venerdì 5 gennaio 2018

Con il cuore colmo di amore





: bene, raga, sono le sette e mezza di sera e dopo tutta la giornata in cui mi avete succhiato le mie già debilitate energie vitali, vorrei dialogare.
In modo pacifico perché ho notato che, se uso il mio solito piglio, poi non leggete con attenzione quello che scrivo e non riuscite a intuirne il senso.
Il tono antipatico vi destabilizza e deconcentra (e avete ragione: non è semplice andare oltre il mio ditoinculismo).
Perciò, serenamente, immaginiamo di essere distesi su un prato verde, circondati da farfalle e cerbiatti, inebriati dai profumi floreali.
Fatto? Rilassati?
Bene.
Dunque, siamo giunti alle seguenti conclusioni:
1. Ciò che fa storcere il naso sull'affair ortofrutta è il fatto che sia inserito in una roba tutta italiana denominata Decreto Mezzogiorno.
2. Non è tanto il pagare un centesimo il sacchetto quanto il fatto di essere obbligati a farlo.
3. Non viene fatto per l'ambiente o per risparmiare ma per il magna magna di qualcuno.
Ora che ho accettato queste tre cose, con il cuore colmo di amore, posso affermare che quelli che hanno dato l'idea di etichettare i singoli frutti pensando di fare un torto al governo ladro e quelli che dicono che a giovarne sia solo ed esclusivamente la Novamont restino comunque degli sprovveduti?
Se dico "sprovveduti" e non "coglioni" vi sembro più simpatica e intellettualmente raffinata?
Che fatica.

P.S. Seriamente: se volete riutilizzare il sacchetto per l'umido si può, basta non appiccicarci sopra l'etichetta. Trovate un sistema, tipo appiccicarla altrove. (E qua sarebbe servita, ma pace e amore!).

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