venerdì 13 gennaio 2017

L'orco è in città





ennesimo caso di pedofilia nella nostra ridente cittadina.
"Ennesimo", perché ne abbiamo avuti molti. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che, in una città così piccola, sia più facile costruirsi una buona reputazione e quindi un alibi.
Infatti, nonostante le evidenze, ci saranno sempre persone che diranno "Lui pedofilo??? IMPOSSIBILE!!!", permettendogli così di uscirne in qualche modo pulito o, se non altro, con il beneficio del dubbio.
Il tema "pedofilia" è ostico, raga.
E certamente non adatto a internet perché, dai, se non capite un cazzo delle cose più elementari, figuriamoci qua che ci troviamo sull'Olimpo degli argomenti.
Senza contare il fatto che il non avere figli, secondo la ferrea logica sociale, mi vieterebbe di infilarmi in discorsi che riguardano bambini: "Eeeeeeh, ma tu non sei madre!". E, in questa giornata ghiacciata, se c'è una cosa che voglio evitarmi è proprio il confronto con mamme-bomber.
L'argomento è ostico per molti fattori: la pedofilia è una malattia? E, se è una malattia, come si spiega questa estrema lucidità nell'organizzare incontri, trappole, ecc, senza mai fare passi falsi? È una perversione "classica", quindi va trattata come tutte le perversioni? Ecc.
Non ho gli strumenti per rispondere e, francamente, quando si parla di bambini tendo a farmi sopraffare dalle emozioni (sì, sorpresa!, anche se non sono madre!).
C'è, però, una cosa di cui sono certa (per quanto si possa essere certi di qualcosa). Ovvero l'idiozia del suggerimento "castrazione chimica", che vince la gara "commento più usato" sotto ai vari post che trattano l'argomento.
Cioè, tu leggi la notizia terribile di un ragazzo che incontra in un bar l'orco (allenatore di calcio, classico!) che l'aveva violentato da piccolo e decide di seguirlo per vedere se facesse ancora "quelle cose". Scopre che, sì, le fa eccome e trova la forza di denunciarlo, forza che da ragazzino non aveva avuto. I carabinieri arrestano il tizio e trovano a casa sua del materiale raccapricciante.
Cioè tu leggi tutto questo (che avviene nella tua insignificante ma generalmente tranquilla città) e l'unica cosa che ti viene da dire è "castrazione chimica".
Ma, anche volendo prenderti sul serio, a cosa servirebbe?
Cioè, la violenza è solo la penetrazione?
Toccare no?
Il problema non c'è più, se l'uccello non va su? Sì?
Si può essere molto violenti anche senza usare strumenti fallici, anche usando solo le parole, guarda te.
La castrazione chimica risolverebbe qualcosa? Ridarebbe indietro l'anima, l'innocenza, la vita, a quei bambini?
O sarebbe semplicemente un lavaggio di coscienza posteriore? Un modo per dire "Finito tutto, l'abbiamo punito!"?
Ma, prima di parlare o scrivere in preda alle pulsioni, ce la fate a formulare un pensiero vostro?
Dite "castrazione chimica" perché avete sentito il termine da qualcuno e vi è piaciuto, perché siete limitati.
Come quelli che urlavano "alla forca!", senza sapere il perché.
Io penserei alla tortura fisica e psicologica, se proprio dovessi occuparmi dell'orco. 
Ma prima, prima di pensare a come punire lui, penserei a come sia possibile che avvengano ancora queste cose, penserei ai bambini, a come renderli immuni.
Non risolverei un bel niente, ma almeno proverei a pensarci.
Senza sparare parole a caso, copiate da qualcun altro.
Perché, se un bambino è ancora una vittima sacrificale, la colpa è nostra.
La colpa materiale è dell'orco, ovvio, ma noi non siamo innocenti.
E questo ci fa cagare addosso.
E urlare "castrazione chimica".





Nessun commento:

Posta un commento