giovedì 17 gennaio 2013

Copia/incolla is the new black!





: ecco la risposta che ho ricevuto dalla giornalista dell'articolo su Erika:

"Gentile Giada, innanzitutto mi scusi per il ritardo ma sono stata impegnata all’isola del Giglio per l’anniversario del naufragio della nave Concordia.
Mi creda, comprendo i motivi della sua indignazione, ma il mio unico obiettivo era quello di riportare – come semplice osservatrice– gli sviluppi di una storia complessa e drammatica che da un punto di vista giornalistico non può essere ignorata.
Mi spiace di aver urtato la sua sensibilità
Un abbraccio "
1) Qualcuno l'ha obbligata a rispondermi, il che mi lusinga e mi fa prudere le mani insieme.
2) La mia anima sorella Elena, dopo aver inviato alla redazione una lettera simile alla mia ma più intelligente, ha ricevuto la stesa-identicissima-propriopriolei risposta. Copia/incolla is the new black!
3) "Semplice osservatrice" un bel par di cazzi... Sei una giornalista de La Stampa, diavolo, non del Papersera.
4) "Gli sviluppi di una storia complessa e drammatica che non può essere ignorata". Brava, la pensi come Barbara D'Urso!
5) Dopo la parola "abbraccio" ci va un punto. Cioè lo so che io sono una sfigata e devo già ringraziare per la risposta, però dai, ti pagano anche per la punteggiatura. O forse no, se non presuppone una lacrima facile.
6) Come è possibile che il tuo nome compaia sulle stesse pagine in cui compare quello dell'amore mio unico-passione sempiterna-custode del mio sentimento più puro Massimo Gramellini?
6 bis) Come è possibile che il mio nome non compaia sulle stesse pagine in cui compare quello dell'amore mio unico-passione sempiterna-custode del mio sentimento più puro Massimo Gramellini? E si, mi riferisco anche alle pubblicazioni di tipo matrimoniale.
7) Cosa intendi con "mi scusi per il ritardo ma sono stata impegnata all’isola del Giglio per l’anniversario del naufragio della nave Concordia"??? Che mi devo aspettare quattro righe mal cagate, magari impreziosite da immagini di facce da pirla che hanno preso un giorno di ferie apposta per posare davanti alla nave che fu???
La miniera.  Non ci resta che la miniera.

venerdì 11 gennaio 2013

Erika De Nardo, sooooca.






: adesso mi metto pure a scrivere lettere ai quotidiani.

Mi chiedo quando comincerò con le raccolte punti.

http://www.lastampa.it/2013/01/11/italia/cronache/erika-nassuno-mi-da-un-lavoro-Kq62BlZ5vgHEWHhEi01XeN/pagina.html

"Le parole, per un giornalista, sono lo strumento di lavoro più importante, insieme all'intelletto e al senso critico.

Un giornalista deve saperle maneggiare con maestria come un chirurgo impugna con fermezza, e piena consapevolezza, il suo bisturi.

Un giornalista, quando riporta le confessioni di qualcuno, per quanto a mio parere non degno di avere dei diritti (quelli umani in primis), deve avere cura di utilizzare dei sinonimi che non facciano irritare il lettore.

Dare uno spazio, anche solo un timido trafiletto, ad una pluriomicida e alle sue lamentele non è giornalistico.

Attribuirle, con intento lacrimevole, parole come “sfogo” e “tormento”, in un periodo come questo, è non soltanto poco giornalistico ma assolutamente riprovevole.

Sono di Alessandria e di Erika De Nardo e della sua seduzione peccaminosa da bestiola di Satana ne ho fin sopra i capelli: è passata dall'Olimpo dei killer cocainomani (dopo aver fatto della sua povera madre e del dolce fratellino dei colapasta) al girone infernale dei laureati (in Lingua e Letteratura Italiana, a spese dello Stato, quindi di noi tutti) disoccupati. E si strazia, la creatura.

Questo dovrebbe commuovermi?

Il fine, a giustificazione di questo mezzo vescicante, era quello di suscitare tenerezza? Di dare “informazione”?

Perchè noi, nomali disoccupati che non sentiamo il prurito di costruirci una famiglia perchè quella da cui siamo nati non l'abbiamo sterminata, non abbiamo bisogno di questo tipo di “informazione”.

Abbiamo bisogno di conforto.

Ad Erika auguro il conforto non di ripristinare una vita ordinaria, ma di conquistare una morte straordinaria.

A voi, che vi guadagnate il mio euro quotidiano accompagnato dai suoi venti centesimi, chiedo di non gettare del sale ulteriore sulla ferita italiana per eccellenza. Che fa molto più male di 97 coltellate.
Giada."

mercoledì 9 gennaio 2013

C'è crisi.

                                                      




: "Eh, c'è crisi".

C'è crisi, questo gran par di balle.
Spiegatemi per voi cosa vuol dire che c'è crisi.
C'è crisi perchè il vostro stipendio invece di arrivare il 2 arriva il 4?
C'è crisi perchè l'iPhone 5 costa 700 euro mentre il 3 appena uscito ne costava 590?
C'è crisi perchè il vostro quoziente intellettivo di 34 non viene sfruttato? Eppure avete una laurea in scienze puffologiche, diamine, dovreste essere molto richiesti.

Per dire che "c'è crisi", la devi sentire.
La crisi non si legge, la crisi si prova.

La crisi non è pretendere un lavoro senza cercarlo.
La crisi non è lavorare in un call center dopo aver studiato "tutta la vita".
La crisi non è accontentarsi di un 8 perchè il 10 costa troppo.

La crisi è pregare il buon Dio per un mezzo, altro che per un 8.
La crisi è vedere crollare qualcosa che hai costruito sotto il tuo naso. Non perchè tu sia stato troppo o troppo poco, ma perchè alcuni meccanismi hanno iniziato a non funzionare più.
La crisi è avere la conferma di conoscere tanti corpi ma poche anime.
La crisi è avere la consapevolezza che esistano molte mani tese, ma nessuna disposta a stringere la tua.
La crisi è vedere godere delle tue disgrazie, quelle vere.

Il mondo è in crisi.
Perchè l'umanità è in crisi. Un'umanità che dice di saper fare senza aver mai fatto.
Che pretende di saper scrivere senza saper leggere.
Che dice di essere chirurgo ma gli fa schifo il sangue.
Che manda curricula con scritto "Counting House" perchè "impiegata" fa pezzente.

La crisi è avere un cervello che funziona e non poterlo usare perchè i ruoli che lo richiedono sono già occupati da chi non ce l'ha, un cervello.

La crisi è aver dato la possibilità a contadini di farsi chiamare avvocati.

La crisi è aver fatto del lavoro sempre un diritto e mai un dovere.

La crisi, questa crisi, è passata da essere una condizione ad essere, in un modo dolcemente e tristemente italiano, una SCUSA.