giovedì 16 maggio 2024

Vorresti esercitare?

 : ero in sala d'attesa dal dentista, dove sono andata perché avevo fastidio a un dente.

Il dente non aveva nulla ma mi si stanno ritirando le gengive, tema che non approfondirò perché sono state menzionate le parole "dovuto all'età" e mi viene da urlare fortissimo.

Comunque, c'era una donna che parlava della sua passione per la lettura.

Mi urta sempre molto quando qualcuno sbandiera il fatto che gli piaccia leggere, come mi urta sempre molto quando qualcuno sbandiera il fatto che non gli piaccia leggere.

Cioè, mi urta il fatto che non si dica il "cosa". Il leggere da solo, mi urta. Devi dirmi anche cosa ti piace o non ti piace leggere, cosicché io possa giudicarti dall'alto del mio snobismo letterario che poggia sulla base del nulla, visto che io ho letto e sto leggendo pochissimo: sono molto al di sotto dell'accettabile intellettualmente.

Però giudico, perché sì.

Non volevo parlare di questo, però, non c'entrava nulla.

Volevo dire: c'era questa donna che raccontava di quanto le piacesse leggere (non commenterò il libro che aveva con sé, è già tanto se lo sto chiamando "libro").

E io ho abdotto che fosse una suora, una supposizione pregna di preconcetti di cui mi vergogno e che vorrei non aver tradotto in idea ma ormai è troppo tardi: forse era una suora, per me.

E io ho pensato: "Perché no? Potrei farmi suora!".

Non riesco a immaginare qualcosa di più lontano da me del farmi suora: regole, preghiere, fragili credenze, verità celate, moralità, castità (o presunta tale). 

Però in quel momento mi era sembrata un'idea plausibile. 

Come quella volta che ci era mancato poco che mi arruolassi nell'esercito nella sezione logistica.

Nell'esercito, raga. Io. Nell'esercito.

È una bella storia, quella.

Eravamo io, mia sorella e un'altra amica, ormai esistente solo nei miei ricordi adolescenziali, che avevamo deciso di passare il Ferragosto in una torrida Bologna per permettere a quell'amica di accoppiarsi furiosamente con un tizio conosciuto chissà dove. 

Ci sfiorò l'ipotesi che, magari, l'idea potesse essere non brillantissima dal punto di vista della sicurezza personale (cfr. "Massacro del Circeo") ma, insomma, andò tutto bene. Erano altri tempi, e noi ci sentivamo più o meno invincibili.

Ci trovammo in una dimora tipicamente universitaria, diversamente sanificata e precariamente assemblata.

Una fottuta topaia, insomma, dove io e mia sorella avremmo dovuto essere intrattenute dall'amico del tizio mentre lui e l'altra ci davano dentro come conigli.

Questo amico era, appunto, nell'esercito. A fare cosa non ricordo ma, tant'è, ne parlava in modo così entusiastico che ho seriamente pensato che potesse essere un'opportunità per la me diciottenne o giù di lì. 

Io a quell'età pesavo trenta chili bagnata perciò avevo avanzato una timida obiezione legata alla mia fragile fisicità che forse, forse, avrebbe potuto essere un ostacolo al mio prestare servizio al paese.

Ma il ragazzo, dalla soluzione pronta all'uso, mi disse: "Beh, c'è la sezione logistica!".

Mi ricordo proprio di aver pensato "Wow, perché no?".

Cioè trasferirmi in culo a Giove per smistare dei documenti, però, hey!, perché no?

Era solo uno dei miei tanti "perché" farfallini, che durano ventiquattr'ore per poi spegnersi in un battito d'ali.

E così è tutta la mia vita: idee, milioni di idee, che nascono un attimo prima di morire, e rinascono, e rimuoiono.

Però, hey!, perché no? 

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