: i primi di novembre sono quei giorni in cui la mia emotività, già normalmente pressante, si fa quasi invalidante.
Ieri, dopo che sono state assegnati i colori delle zone e comunicate le nuove ridicole misure, mi si è stretto il cuore a leggere i post di tutti i commercianti, che comunicavano che oggi, ancora oggi, sarebbero stati aperti.
L’aggrapparsi a un giorno in più fa riaffiorare in me ricordi che bruciano ancora.
E il fatto che si debba quasi essere riconoscenti, per questo giorno in più che sa di presa per il culo, è qualcosa che mi fa soffrire.
Soffrire, incazzare e, soprattutto, inquietare.
Mi inquietano, le versioni “light”.
Perché la Coca-Cola fa male, è vero.
Ma la Coca Zero è subdola: ti uccide pulendoti la coscienza con l’acido.
Questo lockdown “light” e questa penna magica, che ha colorato le regioni senza né sentimento né ragione, non hanno un senso.
E io ci vivo, per il senso.
E io ci muoio, dentro, molto spesso, per il senso.
Qui di senso non ce n’è.
C’era, un tempo, protetto dalle parola “tutela” e “precauzione”.
Ora no.
Ora è un circo senza spettacolo, solo animali domati con frusta e sangue.
E mi dispiace che non venga posto il dubbio razionale.
Solo servile accettazione o, al contrario, improduttiva indignazione.
Sono molto, molto, dispiaciuta.
Per noi, tutti.
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