sabato 25 aprile 2020

Pagnotte sempliciotte







: quando pubblicate quei post che fanno intendere che i morti di/per Coronavirus siano tutta una fantasia per creare psicosi, tipo le foto delle finte bare di Bergamo o i vari non-cielo-dicono, io vi manderei a c...olloquio con chi ha un parente intubato, o peggio.
Ma non servirebbe, temo.
Perché una mente che arriva a partorire un’idea del genere, a instillare il dubbio sulla tragedia, è impermeabile empaticamente.
Parlare da sani, nemmeno sfiorati da questo caos virologico, è così facile, banale, che mi fa venire il vomito.
Non saper distinguere i vari discorsi, scientifico e politico, mi fa venire il vomito.
Vedere come mettete insieme, alla bell’e meglio, una pagnotta di merda mista a muco, mi fa venire il vomito.
Voi, nel vostro insieme sempliciotto, mi fate venire il vomito.

domenica 19 aprile 2020

Un pasticciaccio brutto (cit.)






: “Ma come è possibile che stiano ancora aumentando i contagi?”

La domanda avrebbe un senso se la situazione fosse lineare e, soprattutto, gestita al meglio.
Se sapessimo tutto di questo virus, se ci fosse un protocollo da seguire definito, se ci fossero metodi di verifica e controlli attendibili.
Attualmente, quella domanda, un senso non ce l’ha o, meglio, ha una risposta non troppo illuminante: ci saranno sempre contagi se il criterio con cui si sta affrontando quest’emergenza, a ogni livello, è l’ad minchiam.
Perché quello è il criterio, eh raga.
Non saprei attribuire una colpa specifica perché non ne ho le competenze e soprattutto perché c’è una lotta continua tra elementi opposti fra loro (vi saluta Eraclito!) e non c’è una sola falla nel sistema: il sistema è un colabrodo.
Ci sono dei bei crateri su entrambi i livelli, pubblico e privato.
- Pubblico:
Non ci sono tamponi per tutti. E fottesega, perché quei tamponi, anche se fossero negativi, non sarebbero comunque attendibili. Per questo se ne fanno due. Ma, e credo basti la licenza media per capirlo, il magic number è il 3. Certo, il 2 è un bel numero ed è anche il giorno in cui è nato questo bel pezzo di persona che sta scrivendo, ma non serve da conferma, è una conferma monca.
C’è il test sierologico!
Il test sierologico è interessante ma, come sopra, ti dà buone indicazioni ma non la tranquillità. E devi sganciare settantacinque, mi sembra, pippi.
Se un tuo famigliare, o la persona con cui vivi o sei entrato in strettissimo contatto, è positivo al virus, a te, se non hai sintomi, il tampone non lo fanno. Ti mettono semplicemente in quarantena. Scaduti i quindici giorni però, sempre se non hai sintomi, tu puoi andare allegramente in giro per la città a fare le cose che ti sono concesse (spesa, lavoro, ecc). E, quindi, appestare altre persone perché potresti essere un portatore sano e perché, come detto, non sappiamo esattamente come si comporti questo virus: magari della quarantena ordinaria se ne fa un baffo come i batteri se ne fanno un baffo se noi mangiamo entro cinque secondi una cosa che è caduta per terra o ci soffiamo sopra!
Chi ha contratto il virus e dopo la cura e il ricovero è stato mandato a casa, se non rompe notevolmente i coglioni, viene lasciato al suo destino: non sa che deve fare, non sa se può tirare un sospiro di sollievo.
Le informazioni che abbiamo sono così contraddittorie fra loro, nei vari canali anche autorevoli, che è estremamente difficile destreggiarsi tra verità e menzogna.
Poi ci sono tutti i vari MA...
Non andate al Pronto Soccorso MA...
Mettete le mascherine MA...
Mettete i guanti MA...
Dovete stare a casa MA...
È tutto chiuso MA...
Fermi gli esercizi commerciali MA...
Lontani oggi per riabbracciarci domani MA...
Il livello pubblico è sempre un pasticciaccio brutto, figuriamoci in tempi di pandemia.
- Privato:
Ed è qui che la domanda di partenza ha ancora meno senso.
Come è possibile che aumentino i contagi?
Ce lo stiamo chiedendo davvero?
Se è vero che il livello pubblico è così scombinato da non sapere come gestirci, è altrettanto vero che noi, privati, manco ci abbiamo provato a dare fiducia a questo metodo dello “stare in casa”.
E manco ci abbiamo provato a metterci un po’ del nostro, di buon senso.
Dove fallisce il legale dovrebbe entrare in gioco il morale (e viceversa): se ti dicono che puoi fare una cosa, perché magari ci sono dei vincoli chiamati “democrazia“ o “salvaguardia dell’economia”, tu, magari, non approfittartene.
Non possono vietare le consegne a domicilio per vari motivi: il primo è perché non ci sono io al governo; il secondo è perché bisogna non far morire di fame i commercianti; il terzo perché non si possono discriminare gli acquisti online.
Ma noi possiamo metterci una mano sul cuore: abbiamo veramente bisogno di quella gonna di paillettes? Dobbiamo per forza mangiare lo stocazzino ai quattro formaggi? Non ce la facciamo proprio a privarci del superfluo per un mese?
Allo stesso modo, non possono vietare la circolazione delle persone. Non si può fare in democrazia. Ci siamo battuti tanto per questo, bene così.
Però, di nuovo, non dovremmo approfittarcene. Non dovremmo cercare gabole per dimostrare di essere più furbi: non è furbissimo andare nel parcheggio del supermercato a limonare come non è furbissimo usare come scusa il lavoro per andare a trovare l’amico che non vediamo da un po’.
Fermare i contagi dovrebbe interessare tutti, eh.
Io sono per la ribellione, certo, ma in questo specifico caso fa davvero rima con “coglione”: il prossimo contagiato potresti essere tu. E limonare con un tubo conficcato tra le corde vocali non è proprio tutto ‘sto tumulto erotico (poi, oh, va a gusti).
Avremmo almeno potuto provarci, per un mese.
Avremmo almeno potuto provare ad affidarci a chi dovrebbe avere più competenze di noi.
Avremmo potuto stringere i denti.
Un mese, raga.
Poi sì che ci saremmo ribellati.
Poi sì che avremmo potuto usare le mascherine per pulirci il culo.
Poi sì che avremmo avuto la piena ragione.
Poi sì che avremmo potuto additare il livello pubblico come unico carnefice.
Ma così no.
Così siamo siamo stati complici.
Così, questo bel casino pandemico, è anche colpa nostra.
Non siamo stati in grado nemmeno di cazzeggiare a casa nostra.
Ma che essere umano è un essere umano che non è in grado di cazzeggiare?

