sabato 22 ottobre 2016

Obiezione! (Di coscienza)





: voi non potete capire il brivido che prova uno studioso di filosofia della mente quando arriva 
il momento dell'anno in cui la cronaca lo mette di fronte alla locuzione "obiezione di coscienza".
Perché al giro il momento arriva, eh.
Obiezione-di-coscienza.
"Obiezione" e "coscienza" sono due concetti a me molto, molto cari.
L'"obiezione" è uno degli strumenti principali del filosofo (sì, anche dell'avvocato, blabla!): si legge un articolo e, se si ha qualcosa da ridire, si formula una bella obiezione.
La "coscienza" è, invece, uno degli argomenti principali di un filosofo della mente: cos'è? C'è? Dov'è? È sinonimo di mente? Ecc.
Ci passo le ore, ci spreco le energie, con 'sto strumento e per 'sto argomento.
Quindi capite bene che, quando arriva il "medico" di turno che si comporta da catto-bomber e si professa "obiettore di coscienza", io mi agito.
Per non dare nulla per scontato, un medico che è obiettore di coscienza si rifiuta di sottostare alla normativa che permette alle donne di esercitare il loro diritto ad abortire perché va contro il suo credo, etica, fede calcistica. È quindi un medico che si rifiuta di effettuare un aborto, o un raschiamento. Qualunque siano le condizioni della paziente.
E questo è fastidioso, per me, per tre motivi che rimandano a ciò che ho detto sopra.
Il primo: per obiettare, devi essere capace a farlo: non è che basta un gnegnegne.
Il secondo: per obiettare perché te lo dice la tua coscienza devi aver riflettuto sul "cosa" sia la tua coscienza, sul "dove" sia, se sia sinonimo di mente, ecc. 
Il terzo: per rifiutarti di fare abortire perché la tua coscienza ti dice che non si uccidono le persone devi aver riflettuto sul "quando" inizia la vita umana e sul "cosa" intendiamo per "persona".
A questo punto uno potrebbe dirmi che, proprio come ho detto sopra, tutto ciò dovrebbe interessare un filosofo, non un medico: un medico ha la possibilità di essere obiettore di coscienza e può esserlo senza stare tanto a riflettere.
Accetto, ma con molti brividi lungo la schiena.
Quindi specifico: io comprendo e rispetto chi rifiuta il concetto di aborto perché ha fede in un Dio particolare che gli impone alcune cose. Non lo condivido, perché la mia fede è il mio intelletto, ma comprendo e rispetto.
Io comprendo e rispetto (molto!) chi rifiuta il concetto di aborto perché pensa che la vita umana inizi "da subito". Potrei anche arrivare a condividere quella che è una riflessione molto profonda.
Qua però non si parla in generale, qua si parla specificatamente di medicina.
Io NON comprendo, NON accetto e soprattutto NON rispetto, se il rifiuto del concetto di aborto arriva da un medico.
Un medico fa un giuramento, il giuramento di Ippocrate (nella sua versione attuale, perché quella "originale" era anti-abortista): la vita del paziente viene prima di te e, quindi, prima del tuo credo, della tua etica.
Se fai morire un paziente perché ti rifiuti di fare un raschiamento per le tue convinzioni, sei sicuro di essere un buon medico?
Se fai morire qualcuno deliberatamente, sei sicuro di essere un buon uomo?


P.S. Raga, risp veloce:
Se io aderissi al satanismo, potrei rifiutarmi di sottostare alla norma che mi impedisce di uccidere, solo perché il mio credo mi impone il contrario? Sì? Risp!

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