venerdì 27 luglio 2018

Farzah!






: è uscito il dato per cui l’80% delle persone non è in grado di riconoscere una bufala da una notizia vera.
Ora, io non so come vengano calcolate queste percentuali, ci sarà un qualche algoritmo apposito, però, se butto l’occhio ai miei contatti e a ciò che condividono, “80%” mi pare un foderarsi gli occhi con del salame: siamo almeno al 90%.
Al di là delle fake news, ciò che non si riesce a cogliere è proprio il “fake” in generale.
Tipo quando, all’epoca in cui andava di moda il monogramma, la gente non riconosceva le borse di Louis Vuitton tarocche.
E io impazzivo: come cazzo si fa a non vedere la differenza?
E mi domandavo: se proprio non hai l’occhio allenato, non puoi informarti? Chiedere a qualcuno, prima di fare un acquisto avventato?
Ecco, identico per il “concettuale”.
Come cazzo si fa a non riconoscere quando una pagina è “fake” o di perculo?
È inquietante.
Io capisco chi non ha dimestichezza con la parola scritta, gli analfabeti quelli “veri”, ok.
Ma dai laureati un po’ di accortezza me l’aspetto. Non perché una laurea significhi qualcosa ma perché, se ce l’hai, almeno una cinquantina di manuali li avrai letti, no? Almeno tre anni di esami, di colloqui con docenti, di lezioni, non sono noccioline. 
Eppure, sì, a quanto pare lo sono: c’è una totale assenza di occhio critico, una totale cecità critica.
Si sanno molte cose, si sanno fare molte cose, ma non c’è verso di “intelligere”.
E non è solo inquietante, è tragico.
Perché non abbiamo più “dotti”: gli intellettuali, quelli veri, se ne stanno nelle loro oasi felici a lasciare che il mondo vada in pezzi.
A noi restano i “sapienti” che si indignano per le pagine come “Cristiani contro i Tatuaggi”.
... menomale che hanno trovato l’acqua su Marte.

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