mercoledì 11 dicembre 2019

Sardine e murene






: io, se guardo a me stessa con occhio critico e non sentimentale, non sono proprio una sardina.
Sono più uno squalo, un barracuda, una murena.
Ma non un piccolo e grazioso pesciolino, innocuo se preso singolarmente.
Io non nuoto in gruppo.
Nuoto da sola, salvo incontrarmi, per necessità, amore o diletto, con un nucleo ristretto di fedelissimi.
Non sono nemmeno il tipo da “movimento” o “manifestazione”.
Fatta eccezione per il Pride (che mi è comunque costato molto in termini di benessere fisico), io detesto le folle.
C’è, per questi motivi, nel movimento delle Sardine, nel loro nome e intento, che possiamo riassumere con “Tutti uniti, tutti stretti contro il nemico!” qualcosa di costituzionalmente antitetico alla mia natura. Qualcosa di claustrofobico e gregario.
E, soprattutto, c’è anche qualcosa che mi fa storcere il naso. Appunto perché, sempre per natura, io diffido.
Poi, magari, dopo un’analisi certosina condita con svariate seghe mentali, cambio idea. Ma la mia prima reazione, nei confronti di oggetti o persone che spuntano dal nulla, è “Uhm, no”.
Per onestà, realismo e, ok, forse narcisismo, va detto che ci prendo al 99%.
Insomma, raga, per me le sardine sono come i vegani: a livello ideale, non puoi dargli torto.
Se uno ti dice che i suoi ideali sono il “No al razzismo”, “No all’odio”, indipendentemente dal partito di appartenenza, e, ugualmente, se uno sceglie di nutrirsi senza macchiarsi del sangue di un altro essere vivente, come cazzo fai a dargli torto?
Io, almeno, nonostante sia abbastanza brava nel costruire argomentazioni ad hoc per accaparrarmi la ragione e sia cintura nera del giramento di frittata, non ci riesco.
Hanno ideali nobili.
Qual è la macchia nello stemma, però?
I metodi e gli approcci utilizzati.
L’incoerenza.
Per quanto riguarda i primi, temo che la mia opinione si basi semplicemente su un gusto personale o, anzi, sulla mia natura di cui sopra: io non faccio parte di una folla e io non canto “Bella Ciao!”.
E qui si arriva all’incoerenza, che esula da gusti o tendenze.
Tu non puoi definirti un movimento apolitico se nel tuo gruppo Facebook è un continuo pubblicare dei meme contro Salvini o personaggi specifici. Perché allora sei un movimento anti-Salvini, anti-chicchessia. Che mi va benissimo, per carità, ma si va un po’ oltre il semplice “No” a qualcosa di orribile. È una vera e propria opposizione, ma non a livello ideale, bensì bello materiale, particolare.
E, soprattutto, tu non puoi definirti un movimento apolitico, apartitico, ecc, se poi fai cantare “Bella Ciao”, perché quella canzone è impregnata di politica.
Anche di storia, certamente, ma allo stato attuale delle cose, quella canzone è colorata politicamente, stuccata politicamente.
Per far capire meglio: io non mi definirei mai anti-fascista. Io, semplicemente, non sono fascista.
Perché definirsi anti-fascista è un qualcosa di politicamente determinato.
Il che va benissimo, anzi: fossero tutti apolitici come me ci sarebbe anarchia.
Ma va contro l’intento esplicitato, è incoerente con l’intento di partenza “Questo non vuole essere un movimento politico!”.
È questo che mi fa storcere il naso: il dimenticarsi che “politico” deriva da “pólis” e per forza un movimento è politico. Tutto quello che si fa per la comunità è politico, perché specificare che non lo sia?
Il preoccuparsi di privarlo del suo significato, questo ossessivo mettere le mani avanti, mi fa pensare all’imminente inculata.
È lo stessa, identica, popolare, strategia che avevano utilizzato i Cinque Stelle.
Capite, il mio brivido lungo la schiena?
Forse sono solo il classico Bastian Contrario.
Forse sono solo la classica murena inacidita.
Ma, come c’è bisogno di opporsi all’odio (e qui permettetemi un “Grazie al cazzo!”) c’è bisogno anche di occhio critico.
L’unica cosa che, davvero, salverà il mondo.

P.S. Questo post è stato mosso dalla paura: tra le Sardine ci sono persone che ammiro e altre che reputo adorabili. Ho il terrore che ne restino deluse. Non inculatemele. Non a tradimento e senza consenso, almeno.

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