giovedì 14 settembre 2017

La mia Piazza






: raga, lo dico subito onde evitare sorprese: se mi toccano piazza Garibaldi, la mia piazza, trasformandola in una distesa di mattoncini e forme geometriche con parcheggio sotterraneo, mi incateno in cima a un lampione e non scendo fino a quando non cambiano idea. Lo faccio, lo sapete che lo faccio.
Quella piazza, così com'è, è alessandrinità.
Imprecare quando non si trova parcheggio  (che non si trova solo al lunedì di mercato e talvolta al sabato sera dopo le dieci) è alessandrinità.
Odiare quel mercato dal profondo del cuore ma non poter immaginare di vivere senza, senza le sciure che fanno parcheggiare i mariti in quarta fila per andare a comprare le piantine, è alessandrinità.
Osservare, dai portici, le stesse macchine che fanno tre o quattro o dieci giri per trovare posto e sentirsi fortunati per aver trovato il proprio è alessandrinità.
Non volere il parcheggio sotterraneo perché si ha paura dei delinquenti ma lamentarsi perché quello attuale non basta, è alessandrinità.
Non vedere mai la piazza "nuda", senza macchine né bancarelle, e avere un colpo al cuore per quanto è bella le poche volte in cui si spoglia, quando c'è la pulizia o quando nevica, è alessandrinità.
Non ditemi che non voglio l'innovazione (il Meier l'ho voluto, aspettato e amato!): io voglio solo che i veri simboli dell'alessandrinità restino intatti.
Perché odiare l'alessandrinità ma volere che nessuno tocchi l'alessandrinità... è alessandrinità.

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