mercoledì 13 luglio 2016

Il Buongiorno Gramo di Gramellini

: inizio a non tollerare più la smielata retorica. Non sui giornali.
Credevo che i trenta mi avessero ammorbidita, ma in realtà mi sono inacidita (possibile?) ancora di più.
Non si scrive un articolo del genere.
Non si scrive per il rispetto delle persone morte.
Perché quando muoiono delle persone per un errore tipicamente umano (o una tendenza tipicamente umana) su un giornale si dovrebbe analizzare quell'errore.
E basta.
Per i fronzoli ci sono (e fortunatamente, eh!) i libri, i blog, ecc.
Un buongiorno del genere lo si dovrebbe dare, nel 2016, solo su Facebook: è stucchevole.
Può piacere ed è bene che piaccia, ma è un qualcosa di fuorviante.
Senza contare che, a livello argomentativo, la domanda "L'Italia è quella del binario unico o del fiume di donatori?" non ha senso di essere posta.
Molto semplicemente perché, alla vivida luce dei fatti, l'Italia è evidentemente tutte e due le opzioni.
L'Italia è sia terra di imbarazzo che di solidarietà, una non esclude l'altra.
E il problema, è, appunto, proprio quello: è romantico vedere l'unità di un popolo nel disastro; è inquietante continuare a vedere disastri.
La metafora dello specchio ha senso quando c'è una contraddizione in essere (tecnicismo, colpa mia!): per esempio, quando c'è un fiume di donatori e contemporaneamente NON c'è un fiume di donatori. Che ne so, se ci fossero donatori per un terremoto e non per un disastro ferroviario.
Quindi, la metaforaccia su cui si basa l'articolo rende l'articolo un articolaccio.
Le ultime righe sono state un becero virtuosismo, dimenticatele.
Il punto è che, caro Massimo, tu mi piacevi molto e i tuoi libri sono belli, ma in alcuni momenti ci vorrebbero le cinghiate, non le caramelle.
Un giornalista non dovrebbe indorare la pillola, dovrebbe infilare dei grossi suppostoni.
Secondo la mia idea di mondo fantastico, almeno.

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