venerdì 6 novembre 2020

Di novembre, il sei

 


: sarei la stessa persona se avessi vissuto diversamente il sei novembre del ‘94?

Se quella domenica mi fossi svegliata a casa mia, al Cristo, e non dai miei nonni, in viale Milite Ignoto, per esempio.

Senza quell’ingombrante esperienza nel mio bagaglio, sarei la stessa?

Sicuramente vivrei i primi giorni di novembre in maniera molto diversa.

Sicuramente i miei sogni sarebbero meno movimentati o, almeno, non così impetuosi.

Perché non puoi nemmeno immaginarlo, quell’impeto, se non l’hai vissuto.

La potenza dell’acqua la devi toccare, ti deve investire, per riuscire a fartene un’idea. La tua mente non può inventarsela.

Così come la sensazione di camminare in un fiume in piena coi vestiti addosso. Quell’attrito, quella forza attanagliante.

Così come quell’odore, quell’odore di fango e benzina, che ti entra dal naso e ti arriva allo stomaco.

Così come quel silenzio rotto solo dalle sirene.

Così come l’essere salvati, tratti in salvo.

Così come gli occhi di chi ti credeva persa per sempre.

Sarei la stessa, certo.

Stessa tendenza a pormi domande senza risposta.

Stesso petulante patrimonio genetico.

Ma non avrei questi ricordi.

Per questo, finché il mio cervello terrà botta, io, ‘sto giorno, lo voglio celebrare.

Io, ‘st’alluvione, lo voglio ringraziare.

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