lunedì 20 agosto 2018

Ragno suicida







: faccio Valenza - Alessandria in compagnia dell’ennesimo ragno (questo, rispetto agli altri, è bello prestante, bello cicciotto, con delle striature più chiare rispetto al corpo).
Siccome sono scappottata, il geniale aracnide pensa bene di arrampicarsi sul cocuzzolo (con la o!) del parabrezza per prendere aria.
“Scendi da lì, cretino, ché, se poi sono sovrappensiero e mi dimentico della tua esistenza, quando chiudo la macchina, ti decapito!”.
Lui non mi caga assolutamente, anzi, se la balla allegramente avanti e indietro sul vetro.
“Potresti almeno metterti in modo che io ti veda e non fare il camaleonte della situa? Il vetro è lercio ed è del tuo colore, non vi si distingue!”
Lui sembra darmi retta e si sposta, spingendosi fino allo specchietto.
“Grande bomber!”
Poi non lo vedo di nuovo più.
“Dove cazzo sei? Sono quasi arrivata e devo chiudere, palesati!”
...
“Dai, vieni fuori, sono arrivata!”
...
Niente, volatilizzato.
“Boh, sarà sbalzato via per la mia guida dolce e lineare!”, penso.
Quando mi fermo lo cerco, comunque, dappertutto.
Scendo dalla macchina e controllo che non sia sugli specchietti, sulla carrozzeria, o infilato da qualche parte visibile a occhio nudo.
Niente.
“È la tua ultima occasione, se ci sei ancora, fatti vedere!”
...
Pigio il pulsante di chiusura della capotte.
Clic.
E lui cade, tutto accartocciato su se stesso.
R.I.P., mio piccolo e stupido amico.
(Del cui incidente conservo la foto per documentare la veridicità dell’accaduto ma che non pubblico per non urtare la sensibilità di nessuno).

Questa storia ha una morale (oltre a essere l’ennesima dimostrazione dello squilibrio mentale di una che parla coi ragni):
Per quanto tu sia corretto, per quanto tu sia attento, per quanto tu abbia a cuore la sopravvivenza del ragno (o chi per esso!), per quanto tu cerchi di considerare nel ragionamento tutte le ipotesi possibili, per quanto tu sfrutti al massimo la tua empatia, qualcosa ti sfuggirà sempre. Perché tu sei tu e il ragno, beh, è il ragno.
Una volta accertatoti di essere puro nelle intenzioni, intelligente nelle realizzazioni e corretto nelle azioni, tu non sei responsabile di altro se non di te stesso.
Tu non sei responsabile dell’altrui suicidio (sia esso materiale o concettuale).
Tu non sei responsabile dell’altrui malfunzionamento aracnoideo.*

*Per i meno avvezzi al mio umorismo: è un gioco di parole tra aracnide (come l’insetto di cui ho scritto) e aracnoide (membrana che avvolge il sistema nervoso).
Perciò, parafrasando: tu non sei responsabile della merda che avvolge l’altrui cervello.

Pensa a scappottare e prendere aria tu, ché fa caldo.

giovedì 16 agosto 2018

Bestie






: siete bestie.
E “bestia” è diverso da “animale”.
Siamo tutti animali, l’essere umano è un animale.
Solo che dovrebbe essere quello dotato di “logos”.
Voi, invece, siete proprio bestie, dove “bestia” ha quella connotazione brutta e cattiva che consociamo bene.
Lo dico senza l’intento di offendere, solo per mera osservazione.
Anche perché le bestie, come spesso dite nei vostri quotidiani sproloqui, sono meglio delle persone, no?
Perciò, sarete più che contenti: siete bestie.
Bestie straordinarie, però.
Perché le bestie ordinarie certe cose non le fanno: non costruiscono ponti, non li fanno crollare e non vanno su internet.
Siete straordinari. Bestie straordinarie. Contenti? È fin un complimento.
Bestie in branchi o bestie solitarie, siete ovunque.
È infatti bestiale trattare la vita umana con leggerezza o per vil danaro.
Bestiale è giocare a ping-pong con la responsabilità.
Bestiale è lucrare sulla tragedia per vendere qualche copia o per qualche visualizzazione in più, stuzzicando la curiosità morbosa dell’utente medio, scrivendo “Le foto del disastro all’interno!”, come faceva Cioè con i poster dei fighi.
Bestiale è aprire la home di Facebook e, accorgendosi di ciò che è successo, decidere comunque di pubblicare il proprio culo al mare.
Bestiali sono alcune vostre priorità.
Bestiale è non comprenderne nemmeno la portata, di ciò che è successo.
Bestiale è fare dello sciacallaggio mediatico e politico (lo sciacallo è una bestia, appunto).
Bestiale è parlare di “complotto!1!”, con i corpi ancora sotto le macerie.
Bestiale è fare degli strani collegamenti coi vaccini.
Bestiale è pretendere un qualche tornaconto personale nell’immediato, tipo non pagare più pedaggi.
Bestiale è chiudersi in un lutto apparente, solo perché “si fa così” e non rifletterne a fondo.
Bestiali sono innumerevoli altre cose.
Umano, invece, dovrebbe essere cercare di fare un piccolo sforzo empatico.
Uno minimo, eh.
Almeno per le tragedie che accadono in casa propria: a Kabul ne è appena successa un’altra, ma non vogliamo certo pretendere che ci esplodano le interiora per eccesso di empatia.
Ne basterebbe uno piccolissimo, infatti, di sforzo.
Per provare a immaginare cosa significhi sapere che qualcuno che amiamo si trovava  su quel ponte e adesso non risponde al telefono.
Provare a immaginare cosa significhi cercare qualcuno in modo spasmodico.
Provare a immaginare cosa significhi trovarsi a un passo dal disastro e scamparla per un pelo.
Provare, eh, perché riuscirci è impossibile.
Ma l’essere umano può, potrebbe, provarci.
L’essere umano sa, dovrebbe sapere, cosa siano empatia e rispetto.
L’essere umano, se fosse umano, almeno nell’immediato, almeno appena successo il fatto, dovrebbe fare due cose: pensare e tacere.
O, se proprio deve dire qualcosa, perché ha un prurito insopportabile, che sia intelligente. Che sia ragionato, elaborato. Che abbia un senso.