sabato 11 aprile 2020

Master Giuseppi





: non credo che si possa definire “uso personalistico” ma credo che, in effetti, sia un utilizzo, se non improprio, almeno incauto della tv di Stato: lasciarsi prendere dalle passioni brucianti non si addice alla situazione, che non richiede bollore ma sangue freddo.
Ma.
Anzi, MA.
Ma è davvero bellissimo veder sculacciare, a reti unificate, le chiappe di chi mette in circolo fake news (in questo caso per scopi senza dubbio personalistici!).
Frustiamoli, frustiamoli senza pietà, i bufalari.
Perché, e lo dico per quello che ha scritto Mentana ma vale un po’ in generale, il comportamento di chi diffonde notizie false per sminuire l’operato (o spesso proprio la persona) di qualcuno per i propri vantaggi, non è semplicemente “sgradevole”, come è stato detto, è criminale.
In politica come ovunque.
Perciò forse Conte non sarà un grande statista, forse è un coglione come tutti in quel settore, ma ha fatto al gatto e alla volpe quello che avrebbero dovuto fare Mamma Gatta e Mamma Volpe.
E quello che dovrebbe fare la madre dei cretini, invece di ostinarsi a non prendere precauzioni.

Siete molto fortunati






: sono incazzata come un’aquila.
Clausura prorogata fino al 3 maggio.
Lo scorso weekend in novemila in autostrada per farsi l’ape in riviera.
Stamattina mia nonna era dal macellaio e nel negozio c’erano tre ragazzi, amici, non parenti, naturalmente senza mascherina, che stavano comprando la carne per la grigliata di Pasquetta.
C’è chi è chiuso in casa da un mese senza alcun contatto con l’esterno.
E poi c’è chi non riesce a rinunciare alla pizza della domenica, a ordinare puttanate su Amazon, o a farsi fare la tinta.
C’è chi ha facoltà cognitive adeguate alla sua età.
E c’è chi non fatemiparlareperchémiarrestano.
Siete fortunati, molto fortunati, che io non sia al governo.
Siete fortunati, molto fortunati, che io non sia il virus.
Siete fortunati, molto fortunati, che io non sia Dio.

