giovedì 23 giugno 2016

Al di là di ogni ragionevole dubbio

: molti (moltissimi!) anni fa, quando ero convinta che la strada per chi ha una capacità dialettica (di poco!) superiore alla media fosse la giurisprudenza, volevo tatuarmi la locuzione "al di là di ogni ragionevole dubbio": ne ero attratta.
Può sembrare un'esagerazione, lo so, ma io sentivo le farfalle nello stomaco.
Avevo anche disposto le parole a triangolo, su un foglio sudicio che avrei portato al tatuatore.
Poi, dato il mio plateale fallimento nell'ambito giuridico, fui miseramente cazziata: non avendo avuto successo nel campo, non avevo il diritto (tanto per rimanere in tema!), poveraccia, di farmi simile tatuaggio.
"Al di là di ogni ragionevole dubbio", però, ha continuato a provocarmi dei brividi che non riuscivo a spiegarmi, emozioni che non riuscivo a decifrare.
Ogni volta che sentivo cose come "colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio", i miei neuroni si scatenavano in festini orgiastici.
"Io voglio tatuarmelo, 'sto mucchio di parole", pensavo.
Ma reprimevo l'impulso: a giurisprudenza avevo dato due esami, non potevo!
Non avevo (quasi) più ripensato alla locuzione quando oggi ho letto che Alberto Stasi è stato dichiarato colpevole "al di là di ogni ragionevole dubbio".
Ed ecco che i miei porci neuroni hanno iniziato a sovreccitarsi, come hanno sempre fatto.
Con la differenza che, oggi, adesso, in questo momento, ne capisco bene il motivo.
Al di là. Di ogni. RAGIONEVOLE. DUBBIO.
Ragionevole? Dubbio? Dubbio ragionevole? Ogni ragionevole dubbio?
Questo è pane mio, nostro.
E con la giurisprudenza, scusate, c'entra proprio 'n cazzo.

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