mercoledì 26 dicembre 2018

Questo strano, caro, Natale






: oggi ho iniziato a mangiare a mezzogiorno e finito a mezzanotte con l’ultimo cioccolatino alla vaniglia di Giraudi Mon Amour.
Arrivo sotto casa con i pomodori secchi che mi escono dal naso e le noci dalle orecchie.
Sono ubriaca, più di cibo che di lambrusco.
Devo parcheggiare.
Non riesco, perché ho tutta la macchina appannata.
Non riesco, perché sono stanca.
Provo una manovra e attacco a ridere di debolezza.
Un signore sta fumando un sigaro, solo, sulla porta dell’hotel davanti a casa mia.
Mi sta osservando e, probabilmente, giudicando.
Così, faccio quello che faccio sempre: gioco sul sessismo a mio vantaggio.
Infatti, tempo un attimo e mi chiede: “Vuoi una mano?”.
Oh, sì, grazie caro!
“E se scappo?”
Non so se ti convenga, caro! Provo a fidarmi, comunque, caro!
Sale sulla mia macchina dicendo “Ah, le femmine!”, proprio così, testuale: FEMMINE.
Inizia, però, forse maledicendosi per l’iniziativa presa, a starnazzare come una gallinella:
“Come si spannano i vetriiiii?”
“Quanto mi manca dietrooooo?”
Tira dei pestoni sul pedale, arriva a un centimetro dalla macchina davanti.
“Va bene cosìììììì?”, mi chiede, in prenda al panico.
Va benissimo, caro, sei stato bravissimo!
“Come si spegne la macchina? Vabbè, te la lascio in moto!”
Certo, non preoccuparti! Grazie, mio caro eroe natalizio!

E così, in questo Natale strano, a cui dovrò abituarmi, ho reso felice una persona.
L’ho fatta sentire importante con la mia temporanea incompetenza.
E sono stata aiutata, comunque.
Basta poco, a volte.
E fa bene, a volte.
Anche se, domattina, dovrò togliere la macchina dal marciapiede.

Nessun commento:

Posta un commento