venerdì 10 aprile 2020

Eau de Bruxelles




: chiunque può intraprendere lo studio di un certo fenomeno.
Chiunque abbia i mezzi e le competenze per farlo.
Non proprio la Pippa di Alessandria, o chi per essa.
E non proprio tu, che sei contatto di Facebook della Pippa di Alessandria.
Qual è il metodo, abbastanza carino e intellettuoso, che abbiamo da qualche annetto, per “studiare” qualcosa, nel senso pieno del termine, e avere pure la pretesa di ricavarne non una minchiata ma una roba utile?
Si formula un’ipotesi.
Si osserva il fenomeno.
Si raccolgono dati.
Si fanno esperimenti che confermino quell’ipotesi.
Se l’ipotesi è confermata si procede con la formulazione di una legge generale.
Se l’ipotesi non è confermata o si rigetta o si ripete qualche passo.
E questa cagatina prende il nome di “metodo scientifico”, non esattamente ad cazzum canis.
Lo “studio di un fenomeno”, di per sé, non porta necessariamente alla conferma di un’ipotesi o a una legge.
Perché quella legge sia confermata devono esserci mooooolti studi, si devono raccogliere mooooolti dati, si devono fare mooooolte discussioni, si devono scrivere mooooolti articoli.
Proprio perché è scienza, raga, non la Melevisione.
Perciò è inutile che pubblichiate lo studio del Prof. Stocazzino dell’Università d’Inculoagiove che “dimostra” come il virus sia intimidito dai peti al cavoletto di Bruxelles: siamo un po’ tutti intimiditi dai peti al cavoletto di Bruxelles, anzi, azzarderei che siamo un po’ tutti non solo intimiditi ma anche infastiditi dai peti in generale. Certo, il cavoletto di Bruxelles è bastardo perché ti fa ribollire la pancia che manco Amelia quando preparava le pozioni per stordire Paperone, però, diciamolo, anche i ceci, le castagne, i formaggi, ecc, non è che siano proprio tutto ‘sto ensemble di neroli, bergamotto e patchouli.
Perciò, proprio tu, non lasciarti andare alla folle condivisione sensazionalistica di chi crede di aver scovato la cura: rimane sempre valida la domanda “Perché dovrei saperlo proprio IO?”.
Proprio tu che non sei andato oltre la barbabietola da zucchero, aggiungo io.
Proprio tu, cazzo vuoi saperne dei cavoletti di Bruxelles?

(Giusto per info: un ottimo esempio di indagine NON scientifica sono io che cerco su Google quali siano i cibi che rendono le scoregge più puzzolenti. Testuali parole.
È ancora lunga, la mia strada per il Nobel, mi sa.)

giovedì 9 aprile 2020

À la merde






: dopo un mese di reclusione forzata inizio ad avvertirne un po’ la pesantezza: un conto è essere eremiti per scelta, altro è esserlo per imposizione.
So’ gemelli, chiedo solo di poter passeggiare in un campo vista tramonto.
Perciò oggi ero un po’ così, malinconica.
A darmi il colpo di grazia è stato l’altoparlante dei vigili, quello che ti intima di non uscire di casa.
Non l’avevo ancora sentito, nonostante abiti in centro.
L’ultima (e l’unica) volta che abbia vissuto un’esperienza del genere è stata la notte del 5 novembre 1994, quando alla popolazione degli Orti veniva consigliato (consigliato, davvero!) di non andare in cantina perché avrebbe potuto (avrebbe potuto, davvero!) esserci una leggera piena del Tanaro.
Non che stia paragonando una pandemia a un’alluvione, non sono ancora così idiota.
Sto semplicemente ringraziando l’universo per questa deliziosa madeleine, il cui profumo mi ha immediatamente catapultato in uno dei miei traumi più grandi, protagonista assoluto dei miei incubi, ancora oggi.
Grazie, per questa dolce madeleine.
Madeleine al gusto merda.

lunedì 6 aprile 2020

Qui una volta era tutta campagna






: “La natura si sta riappropriando di ciò che aveva perso.”
Compito da quarantena: riflettere su che cosa intendiamo per “natura”, per “riappropriare” e per “perdere”.
Poi, forse, ci si può lasciare andare a esternazioni drammatiche senza accrescere il mio livello già alto di orticaria.
Io, personalmente, forse nichilisticamente, credo che i caprioli stessi non siano troppo contenti di correre sull’asfalto inseguiti da intrepidi reporter in auto. Credo che ne siano, anzi, molto storditi.
Infatti, poi, finiscono nel fiume e devono essere salvati. Da chi? Da quel mostro dell’essere umano.
Perché? Perché è ormai questa la natura. Noi ci siamo nella natura e con noi le cose di cui abbiamo convenuto aver bisogno.
Che fosse necessario un ridimensionamento è sacrosanto.
Auspicare un ritorno al “qui una volta era tutta campagna”, invece, mi pare davvero, davvero, urticante.
Oppure, vogliamo tornare proprio indietro di migliaia di anni?
Ci sto.
Però poi vi voglio proprio vedere nelle vesti di cacciatori/raccoglitori.
Perché, raga, senza il progresso, intellettuale e tecnologico, col cazzo che sapreste come sopravvivere senza mangiarvelo, il capriolo.
Col cazzo che sareste sopravvissuti in generale, a vedere come ragionate.
Ringraziatela ‘st’evoluzione, vah, che se fosse per la selezione naturale, sarebbero alcuni di voi a correre storditi prima di essere sbranati.