martedì 18 dicembre 2018

Buon Natale






: l’anno scorso, di questi tempi, stavo aiutando mia nonna a fare l’albero: il nonno non poteva muoversi dal letto e serviva qualcuno per attaccare le decorazioni, qualcuno con le mani più o meno ferme, non agitate dalle notti insonni del periodo.
Fu un Natale di una potenza emotiva rara: sapevamo che, molto probabilmente, sarebbe stato l’ultimo tutti insieme.
Ciononostante, il mio stoico nonno si fece aiutare e si sedette a tavola per mangiare con la sua famiglia, come ogni 25 dicembre: abbiamo sempre preso molto seriamente il “Natale con i tuoi”, non è mai esistito che qualcuno non fosse a casa quel giorno.
Quest’anno, invece, qualcuno non sarà a casa.
Cause di forza maggiore gli impediranno di esserci fisicamente e, per la prima volta in trentadue anni, ci sarà una sedia in meno.
Oggi sono andata da mia nonna per pranzo.
Sono andata a piedi, avvolta nella mia adorata nebbia, e ho pensato a quanto questa settimana possa essere difficile per lei, con tutti i preparativi da affrontare, con tutti i ricordi da addolcire.
Mi accoglie dicendomi: “Questa settimana è un po’ così.”
Così di merda, vorrei dire.
Ma non lo dico, perché mi fa notare già un’altra cosa: “Ho messo gli addobbi, hai visto?”
Ho visto. Aveva bisogno di farlo da sola, penso.
E l’albero l’hai fatto, nonna?
“Eh, mah!”
Mi porta in sala e sì, certo che l’ha fatto.
Il solito, familiare, piccolo, alberello che vedo da trentadue anni.
È bellissimo, nonna!
“È sempre uguale, gioia. Non è cambiato niente!”
Già.
Qualcosa è cambiato.
Ma non è cambiato niente.

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