giovedì 16 dicembre 2010

Potresti, gentilmente, spremere il dentifricio dal fondo e abbassare latavoletta?




: mai e poi mai direi qualcosa di negativo sull’universo maschile, se non fosse stato strettamente necessario.

Ho sempre pensato che il cervello di un uomo fosse molto, ma molto, più bello di quello di una donna. Si, a livello estetico, sicuro, essendo più grosso e ricco di cellule. Ma anche a livello funzionale. È più bello, punto, poche balle.

E sono anche convinta che la combinazione XY sia davvero più efficace di quella XX.

Quel che è certo però è che, talvolta, ci siano scintille fatali provocate dall’eccessiva attività cerebrale, che potrebbero causare incendi con relativi danni  nell’apparato del linguaggio, comportando gravi conseguenze in campo relazionale con individui XX.

Ed è ovvio, perché il maschio con un altro maschio, non ha grandi velleità verbali; non ha bisogno di vocaboli, congiunzioni, preposizioni, tempi verbali e quant’altro. No, lui comunica a grugniti, gesti e, all’apice della propria aulicità, a colpi di flatulenza.

Quindi è chiaro, povera stella, che quando si trova davanti ad un aguzzino che cerca di estorcergli futilità quali romanticismo, sorprese, sincerità, correttezza, fedeltà, sportività, gratitudine, si senta spiazzato.



E cosa fa il mio pupillo, quando si sente spiazzato? SPARA CAZZATE.

Abnormi, grandissime e giulianoferrarissime cazzate.



Prima fra tutte: “Ho te, non mi serve/non ho bisogno di nient’altro”.



Maledettissimo frutto del seno di un esemplare femminile lascivo e di dubbia moralità.

Io non ti devo servire. Io non sono un bagno chimico dell’Heiniken Jammin’ Festival.

Io devo essere un desiderio continuo, un volere, un piacere. Non un bene di prima necessità, popolare e per la massa, ma un lusso. Stupido dipendente statale.



Due: “Ma chi? Quella? Stai tranquilla, quella non mi caga neanche!”



Quella non ti caga neanche? Perché, fammi, capire, se ti cagasse?

La locuzione corretta ed apprezzata sarebbe, invece, ovviamente: “ma chi? Quella? Quella non la guarderei nemmeno se facesse la postina e stesse dietro il mio spioncino. Nemmeno se facesse la vigilessa nell’ora di punta. E se fosse un’oculista e mi indicasse il tabellone con le lettere grandi e piccine, le direi: no, cara, io lì non guardo!”. Sottolineando a dovere la prima persona verbale: IO, lì non guardo, anche se sei TU a chiedermi di guardare.



“Cosa vuoi per Natale/compleanno/anniversario della nostra prima annusatina ?”



Prego? Temo di aver scomposto nella mia mente i suoni delle tue parole e ciò che ho ottenuto è un qualcosa di molto simile al grugnito del porco quando vede la ghianda.

Cosa voglio? Non mettermi in una situazione di imbarazzo perché se ti dicessi quello che veramente desidero probabilmente inizieresti a sudare e a prendere le sembianze di Rosy Bindi durante il ciclo, quando soffre come un cane e si ricorda, suo malgrado, di essere donna. Fai di testa tua, comprami un profumo, sbaglialo e ci ripensiamo fra un anno. Solo NON chiedere aiuto alla mia migliore amica, costringendomi a sperare che le cresca un’appendice, così da poter vivere serenamente la mia storia d’amore con lei, per poi ripiombare nella triste realtà e rendermi conto di avere un fidanzato che non ha la minima idea di cosa possa farmi felice.



Ah, bè, poi c’è la più ovvia di tutte: “Stasera sei bellissima”.



Questo tuo calcare con il pennarello tenuto a pugno chiuso, come facevo io da infante isterica, schiacciando la punta sul foglio e solcandolo a forza di cerchi concentrici, su quel STASERA è la cosa più irritante che un uomo, maschio, portatore di mini-pene, possa fare. Cosa intendi, vita mia, con STASERA? Che negli altri giorni non sono abbastanza gradevole alla tua vista? Che basta un tacco 12 di vernice per farti aprire il sipario del complimento? E, in tutta sincerità, pensi che basti per aprire il mio, di sipario?  “Sei bellissima, COME SEMPRE. / Sei Più BELLA DEL SOLITO.”



Bene, ora vado a prendere un astringente per la mia secrezione verbale. Ecco, non al limone, perchè ne ho già visibilmente abusato.

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