domenica 19 aprile 2020

Un pasticciaccio brutto (cit.)






: “Ma come è possibile che stiano ancora aumentando i contagi?”

La domanda avrebbe un senso se la situazione fosse lineare e, soprattutto, gestita al meglio.
Se sapessimo tutto di questo virus, se ci fosse un protocollo da seguire definito, se ci fossero metodi di verifica e controlli attendibili.
Attualmente, quella domanda, un senso non ce l’ha o, meglio, ha una risposta non troppo illuminante: ci saranno sempre contagi se il criterio con cui si sta affrontando quest’emergenza, a ogni livello, è l’ad minchiam.
Perché quello è il criterio, eh raga.
Non saprei attribuire una colpa specifica perché non ne ho le competenze e soprattutto perché c’è una lotta continua tra elementi opposti fra loro (vi saluta Eraclito!) e non c’è una sola falla nel sistema: il sistema è un colabrodo.
Ci sono dei bei crateri su entrambi i livelli, pubblico e privato.
- Pubblico:
Non ci sono tamponi per tutti. E fottesega, perché quei tamponi, anche se fossero negativi, non sarebbero comunque attendibili. Per questo se ne fanno due. Ma, e credo basti la licenza media per capirlo, il magic number è il 3. Certo, il 2 è un bel numero ed è anche il giorno in cui è nato questo bel pezzo di persona che sta scrivendo, ma non serve da conferma, è una conferma monca.
C’è il test sierologico!
Il test sierologico è interessante ma, come sopra, ti dà buone indicazioni ma non la tranquillità. E devi sganciare settantacinque, mi sembra, pippi.
Se un tuo famigliare, o la persona con cui vivi o sei entrato in strettissimo contatto, è positivo al virus, a te, se non hai sintomi, il tampone non lo fanno. Ti mettono semplicemente in quarantena. Scaduti i quindici giorni però, sempre se non hai sintomi, tu puoi andare allegramente in giro per la città a fare le cose che ti sono concesse (spesa, lavoro, ecc). E, quindi, appestare altre persone perché potresti essere un portatore sano e perché, come detto, non sappiamo esattamente come si comporti questo virus: magari della quarantena ordinaria se ne fa un baffo come i batteri se ne fanno un baffo se noi mangiamo entro cinque secondi una cosa che è caduta per terra o ci soffiamo sopra!
Chi ha contratto il virus e dopo la cura e il ricovero è stato mandato a casa, se non rompe notevolmente i coglioni, viene lasciato al suo destino: non sa che deve fare, non sa se può tirare un sospiro di sollievo.
Le informazioni che abbiamo sono così contraddittorie fra loro, nei vari canali anche autorevoli, che è estremamente difficile destreggiarsi tra verità e menzogna.
Poi ci sono tutti i vari MA...
Non andate al Pronto Soccorso MA...
Mettete le mascherine MA...
Mettete i guanti MA...
Dovete stare a casa MA...
È tutto chiuso MA...
Fermi gli esercizi commerciali MA...
Lontani oggi per riabbracciarci domani MA...
Il livello pubblico è sempre un pasticciaccio brutto, figuriamoci in tempi di pandemia.
- Privato:
Ed è qui che la domanda di partenza ha ancora meno senso.
Come è possibile che aumentino i contagi?
Ce lo stiamo chiedendo davvero?
Se è vero che il livello pubblico è così scombinato da non sapere come gestirci, è altrettanto vero che noi, privati, manco ci abbiamo provato a dare fiducia a questo metodo dello “stare in casa”.
E manco ci abbiamo provato a metterci un po’ del nostro, di buon senso.
Dove fallisce il legale dovrebbe entrare in gioco il morale (e viceversa): se ti dicono che puoi fare una cosa, perché magari ci sono dei vincoli chiamati “democrazia“ o “salvaguardia dell’economia”, tu, magari, non approfittartene.
Non possono vietare le consegne a domicilio per vari motivi: il primo è perché non ci sono io al governo; il secondo è perché bisogna non far morire di fame i commercianti; il terzo perché non si possono discriminare gli acquisti online.
Ma noi possiamo metterci una mano sul cuore: abbiamo veramente bisogno di quella gonna di paillettes? Dobbiamo per forza mangiare lo stocazzino ai quattro formaggi? Non ce la facciamo proprio a privarci del superfluo per un mese?
Allo stesso modo, non possono vietare la circolazione delle persone. Non si può fare in democrazia. Ci siamo battuti tanto per questo, bene così.
Però, di nuovo, non dovremmo approfittarcene. Non dovremmo cercare gabole per dimostrare di essere più furbi: non è furbissimo andare nel parcheggio del supermercato a limonare come non è furbissimo usare come scusa il lavoro per andare a trovare l’amico che non vediamo da un po’.
Fermare i contagi dovrebbe interessare tutti, eh.
Io sono per la ribellione, certo, ma in questo specifico caso fa davvero rima con “coglione”: il prossimo contagiato potresti essere tu. E limonare con un tubo conficcato tra le corde vocali non è proprio tutto ‘sto tumulto erotico (poi, oh, va a gusti).
Avremmo almeno potuto provarci, per un mese.
Avremmo almeno potuto provare ad affidarci a chi dovrebbe avere più competenze di noi.
Avremmo potuto stringere i denti.
Un mese, raga.
Poi sì che ci saremmo ribellati.
Poi sì che avremmo potuto usare le mascherine per pulirci il culo.
Poi sì che avremmo avuto la piena ragione.
Poi sì che avremmo potuto additare il livello pubblico come unico carnefice.
Ma così no.
Così siamo siamo stati complici.
Così, questo bel casino pandemico, è anche colpa nostra.
Non siamo stati in grado nemmeno di cazzeggiare a casa nostra.
Ma che essere umano è un essere umano che non è in grado di cazzeggiare?

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