mercoledì 21 agosto 2019

Male non fare, paura non avere





: sono drogata di “Un giorno in pretura” perché molto spesso i processi mancano totalmente di logica e analisi concettuale e mi fanno rodere il fegato.
Per me no fegato consumato no party.
La cosa che amo di più è la pretesa di volere che qualcuno dimostri di non aver fatto qualcosa.
Vado in preda all’adorone, vado in brodo di giuggiole.
È la banalizzazione del “dimostrare”, della prova, che mi fa letteralmente impazzire.
Mi fermo subito perché se no attacco con i vari “Che cosa intendiamo con prova?”, “Cosa intendiamo con dimostrare?”, e so già che va in vacca l’attenzione.
Comunque, puoi provare a dimostrare di aver fatto qualcosa. Per esempio, se hai pestato una merda e vuoi dimostrarlo, puoi alzare il piede e far vedere che quella merda giace ancora sotto la suola della scarpa. 
Ma prova a dimostrare che NON hai pestato una merda.
Non basta certo far vedere una scarpa pulita.
Perché potresti aver usato un’altra scarpa o potresti averla lavata via, o, o, o.
Non basta analizzare il fatto, il non-fatto in questo caso, ma tutto ciò che gli gira intorno.
Ti devi armare di pazienza e devi sperare che il tuo interlocutore non sia un cretino con la certezza della tua colpevolezza stampata in testa.
Devi anche sperare che, oltre al tuo interlocutore, tutti gli altri che stanno assistendo al processo facciano un bel confronto fra le tue parole e quelle dell’accusa e analizzino accuratamente la tua persona: hai mai pestato merde? Sei una persona che pesta merde? Perché l’accusa e così incaponita nel dire che hai pestato una merda? Che motivazioni ha? Possiamo fidarci dell’accusa? Sta accusando correttamente, con cognizione di causa? Quella stessa accusa ha già sbagliato ad accusare altre volte?
Ma, anche lì: il fatto che tu non abbia mai pestato merde non significa che non l’abbia pestata ora. 
Devi sperare che gli altri si ricordino che tu sei una persona che guarda bene dove mette i piedi, che sta sempre attenta a dribblare le merde, o, più importante, che sei una persona che se pesta una merda, porca puttana, lo dichiara.
Lo dichiara ben conscia del fatto che possa capitare di pestare una merda, che sarà mai?
Ma se quella merda non l’hai effettivamente pestata e sei chiamato a dimostrare un non-fatto, beh, in quella merda ci sei.
È una bella grana dover dimostrare di non aver fatto qualcosa.
Il “male non fare, paura non avere”, norma etica che regola la mia vita da quando sono nata, non può un cazzo contro la presunzione di colpevolezza: se un cretino si convince, e convince altri più cretini di lui, del fatto che tu abbia commesso qualcosa che non hai commesso, hai proprio poche chance.
Il “male non fare, paura non avere” non ti salva dagli altri. 
Ma è tutto per la tua coscienza.
È ciò che ti fa guardare allo specchio sereno, dormire sereno, mangiare sereno, cagare sereno, puffare sereno.
Ed è ciò che ti fa vivere sereno.




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