. Si rischia di diventare improvvisamente fuori moda”.

Ora, essendo che la mia boria non conosce limite umano e quasi sicuramente nemmeno divino, posso parafrasare con assoluta certezza e consapevolezza dicendo che “ ricercando a tutti i costi l’eccezionalità, si crolla inevitabilmente nella banalità”.

E sarebbe tendenzialmente, teoricamente e forseforsechesi, vero.

Se non fosse riferito a me.

Già, perché io non ho la spasmodica fobia di essere mediocre, come mi viene imputato.

Solo che, bè, non lo sono. E non apprezzo chi lo è.

O forse non credo di esserlo e non apprezzo chi penso che lo sia.

O forse sono così narcisa da non rendermi conto di non valere granchè e, non contenta, da non rendermi conto che chi considero mediocre in realtà sta alla destra di Dio.

Ma anche se così fosse.. anche se io passassi le giornate a spulciare fra le statistiche cercando di scoprire cosa l'uomo medio non farebbe mai e bramassi quegli 1% come fossero diamanti..
La mia domanda.. quella più naturale e poco complessa.. è: ma a te, piccolo roditore con gli occhi rossi che ci metti un mese per capire che se sali sulla ruota, ed accenni una corsetta, questa si mette a girare..


A te, piccolo prodotto ittico che, se ti metto in una boccia non specchiata all’interno, dai di matto,  inizi a boccheggiare elettroshockamente e muori..

A te.. chettefrega?

Cosa ti importa se sul sito di cui noi tutti abusiamo metto che ho studiato come “tuffatrice in mini-piscina all’Accademia Circense di Monaco di Baviera”?

Perché non ti dai pace se, quando devo interloquire, non mortifico la nostra grammatica?

E..

Soprattutto..



I tuoi continui attacchi.. offesucce che nemmeno yoghi con bubu..



.. altro non fanno che costringermi a ringraziare genuflessa sui ceci..

.. ogni volta che ti appelli alla mia banalità..

..ogni volta che dici che non c'è sostanza dietro a un paio di leggings di latex..

..insomma, ogni diavolo di volta..

.. di essere così, tenacemente contraria ai saldi.. sempre, senza sforzo e con estrema naturalezza..



..A PREZZO PIENO.

venerdì 10 dicembre 2010

Discordanza e il suo rimedio: è contorto ma se ci pensi non è unastronzata.





: non ci si fa una ragione per la fine di un amore se, durante lo stesso, mente e cuore la pensavano allo stesso modo.

Perché se avessero avuto opinioni discordanti e uno dei due avesse sbagliato, l’altro avrebbe potuto additarlo come colpevole e incollare pazientemente i cocci dell’anima.

 Se,invece, a sbagliare sono tutti e due, l’anima, da chi viene aggiustata?



È qui che, mentre mente e cuore si stanno ancora struggendo per aver preso una cantonata colossale e sono intenti a frignare ed osservare i pezzi scomposti dell’anima, entra in gioco l’autostima.

L’autostima gioca un ruolo fondamentale nella combinazione dei fattori che danno vita ad un individuo.

È colei che, a seconda delle sue dimensioni, fa di un essere un piccolo roditore, una laboriosa formichina o una sinuosa pantera.



Tre fattori, perciò. Mente, cuore e autostima.

Agire seguendo uno, agire seguendo l’altro, accrescere a poco a poco l’altro ancora.



La mente, boriosa nel suo operato, dal giudizio infallibile, non si scompone, non urla, non si emoziona. Lei produce, basta. Raggiunge traguardi attraverso fatti e conseguenze. È lei che, di solito, porge il fazzolettino con cui il cuore si asciugherà le lacrime dopo una delusione.



Il cuore, tenero lui.  Regala i suoi battiti involontariamente, spesso alla persona sbagliata. E si strazia, e si strugge, e si lacera. Tanto ci pensa la ragione, aiutata dal tempo, ad asciugare le sue solite lacrime dopo la sua solita delusione.



Ma andiamo a ritroso: ancora prima della delusione (che presuppone un’illusione, altrimenti si chiama conferma), ancora prima dell’amore stesso, ancora prima dell’innamoramento. Torniamo alle prime reazioni chimiche, al primo sguardo, al primo pensiero rosa pallido.



Proprio in quel  momento, mente e cuore si palesano alle spalle di un individuo. La mente è rossastra, con due cornini e una coda a forma di pungiglione triangolare. Il cuore ha un anellino dorato sulla sommità e un paio d’alette candide e soffici.  L’individuo ascolta ciò che hanno da dire, poi decide quale arringa sia stata più convincente, obbligando il perdente a starsene in un angolo fino al momento in cui pronuncerà la frase più fastidiosa esistente: “te l’avevo detto”.



A volte può capitare, invece, che il diavoletto e l’angioletto si stringano la mano e dicano “si, siamo finalmente d’accordo, questa storia può funzionare!”. 

Quando poi, ovviamente, non funzionerà e l’idillio comincerà a sapere di uova marce,  mente  e cuore si guarderanno e non potendo sputarsi addosso alcun “te l’avevo detto”  si rassegneranno a gridare all’unisono un bel “mo’ sono cazzi”. Cazzi  ruvidi al tatto e sgradevoli al gusto, che verranno smussati ed edulcorati dall’autostima.



A seconda di quanti cazzi amari ha reso un po’ più dolci, l’autostima crescerà, fino a fare dell’individuo a cui appartiene, l’invincibile Hulk dei sentimenti.



Ed è con grande impegno che sono arrivata al punto.

Senza far capire un beneamato.

Utilizzando un condizionale quando sarebbe stato sufficiente un semplice presente.

La solita idiota, insomma.


giovedì 2 dicembre 2010

Il 2 di Dicembre.





: per il tuo compleanno, ho deciso di farti non personalmente, degli auguri impersonali.

Perché se te li facessi personalmente e se fossero personali, finirei inevitabilmente con il dire qualcosa di personale e io, personalmente, non voglio proprio dire qualcosa di personale a te.

Ti scriverò, perciò, un impersonale augurio, oppure utilizzerò il mio modo personale per fare degli auguri impersonali.

Tutto risulterà, allora, assolutamente impersonale ma tu, personalmente, ed io, personalmente, sappiamo che non esiste alcun mio augurio impersonale che poi non risulti, a te, personale.

Concludendo, perchè una conclusione serve:

che siano personali o impersonali, personalmente impersonali o impersonalmente personali, ti porgo i miei auguri, perché è il tuo compleanno.

Il tuo compleanno, così, personalmente tuo.