...e poi c’era la marmotta che confezionava la cioccolata.

venerdì 10 agosto 2018

Sull’aborto decisamente non democratica






: in che senso “vita”?
Perché è “vita”?
Cos’è la “vita”?
Quando è “vita”?
Quando inizia la “vita”?
Quando finisce la “vita”?

Avete mai riflettuto profondamente su queste domande?
Avete mai “incontrato” qualcuno che ha provato seriamente a rispondere a queste domande?
Avete mai fatto lo sforzo di pensarci senza mettere in mezzo entità superiori di cui non sapete un cazzo se non che, quando le avete “avvicinate”, i vostri parenti vi hanno fatto dei regali?
Avete mai avuto l’emicrania per cercare di capire cosa si intenda “per”?
Se avete risposto “no”, un “no” sincero a tutto questo, se per voi la “vita” è solo quella alta o bassa dei jeans, su una questione così grande come quella dell’aborto, dovete tacere.
Non dovete nemmeno azzardarvi a commentare una scelta così bestiale come quella dell’Argentina con un “evvai!”.
È stato un piccolo passo per un paese, un grande, enorme, passo indietro per l’umanità, l’etica, la civiltà.
Stiamo tornando indietro, visibilmente, sulle grandi questioni affrontate dai grandi pensatori.
È una tragedia.
E si deve tacere, imbecilli, non commentare.

E la vita alta sta meglio a chi ha i fianchi segnati, a chi ha (in gergo tecnico) un fisico a “clessidra”.
Le altre possono scegliere altri modelli o fottersene dei rigidi dettami della cazzo di moda.
Quelle che esultano perché l’Argentina ha bloccato la legge sull’aborto, invece, devono impiccarsi.
Scherzo, eh.
Possono vivere anche loro: che ne so, io, della loro vita?
Che ne so, io, della vita?




lunedì 6 agosto 2018

Smacco alla parità







: ah, quindi mi fai pagare meno in discoteca perché sono femmina?
Addirittura mi dai l’omaggio?
Pensi forse che la mia situazione economica sia così disastrosa da vacillare per dieci caccolosi euro?
Pensi forse di farmi un favore?
Pensi forse di fare un bel gesto?
Pensi forse che mi faccia piacere questo smacco alla parità?

E pensi bene, tesoro.
Possiamo fare qualcosa anche per le consumazioni?

Grazie, caro.

mercoledì 1 agosto 2018

Negativah!






: in “ambito accademico”, al tempo che fu, io venivo presa per il culo perché ribaltavo totalmente il concetto di “principio di carità” (quello per cui, in una discussione, chi ascolta deve partire dal presupposto che chi parla non sia scemo): io partivo dal presupposto che chi parlava fosse prima di tutto scemo.
È che sòno ‘na perzona negativah, mea culpa.
Ora, però, sono obbligata a essere caritatevole: ho una gastrite cronica che mi sta consumando, devo calmarmi.
Quindi, essendo colma di buone speranze e non pensando che siate scemi a priori, pongo questa domanda:
Dove volete arrivare quando scrivete che anche persone non di colore sono state colpite dalla “banda delle uova” (ho i brividi al solo scriverlo)?
Dove volete arrivare quando scrivete che Daisy Osakue è iscritta ai Giovani Democratici (e Facebook infame vi censura l’articolo-verità perché è verità, eh, non perché sia frutto di quel calderone di bufale che è riscattonazionale.org)?
Qual è il 2+2?
È sempre il sottolineare che ci sia maggiore attenzione ai bisogni degli immigrati o c’è altro?
Ci sono altre fantasiose motivazioni?
Cosa sta dietro al solito MA, attualmente?
Sono veramente curiosa e attenta alle nuove tendenze, vorrei essere aggiornata.