lunedì 20 marzo 2017

Che sapore ha l'infelicità?











: mercoledì 15 marzo, ore 10.00, ad Acqui, ho assistito alla cremazione di Neuro, che si trovava già lì, in un frigo.
La scelta di farlo cremare ha esaurito gran parte del mio movimento vitale: detesto l'idea della cremazione, come detesto l'idea della sepoltura.
Razionalmente (cioè il metodo con cui prendo la totalità delle mie decisioni), però, era la soluzione migliore: io non ho terreni a noi cari e l'idea di seppellirlo, già di per sé irritante, lontano da me, era insopportabile.
Vada per le ceneri, perciò.
E vada per assistere di persona al tutto.
Perché mi sono obbligata a questo strazio? Per un motivo di cui vado filosoficamente molto fiera, che non ha a che fare solo con la mia parte sentimentale, anzi, che è ragione pura.
E che mi tengo per me.
Comunque, arrivo in questo capannone con l'insegna "Cremazione animali d'affezione", in via della Polveriera, dove trovo un curioso personaggio che mi guarda come per chiedermi "Cosa vuole?".
La tentazione di rispondere "Una quattro formaggi!" è forte, ma non sono dell'umore adatto.
Quindi do il cognome, ma al personaggio non basta: vuole specificare per forza che si tratti del "cagnolino piccolino piccolino".
Sì, è per il cagnolino piccolino piccolino.
"Lo vuole vedere?", mi chiede.
Sì, certo che voglio.
"Glielo APRO".
Mi taglia questa busta di plastica in cui c'è lui congelato, bellissimo.
Io sono rincuorata, perché mi avevano detto che sarebbe stato sformato, un cane diverso da come l'avevo lasciato.
Balle: è bellissimo, con gli occhi chiusi e io interpreto egoisticamente la sua condizione come "serena", come un sonno sereno.
Gli taglio il pelo della coda, il mio codino terapeutico, lo saluto, lo coccolo ancora un po', lo rassicuro.
Poi lo lascio.
Il personaggio mi dice che ci vorrà ancora un po' perché il forno è occupato.
Ah, giusto, il forno.
Dove cazzo è 'sto forno?,
Davanti a me.
Non l'ho nemmeno notato.
Mi aspettavo che fosse un po' nascosto, non lì, all'ingresso.
Invece è in bella vista, niente delicatezza, niente pudore.
Proprio come in pizzeria, in effetti.
Eh, vabbè.
Mi accomodo fuori, al sole, aspettando che il tizio abbia finito con l'altro cane.
Poi esce, con un camice da meccanico, pulendocisi sopra le mani, e mi dice:
"Io sono pronto, cosa faccio, lo cremo? Vuole vederlo ancora?"
No, grazie, a posto.
Ci mette un po' e decido di rientrare per vedere come sta andando: vedo che il tizio sta mescolando qualcosa e lo sta pestando, come fa il barman con il mojito.
Realizzo, cerco di respirare.
A proposito, la questione "respiro" di questi giorni è interessante: vivo in apnea. Mi ricordo che devo respirare, ho perso l'automatismo principe della corporeità umana. Spero di continuare a ricordarmene, se no muoio soffocata.
Comunque, il tizio finisce il macabro pesto, lo mette in un sacchettino e mi dice:
"QUESTO È IL CANE!".
Ah, grazie.
"È sterilizzato, puoi mettertelo dove vuoi."
E ripone grossolanamente "cane" e pelo in una scatola di legno, che poi mette in un sacchetto di carta con scritto "Cremazione animali di compagnia" (di cui allego la foto).
Grazie e arrivederci.
Le pompe funebri mi avevano assicurato che avrei trovato un "signore discreto, che è obbligato a non dire una parola".
No, cazzate. Ho trovato un cavernicolo.
Ed è stata una fortuna: la freddezza grottesca, il black humor, il trash esasperato, anche questa volta, mi hanno salvata.
E, così, ora ho di nuovo il mio cane.
In un altro formato, ma è qui con me, per sempre.
Il mio cane, il mio amore, Neuro, che oggi, venti marzo, avrebbe compiuto otto anni.
Ho scritto, di nuovo, per me.
Se vi chiedete, come avete fatto ieri per la festa del papà (pensando di essere veramente acuti, brillanti, simpatici), come mai uno scriva post per qualcuno che non li può leggere, la risposta è questa: 
Per auto-terapia.
O masochismo.
O tutti e due.
E si scrive tutto al presente, o in una specie, che dà stabilità.
Non siete obbligati a capirlo.
Eravate obbligati a capire le coniugazioni dei verbi, ma è andata male.
Quindi non mi aspetto il miracolo.
Io ho scritto (non so come, ma stavolta non rileggo) per me, solo per me.
Perché quel "solo un cane", morendo, ha ammazzato anche me.
Che lo capiate o no.

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