lunedì 28 agosto 2017

La razzia dell'ironia




: qualche giorno fa ho scritto questo post:

": allora, raga, riepilogo cose che non puoi fare se sei nero:
shopping a Forte dei Marmi con un tuo amico nero come te, naturalmente;
affittare stanze d'albergo;
prelevare al bancomat;
sederti sulle panchine;
andare in piscina.

Altro?"

Questo post non è stato capito e sono stata (strano, non succede mai!) eliminata da una ragazza che mi stava molto simpatica.
Ora, aiutatemi a fare chiarezza: dove e cosa ho sbagliato, raga?
Perché, se dopo i miliardi di parole che spendo, qualcuno pensa che io sia una che dice, seriamente, che i neri non possano andare in piscina, ecc, allora io ho sbagliato qualcosa.
Anzi, non qualcosa: io ho sbagliato tutto.
Se una ragazza che mi conosce, che sa chi sono, che sa come sono, mi elimina da Facebook perché crede che io sia una razzista qualunque, una grossolana razzista, una che scrive cose che manco Adolf ai tempi d'oro, allora ho sbagliato tutto.
O magari no.
Magari era un post palesemente ironico, ironico senza dubbio, banalmente ironico, che non è stato capito da chi lo ha letto.
Non ci sono infinite possibilità: o ho sbagliato qualcosa io oppure non ho sbagliato qualcosa io.
Io cosa potrei aver sbagliato?
A ironizzare su un tema caldo?
Ah, beh, non lo faccio mai, proprio mai.
E comunque, per amor di ragione, io ho ironizzato sui post che odiano i neri, non sui neri. Perché io sono normodotata, raga, la mia capacità neuronale è nella media, non faccio questi scivoloni del cazzo.
Quindi, che ho sbagliato? A non mettere la didascalia "Sto scherzando"?
E dovrei, eh, l'ho già detto più volte. Ma l'ho sempre reputato un insulto all'intelligenza del mio interlocutore: a me quando raccontano una barzelletta e poi mi chiedono "L'hai capita?" sale la voglia di sangue.
Però ultimamente quello che scrivo viene travisato più del solito ed è ovvio che io debba prima di tutto farmi un esame di coscienza, esame il cui risultato è sempre lo stesso: io sono responsabile di quello che scrivo, non dell'interpretazione fantasiosa che ne viene data. 
Perciò, non mi viene in mente cosa potrei aver sbagliato io in questo specifico caso (in questo SPECIFICO CASO, non nella vita).
Quali sono, invece, i fattori che non dipendono da me che possono portare a ritenere offensivo il mio post?
Innanzitutto il fatto che non mi si conosca (difficile, eh, perché se io trovassi una roba del genere su un profilo sconosciuto ne coglierei comunque l'ironia ma vabbè): uno non sa il culo che mi faccio per portare un po' di filosofia nella vita quotidiana e pensa che io sia una che non vuole i migranti in piscina. Bene, solo un piccolo neo: io non sono una vip, se leggi quello che scrivo è perché sai chi sono, mi hai tra le amicizie il più delle volte, avrai beccato per caso un mio post nella tua home, sai che non scriverei mai alla Salvini, no?
Quindi anche questo fattore, depennato.
Un altro motivo di non comprensione potrebbe essere il fatto che uno non sappia capire quello che legge: alla fine i test di comprensione del testo non li fanno tutte le facoltà e magari non tutti hanno portato a termine con successo le elementari, quindi ci sta. Non si è capito quello che ho scritto, semplicemente perché si è idioti. Capita, eh.
(Sì, se non capisci quello che scrivo io, il cui livello è veramente basso, sei scemo. Mi dispiace, ma è così. Lavoraci su.)
Ma, comunque, non è questo il caso, perché la ragazza non è idiota.
Perciò, poiché rifiuto di aver sbagliato qualcosa io (vecchia boriosona!), rifiuto che qualcuno pur conoscendomi mi dia della banale razzista (raga, dovreste saperlo che io odio la razza umana nella sua totalità e me ne fotto dei colori!) e rifiuto che ci sia qualcuno così stupido da non cogliere una così semplice ironia, mi tocca, ahimè, la strada della retorica.
Non c'è molto da dire di brillante: forse le continue battaglie sotto ogni post, di qualunque genere, a colpi di trumpismi o salvinismi e tommasismi o lucarellismi, le continue lotte fra razzisti e buonisti, che schiacciano l'equilibrio sotto una montagna di merda, hanno fatto sì che gli animi siano troppo surriscaldati e incapaci di comprensione.
Spiego meglio, così non ci sono scuse: siccome è tornato a galla, più vivo che mai, il dibattito sulle "razze", chi si sente appartenente a una "razza" discriminata e ha a che fare tutti giorni con commenti orribili, legge tutto ciò che trova come razzista a prescindere, come sale sulla carne viva.
Come dire: "non importa se ti conosco, se ho parlato varie volte con te, se so come la pensi e se so che fai balli caraibici e angolani, hai scritto una cosa che secondo me è razzista, ti elimino. E se mi mandi un messaggio per spiegarmi le tue ragioni, me ne fotto perché ormai sei razzista, razzista, razzista. Anzi, ti lancio pure le frecciate, perché è quello che ti meriti, razzista".
E questo è molto, molto triste.
L'incomprensione è sempre molto triste.
E io sono spesso incompresa (povera Giadona!), perciò sono molto triste.
Ma ho fatto il giuramento di Aristotele e non demordo. Perché la mia tristezza è nulla confronto alla Ragione.
Rimarrò la sola a leggere i miei post, raga.
Però magari insegnerò a leggerli alla mia gatta.
E lei lo insegnerà ad altri gatti.
E non sarò più triste.
Fino a quando non litigherò anche con tutto il mondo felino.
Eh, vabbè.

P.S. Ogni singola parola di questo post è, come sempre, concatenata ad altre parole: va da sé che per comprendere il senso di ciò che volevo dire si debba leggere tutto, fino alla fine.

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