mercoledì 6 gennaio 2021

rama lama lama ka dinga da dinga dong

 


: raga, è appena iniziato il 2021.

Anno che, data l’ansia da prestazione a cui l’abbiamo sottoposto, come un adolescente dal baffo morbido al cospetto di Belen, farà una cilecca memorabile tale da renderlo più ridicolo del suo predecessore.

Cerchiamo almeno di non peggiorare la situazione con argomenti-tormentone dei quali non riusciremmo a individuare il nucleo concettuale nemmeno se fosse indicato con frecce luminose.

Scoppia il delirio mediatico per colpa di Grease: è misogino? È sessista?

E tutti, ignorando completamente il contesto, la sorgente e l’intensità della polemica, pretendono di donare i loro due centesimi per la nobile causa: piovono post in cui si difende a spada tratta il film e si butta merda sul politically correct.

Che dire, raga, a me viene la nausea.

Seriamente, dopo il 2020, in cui avevamo per le mani un potenziale artistico e concettuale che non se ne vedevano da un po’ e siamo stati in grado solo di tirar fuori dei meme sulle regioni arcobaleno (ché poi, che cazzo di arcobaleni frequentate, di tre colori?), davvero, sono un po’ piena.

Comunque, Grease.

Grease è un musical.

(Divagazione: esiste qualcosa di più fastidioso dei musical, nell’ambito delle arti performative?

Cioè tu stai assistendo a un dialogo fra due attori che sono, che ne so, al ristorante, e all’improvviso uno dei due, posseduto da chissà quale spirito poetico, lancia uno sguardo languido nel vuoto, si alza e inizia a cantare. Ma solo a me scatta il nervo?

Ok, non amo troppo i musical.

Ma alcuni li tollero.

Grease lo tollero. La La Land non lo tollero.

Grease lo tollero perché è un cult e perché di ballerini come John Travolta ne nascono una manciata ogni cent’anni. Il che alza notevolmente il livello performativo del film, rispetto a qualunque altro musical interpretato da un concorrente a caso di Amici.)

Ed è un musical del 1978 ambientato nel 1958.

Ora, immaginate di essere un adolescente medio del 2021 e di trovarlo in TV.

Un adolescente medio, eh, il cui pensiero critico di sviluppa su Instagram, Twitter e Tik Tok. Non un adolescente tipo Pascal.

Immaginate di vedere un film, per voi preistorico, che è la storia di due che flirtano in vacanza ma poi, siccome lei è sfigata agli occhi dei più, lui, per mantenere la reputazione, appunto, da macho, la manda a cagare fino a quando lei non si presenta con look aggressive, con tanto di siga e pantaloni di pelle, e lui cade ai suoi piedi.

Cosa potreste pensare di questo film?

“Wow, che figata! Che contenuti spaziali! Che concept innovativo e per nulla ricco di stereotipi!”?

Credo proprio di no: un adolescente del 2021 è bombardato da inni alla diversità, inclusività, parità e altri innumerevoli tà tà tà.

Se poi è un adolescente fumino e nu poco poco limitatino vedrà ovunque delle possibili minacce a quel mondo equo e patinato che gli viene promesso.

È abbastanza normale, credo.

Come è abbastanza normale condividerne il disprezzo tramite un tweet.

Grease, se lo depuriamo dal suo contesto storico, se ci dimentichiamo del suo valore affettivo per noi figli degli anni 80, se ci sforziamo di non imbambolarci davanti a John e a Olivia, e lo trattiamo in sé e per sé, beh, presenta esattamente ciò che il mondo attuale tenta di fugare.

Poi noi siamo in grado di dividere i piani e, soprattutto, siamo in grado di capire che il revisionismo non è la soluzione.

Un adolescente, essendo un tenero virgulto razionale, non lo è.

Infatti il problema non è lui.

Il problema è il giornalista dimmerda che ha scatenato ‘sto polverone, costruendo un articolo da poveracci e facendo di una manciata di tweet un caso mediatico che ha portato a valutare la censura di Grease, istigando i soliti fan del politically correct retroattivo.

È la macchina che non funziona, raga.

E della macchina facciamo parte anche noi che, ossessionati dagli ossessionati del perbenismo, negando chi nega, odiando qualsiasi forma di politicamente corretto, prendiamo posizioni di difesa-a-ogni-costo.

Sta sempre nel mezzo, l’equilibrio.

Lo troveremo, un po’ di equilibrio, in quello che sembra già essere il 2020 b?

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