giovedì 11 aprile 2019

Dalla culla alla cassa







: sul treno c’è una scolaresca elementare.
E una pazza urlatrice, di quelle che si incontrano spesso, di quelle che imprecano contro la vita, che dovrebbero essere messe al sicuro dal mondo e da loro stesse, ma non hanno un posto dove andare né qualcuno che si prenda cura di loro (no, non sono io, raga).
La pazza, improvvisamente, forse sobillata da un’animosa allucinazione, si scaglia contro i bambini, vomitando loro addosso tutti gli effetti della sua patologia.
“Ignoranti!”
“Fate schifo!”
“Dovreste buttarvi giù dal balcone!”
E, come posseduta, lascia la scena trascinando un demoniaco mantra:
“DALLA CULLA ALLA CASSA! DALLA CULLA ALLA CASSA! DALLA CULLA ALLA CASSA!” (Se non avete velleità sataniche, non leggetelo al contrario davanti allo specchio !)
Tra i bambini, alcuni, in linea con il loro sviluppo, rideranno per l’eccezionalità del fenomeno.
Altri si stringeranno piano piano, facendosi ancora più piccoli, ai loro amichetti.
Altri cercheranno conforto nello sguardo della maestra.
E altri ancora, forse un paio, si sentiranno profondamente toccati dell’episodio, dalla sua tragicità e dalla sua crudezza clinicamente mascherate.
E si chiederanno “Perché questo?”, “Perché a noi?”, “Perché a lei? Cosa le è successo per comportarsi così?”, sviluppando una precoce e rassegnata abitudine a ricevere risposte insoddisfacenti. 
Accorgetevi di quei bambini.
Tutelate quei bambini.
Spronate quei bambini.

Anche perché, altrimenti, chi cazzo ve le darà le salse per i McNuggets?

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