martedì 12 novembre 2019

Sono solo le dieci e ho già usato due onomatopee






: la piercer mi disse: “Occhio che le palline in titanio si svitano più facilmente di quelle in acciaio!”.
Certo.
Completamente dimenticata.
Stamattina mi sto lavando con la mia proverbiale delicatezza quando dling!, la barretta si schianta davanti ai miei piedi mentre la pallina, chissà dove cazzo si è infilata.
Comincio un’affannata e spasmodica ricerca.
Il mio treno è fra diciassette minuti.
La vedo.
Però, piccolo problema: io non mi sono mai cambiata ‘sto coso da sola.
Beh, è arrivato il momento.
Prendo la barretta e mi crocifiggo.
Adoro.
Prendo nota di farmene altri dieci.
Abbandono il deliquio perverso in cui si abbandona spesso e volentieri la mia anima e mi fiondo in stazione.
Sono sul treno.
Il mio stomaco inizia a urlare, nonostante abbia fatto colazione.
Ho solo un mandarino.
Decido di mangiarlo e interrompere la sinfonia, impestando l’aria di un delizioso aroma agrumato.
Mi odierei, se fossi nei miei vicini.
E mi odio lo stesso, anche se sono io, perché detesto mangiare con le mani in treno.
Comunque, inizio a sbucciare il mio triste spuntino, probabilmente schizzando qua e là.
Apro la bocchetta della spazzatura per buttare la buccia.
Sdong!
Mi rimane in mano.
Ma nell’altra ho il mandarino sbucciato, su cui sarà in atto un’epica gang bang di batteri.
Me lo infilo in bocca.
Così, come se fossi un maialino sardo dal triste destino.
Raccolgo alla bene e meglio la spazzatura che ho fatto cadere, tra cui uno stecchino leccato da chissà quale essere umano, aiutandomi con un fazzoletto usato che ho in tasca.
Fatto.
Ne cerco uno pulito nella borsa per togliermi il mandarino dalla bocca.
Non ce l’ho.
Lo prendo con le mani con cui ho armeggiato nella spazzatura.
Del treno.
Il luogo notoriamente più diversamente asettico del mondo, ché se dico lercio si offende.
Mangio con la spensieratezza di un condannato a morte.
Ora, sicuramente, almeno l’epatite ce l’ho.
Nel mentre, il mio vicino di treno mi guarda come se fossi un animale in via d’estinzione.
Un maialino sardo, appunto, credo.
Buona giornata a me.
Buona giornata a voi.

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