mercoledì 1 giugno 2016

Il gorilla






: noi non sappiamo cosa passi nella testa degli animali.
Vorremmo e sarebbe bellissimo.
Ma non lo sappiamo.
Noi attribuiamo agli animali "atteggiamenti proposizionali", intenzioni, che copiamo da noi umani.
Quando una scimmia spulcia il culo dell'altra diciamo che "si prende cura" di lei, che la ama. 
È romantico, e lo facciamo tutti.
Con gli animali domestici questo ha più senso e non fa male a nessuno: io parlo ad Asma e Neuro come se parlassi ai miei fratelli. Ma gli animali domestici hanno un'evoluzione che comprende la presenza dell'uomo.
Quel gorilla o voleva proteggere il bambino o lo stava semplicemente sballonzolando di qua e di là (perché giustamente non sapeva cosa fosse).
Il fatto è che non lo sappiamo.
E, fidatevi, se mio fratello (un figlio non posso neanche immaginarlo) finisse in una gabbia con un animale grosso e dotato di denti o zampe capaci di ridurlo a brandelli, io farei il diavolo a quattro.
Tutti faremmo il diavolo a quattro.
Poi possiamo incolpare lo zoo, i genitori, e chiunque altro.
Ma i bambini sono scalmanati, scivolano da tutte le parti, gli incidenti succedono.
Non ci possono essere dubbi se sparare o meno a un gorilla per salvare un bambino.
Non ci devono essere dubbi.
Poi si piange il gorilla e si fa il culo a chi ha colpe. 
Ma un bambino, cari ragazzi miei, è un bambino.
Perché se non siamo fermi su questo punto, beh, cosa viviamo a fare?

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