mercoledì 5 dicembre 2018

Ti odio poi ti amo poi ti odio poi ti odio poi... suca!







: oggi: “Ah, cazzo!, ma io avevo commentato un post di X, come mai non mi ha più risposto?”
Beh, facile: perché mi ha bloccato.
Passo indietro, chissà di quanto:
tu e X siete “amici”, dentro e fuori Facebook.
X fa la merda, merda vera.
Fuori Facebook, perciò, non potete più essere amici (sei totalitarista, remember?).
Dentro Facebook sì, cazzotene.
X non è un X totalmente cretino, non ti dispiace leggere ciò che pubblica (a volte, eh).
E poi, notoriamente, tu c’hai il Facebook puttana: accetti tutti, dentro tutti.
X, però, scrive una cazzata. Proprio concettualmente, eh. Una minchiata oggettiva, una contraddizione in termini.
Glielo fai notare, come fai sempre, sia con chi ti ha ammazzato il pappagallo che con chi ami.
La ricostruzione, più o meno, è questa: 
X: “Il film su Freddy Mercury è una merdaaa!!1!”.
G: “Beh, anche scrivere FreddY è una merda!”.
E ti blocca.
Ti dispiace, ovviamente.
Non per la persona in sé (che la terra gli sia lieve!) ma perché la sua idea era così debole da vacillare per un commento del cazzo, fatto da una persona del cazzo.
E io, Giada, soffro per questo, raga.
Perché non date peso ai vostri concetti, né al nero su bianco, perché sudate freddo, perché i vostri pensieri scricchiolano.
Soffro molto, quando non tenete alto il dialogo.
Però mi diverto, anche.
Perché la mia piattaforma social è identica da dieci anni:
- Mi chiedono l’amicizia.
- Mi appoggiano (dai raga, su!).
- Per qualche motivo si incazzano.
- Mi bloccano.
Non è poi così male, in fondo.
Perché “in guerra tutti i giorni sono viva, sono come piace a me!” (Semi-cit).

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