venerdì 17 giugno 2011

Secondo me Esmeralda, quella zingara lasciva, un pensiero sul gobbol'aveva fatto.






: "La verità è che non gli piaci abbastanza" è un gran film. ILLUSTRE, direi.

Parte egregiamente, con un'infante che, dopo essersi presa un insulto da un altro infante, corre dalla genitrice che le dice "se ti ha chiamato CACCA, è perchè gli piaci".

E, da lì, vengono snocciolate una serie di questioni spinose e frequenti sull'antitesi pene-vagina.

Quella che fa da cardine, comunque, riguarda una tizia che, dopo aver conosciuto l'ennesimo pirlotto in un bar e non ricevendo il giorno seguente dal suddetto chiamata alcuna, si reca dal migliore amico di lui che diventa il suo mentore e la erudisce sui grandi perchè degli uomini.

(Vorrei tanto scrivere un post anch'io sull'argomento, ma il problema di fondo è che l'unico "perchè" maschile di cui sono a conoscenza è riferito alla liceità o meno di un rigore).

A parte ciò, è geniale. Per un'ora e mezza questo film è geniale.

Perchè lui, il guru della tonta, è uno stramaledetto cinico, che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente (un saluto ad Oscar che so che mi segue), che pone davanti alla polla l'unica verità universalmente vera, che dovrebbe essere altrettanto universalmente accettata ma, purtroppo, è solo universalmente evitata.

Ovvero, non gli piaci.

Se non ti chiama, non gli piaci.

Se non ti risponde, non gli piaci.

Se non ti richiama, non gli piaci.

Questo, ovviamente, fa parte del primo livello di atmosfera dei rapporti umani, l'omosfera fatta di primo interesse basilare. Quando, in sostanza, il millepiedi maschio ha infilato tutte le scarpe a sua disposizione. Mille, appunto.

.. Louboutin come Superga.. Jimmy Choo come espadrillas.. Selezione all'ingresso come 'nocoiocoio.

Perchè poi, infatti, esiste un'altra verità.

Ancor meno assimilata. Ancor meno metabolizzata. Ancor meno rivelata.

Ovvero, non ti ama.

Se ti omette, non ti ama.

Se ti mente, non ti ama.

Se ti tradisce, non ti ama.

E io, se fossi stata la regista, avrei interrotto il film. Puro, lineare, nozionistico. Un perfetto,utilissimo, documentario.

Invece no.

Invece, si intuisce la carie in arrivo già dalla seconda scena. E io, ogni volta che lo guardo, e succede spesso, ci spero. "Non illudermi, dai. Non rovinare il tutto con un lieto fine", supplico.

Ma è sempre troppo tardi, perchè sono già nel bel mezzo della zuccherosa commozione.

Cerebrale, per di più.


 


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