lunedì 18 novembre 2019

I segreti del tappo macina






: non so cucinare.
Lo so io, lo sanno tutti.
Non so cucinare perché non ho mai imparato.
Non so cucinare perché, vivendo da sola, ho sempre comprato cose pronte.
Non so cucinare perché, non vivendo da sola, ho sempre avuto chi cucinasse per me.
Non so cucinare perché mi piace troppo mangiare per rischiare di farlo di merda.
Non so cucinare perché mi stanca, anima e corpo.
E, ultimo ma non ultimo, non so cucinare perché non saper cucinare mi fa godere del privilegio di essere affascinata da chi è in grado di farlo: sedermi al tavolo con un bicchiere di vino e osservare chi sta preparando del cibo per me, per noi, è una delle note più alte del pentagramma erotico.
Questo, naturalmente, prima che il nichel, quel maledetto sessista, mi incatenasse ai fornelli: adesso (non sempre ma spesso, grazie a quella santa donna di Madre) sono obbligata a riempirmi le fauci con delle vettovaglie assemblate in modo precario da me medesima.
Dicesi “karma”, me ne sto.
È che il mio cervello non collabora: va forte coi sillogismi ma fa cilecca quando deve comandare alle mani di tagliare in quattro un finocchio.
È proprio lento, in ritardo.
Il che fa di me una ritardata.
Ed è ok, perché io, ritardata, ci sono nata*.
Però mi sono fatta un bel culo -vedi Kant e compagnia- per essere intellectual bomber e vedere come arranco in cucina mi fa sentire un po’, boh, così.
Tipo, ieri ho capito, dopo una settimana che imprecavo perché non ne scendeva abbastanza, come macinare il pepe.
Oddio, “macinare il pepe” è un’espressione un po’ forte che non corrisponde alla realtà. Meglio “come usare il pepe della Cannamela con il tappo macina”.
Praticamente lo giravo solo in un senso e lui, povero, si schiantava stancamente sulla mia insalata, pesce o checcessia, come per cercare di farmi capire quanto fossi stupida.
Come per dire “Non è così che mi farai venire, bellezza!”.
Poi, dopo una settimana, appunto, di pietanze diversamente pepate, mi è venuto il lampo di bradipo: “Ma, forse, se provo a... se magari...”.
E, infatti, Niagara di pepe.
Il mio cervello ha lavorato, inconsciamente, sette giorni per ‘sta cagata.
Per riuscire in una cosa così basilare come condirmi le cose.
Il che, per quanto ricco di metafora, è abbastanza preoccupante.
Ricordatelo, tu, quando ti faccio sentire cognitivamente inadeguato.
Ricordamelo, che ci ho messo una settimana a macinare un pepe confezionato.

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