mercoledì 24 gennaio 2018

La capitale d'Italia è Torino: io la penso così!







: "Attualmente, la capitale d'Italia è Torino!".
- Ma in che senso "capitale"? Capitale-capitale?
"Eh, capitale-capitale! Attualmente Torino è la capitale d'Italia!".
- Ecco, allora no: attualmente la capitale d'Italia è Roma.
"La capitale d'Italia è Torino. Io la penso così!"
- Tu la pensi così, ma attualmente la capitale d'Italia è Roma. Guarda sull'atlante (esistono ancora?), guarda sull'enciclopedia (esistono ancora?), guarda su Google (esiste, esiste apposta!), guarda dove ti pare: qualsiasi cosa o qualsiasi persona ti dirà che la capitale d'Italia è Roma.
 ~apre un sussidiario di storia a caso~
"Guarda, qui dice che la capitale di Italia è Torino!"
- Sì, all'epoca. Ma tu hai detto ATTUALMENTE, ricordi? Hai detto: attualmente la capitale di Italia è Torino.
"Sì, beh, ma io INTENDEVO secondo me, nel senso che io vorrei che fosse Torino!"
- No, tesoro, no. Lo stai dicendo ora, per tentare di girare sgangheratamente la frittata. Prova ne è il fatto che tu abbia cercato conferma nel sussidiario. Se nel dire "La capitale d'Italia è Torino!" avessi voluto semplicemente manifestare il tuo desiderio che fosse Torino non avresti cercato su un libro: i libri di storia non contengono le speranze di ognuno.
"Vabbè, è la tua opinione, come io ho la mia!"

Ecco, questo esempio di conversazione è ciò che avviene quotidianamente.
Su Facebook, al bar, su WhatsApp, sul treno, a casa, in chiesa.
Parole dette, poi modificate, poi "Sì, MA...", poi "Io la penso così!", poi "No, MA io intendevo...", frittate girate, poi incollate al soffitto, poi sfracellate al suolo.
Questo è un mondo in cui si è (anche se nemmeno poi tanto) responsabili di ciò che si fa ma non di quel che si dice e, soprattutto, si scrive.
Questo è un incubo, raga.
È un incubo, per noi figli di Aristotele.

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