domenica 8 dicembre 2019

La banana del Maurizione







: dammi del concetto e io sono completamente tua.
Anche se quel concetto non lecca proprio i lobi alla metafisica: pazienza, mi accontento.
In un mondo in cui è Instagram a dettare i canoni di bellezza, genialità e ribellione (filler, comicità in serie e tatuaggi uguali su persone uguali) io mi accontento.
In un mondo in cui anche chi sostiene di essere sopra le righe regala like agli stereotipi, io mi accontento.
In un mondo in cui dà più sicurezza la plastica della carne viva, io mi accontento.
Mi accontento di una banana attaccata al muro con lo scotch (“Comedian”, Maurizio Cattelan).
Uno, perché, al di là delle mille interpretazioni, molte delle quali non posso cogliere per ignoranza, che vanno dal rendere arte un oggetto banale allo spettacolarizzare la deperibilità, credo che Cattelan volesse creare un’opera iconica, un sigillo di se stesso: ho letto da qualche parte che è solito attaccare delle banane nelle stanze d’albergo dei luoghi che visita, sostenendo che gli diano ispirazione.
E, da narcisa, i narcisi mi fanno impazzire.
Due, perché dammi un simbolo fallico e una parvenza di bondage e io schizzo verso l’Iperuranio.
Tre, perché ho sempre voluto farmi fotografare attaccata con lo scotch da pacchi a una parete. Ma non ho mai trovato un partner in crime che fosse in grado di farlo. Quindi c’è anche quella parvenza di stessa lunghezza d’onda, di affinità intellettiva, che vado ricercando (ma che non sto trovando).
Perciò, a me, che sia un concetto banalotto, che “Quella non è arte!”, ecc, non me ne frega un cazzo.
Anche perché “arte” è “prodotto umano”.
“Comedian” è prodotto umano? Cazzo, se è prodotto umano.
Mi è sempre piaciuto il Maurizione.
E mi piace la banana.
Sì, anche scotchata.

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